Higuain illumina Napoli, ma questa Inter è da scudetto
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Higuain illumina Napoli, ma questa Inter è da scudetto

L'argentino (12 gol in 14 partite) batte Mancini, che non si arrende nemmeno in inferiorità: segnali di forza per il campionato

Quando ha rifiutato offerte da capogiro esponendo in vetrina il prezzo pieno della clausola rescissoria (94.760.000 euro), forse nemmeno De Laurentiis aveva in mente un Higuain così. Il Pipita è il vero top player della serie A e con un attaccante così, unico nel suo genere e ispirato come mai in carriera, il Napoli può davvero sognare di arrivare fino in fondo. Nulla le è vietato e da oggi il suo campionato assume connotati differenti: non più cacciatore, ma lepre.

Higuain ha battuto quasi da solo un'Inter che non esce male dall'incrocio scudetto del San Paolo. La doppietta con cui ha fulminato Handanovic contiene tutto quello che è Gonzalo: potente, veloce, tatticamente intelligente e capace di essere spietato quando si cala nella parte del killer. Benitez non era riuscito ad armare il suo piede e lo aveva immalinconito in una stagione buttata via. Sarri ha trovato subito la ricetta giusta e i numeri lo stanno ripagando.

Mano alle statistiche: 12 gol in 14 giornate, meglio di qualsiasi altro attaccante nella storia del Napoli così che scomodare qualche paragone con i 'miti' Maradona e Careca adesso appare meno blasfemo. Una leadership esercitata in campo e che sta trascinando i compagni anche nei mari più mossi. Sarri è la mente del Napoli che vola in testa alla classifica, Higuain ne è il braccio. Il resto è contorno di lusso, ma pur sempre contorno.

Napoli, numeri da scudetto

Dal San Paolo esce una squadra che non potrà più definire bestemmia l'idea di poter vincere lo scudetto. Per Sarri sarà d'ora in poi impossibile giocare a nascondino perché la continuità che la sua squadra ha dimostrato di avere è una dote essenziale per restare in testa e la presenza di due leader come Higuain e Reina, fenomenale anche contro l'Inter, è un valore aggiunto pesantissimo.

Qualche numero, così per dare l'idea: dal giorno della svolta tattica col passaggio al 4-3-3 non ha più perso e ha quasi sempre vinto (14 su 16 compresa l'Europa League) lasciando punti solo a Marassi contro il Genoa e a Carpi nell'ultimo sciagurato pomeriggio della stagione. Miglior difesa, attacco super (43 complessivi), un'identità talmente chiara da essere, forse, l'unico dubbio che può accompagnarla perché non si può giocare fino a maggio in 13-14 come sta facendo oggi Sarri.

Tra qui e l'estate, però, c'è di mezzo anche il mercato di gennaio ed è certo che De Laurentiis non si farà pregare troppo quando l'allenatore che ha riplasmato il suo Napoli con tre mosse andrà a chiedergli uno sforzo per completare l'opera e lanciarsi in un 2016 di volata senza fiato.

Inter, la notte delle conferme

Il paradosso, però, è che dalla notte del San Paolo esce rafforzata nell'autostima anche l'Inter di Mancini. Restare in partita fino alla fine contro un ciclone come Higuain, in inferiorità numerica per un tempo e reggendo l'urto della squadra oggi più forte del campionato non può passare senza essere sottolineato. I nerazzurri lo hanno fatto e l'ultima mezz'ora è stata addirittura arrembante fino al clamoroso doppio palo (Jovetic e Miranda) a tempo quasi scaduto.

Il Mancio ha tante frecce al suo arco, come dimostra la prestazione di Ljajic che un mese fa sembrava destinato a restare ai margini del progetto. Per una volta la difesa ha regalato qualcosa e gli episodi hanno indirizzato la partita - non immeritatamente - verso il Napoli. Alzi la mano, però, chi se la sente di dire che l'Inter esca ridimensionata dai 90 minuti nella bolgia del San Paolo. Sconfitta è stata, ma molto diversa dalla resa incondizionata alla Fiorentina.

La spina si chiama Icardi e la sua difficoltà a integrarsi negli schemi di questa stagione. Dovesse crescere anche lui, l'Inter avrebbe la certezza di trovarsi là in alto anche a maggio. Ma già così il ritorno da Napoli non deve essere troppo amaro per Mancini e per i suoi.

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Giovanni Capuano