La Uefa gela Milan e Inter: niente Europa League con il 7° posto
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La Uefa gela Milan e Inter: niente Europa League con il 7° posto

Galliani e Mancini ci speravano, ma le regole dicono il contrario. Ecco come si entrerà nelle prossime coppe europee

Galliani lo ha detto in più di un'occasione per motivare i suoi: "Arriviamo settimi perché potrebbe significare entrare nella prossima Europa League". Mancini lo ha ripetuto cercando di tenere aperta una porta per l'Inter. Nulla di tutto questo. "Little misunderstanding" li definisce l'Uefa che ha chiarito i criteri di accesso alle prossime manifestazioni europee (triennio 2015-2018) spiegando che in nessun caso ci sarà posto per la settima classificata di questa serie A. Chance zero con le regole attuali che sono figlie della riforma parziale che scatterà in questa estate e che aprirà la Champions League alla vincitrice dell'Europa League. Un'occasione d'oro per chi è ancora in corsa, ma che consentirà in un solo - limitatissimo - caso di allargare il contingente di una nazione nelle prossime competizioni.

L'Italia ha diritto a iscrivere 6 squadre: 3 in Champions (vincente del campionato e seconda classificarta direttamente ai gironi, terza che deve partecipare al playoffi di fine agosto) e 3 in Europa League. L'entry list di questa competizione prevede l'accesso diretto al girone per la quarta classificata del campionato e per la vincitrice della Coppa Italia di questa stagione, mentre la quinta in classifica dovrà superare un turno prelimiare più il playoff. Per intenderci il cammino fatto dall'Inter la scorsa estate. Questa è la situazione di partenza che prevede la possibilità di promuovere anche la sesta nel caso la vincitrice della Coppa Italia abbia già maturato il diritto a prendere parte alle competizioni europee grazie al piazzamento nella serie A chiudendo tra il primo e il quinto posto.

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In questo caso non entra più in gioco la finalista della coppa, come accadeva fino alla passata stagione, ma il posto lasciato libero viene ereditato da chi si è piazzato subito alle spalle degli aventi diritto. E l'Europa League? Se anche la vincesse una squadra che fa parte di questo elenco, non lascerebbe libero alcuno slot per la partecipazione alla prossima EL. Per intenderci, dovesse toccare a una squadra che chiude la stagione tra il quarto e il sesto posto, l'Italia avrebbe 4 iscritte alla Champions League e solo 2 all'Europa League. Se dovesse vincere una che ha già il pass per la massima competizione si resterebbe al 3+3.

L'unico modo per portare un club in più in Europa è che a vincere una delle due coppe in questa annata sia una squadra che in campionato non ha raggiunto una posizione utile per qualificarsi alle coppe: dalla settima in giù. In quel caso il contingente può salire a 4+3, ma senza coinvolgere la posizione numero 7 della serie A. Fine delle speranze, dunque, per chi contava di abbassare la quota qualificazione. Una presa di posizione che pare chiudere la porta anche ad eventuali deroghe o cambiamenti in corsa. Del resto con la riforma il nostro campionato (che è quarto nel ranking) ha guadagnato un accesso diretto in più ai gironi dell'Europa League e la logica imposta da Platini è quella di provare ad allargare la platea dei paesi partecipanti, rendendo allo stesso tempo più ricca e appetibile la seconda coppa europea.

Fin qui le norme. Se poi cambierà qualcosa, magari con una deroga salva-diritti tv come si vocifera, le cose potrebbe modificarsi a dare spazio alle speranze di chi oggi arranca a metà classifica. I grandi broadcaster che finanziano l'Europa League potrebbero non essere felici di perdere una squadra al via per regolamento; perché pagare per tre per poi averne solo due? Argomenti sensibili a Nyon dove, però, si è voluto mettere un punto fermo.

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Giovanni Capuano