Montella "il rottamatore" fa sognare Firenze
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Montella "il rottamatore" fa sognare Firenze

L’ex aeroplanino sta dimostrando con la Fiorentina di avere grandi numeri anche come tecnico

Altro che Matteo Renzi, il vero rottamatore con base a Firenze si chiama Vincenzo Montella da Castello di Cisterna, paesino nei pressi di Napoli. Da quando è arrivato lui alla guida della società gigliata è cambiato il vento. Proprio così. Se fino a pochi mesi fa, dalle parti degli Uffizi si faceva fatica a rimanere a terra per via della tempesta che ha rischiato di spazzare via in una volta sola dirigenza, tecnici e giocatori, ora chi veste viola è solleticato con piacere da una brezza cortese e accomodante che stimola il sorriso e mette di buon umore.

Montella ha preso per mano una squadra che faceva fatica a stare in piedi e le ha insegnato a volare. Cambiando le premesse di ciò che prima non funzionava a dovere e rivoluzionando prospettive e desideri. Ecco la sintesi del nuovo corso di Vincenzo da Castello di Cisterna. Montella il rottamatore. Montella l’ex bomber della Serie A che produceva top player e che ora è costretta a mettersi a dieta per evitare il collasso.

230 gol in 470 gare ufficiali. Tra Serie C, B, A e un passaggio, a onor del vero appena accennato, in Premier League, guarda un po’ proprio al Fulham, a preparare il terreno per lo sbarco in grande stile (si fa per dire) del bulgaro Berbatov, ex gloria del Manchester United che ha rischiato seriamente di vestire la maglia della Fiorentina per la stagione in corso. Montella è stato uno dei migliori attaccanti del calcio di casa nostra per almeno 10 anni.

Ha iniziato a fare il fenomeno a Empoli, stagione 1994-95. Toscani in C1 a ritrovare lo slancio dei tempi migliori, e lui, Montella, a celebrare come meglio non avrebbe potuto i 20 anni. 17 gol in 30 gare, è nato un fenomeno, si dirà. Che cresce e sorprende negli anni a venire. Prima al Genoa in Serie B, 21 gol. Poi, tempo 12 mesi, alla Sampdoria in Serie A, per la felicità dei tifosi del Grifone. Roba da non credere: 61 centri in 98 presenze, tra campionato e coppe. A 24 anni, Montella è già accreditato come uno dei migliori centravanti in circolazione. Gioca lui e quasi sempre arrivano i gol. E le vittorie.

Uomo mercato della sessione estiva 1999, Montella accetta di passare in giallorosso. Come Destro, ma con in più un carico di reti sul groppone che garantivano un futuro strepitoso. A Roma, Vincenzo da Castello di Cisterna costruisce e definisce la sua carriera. Rimarrà nella capitale per 8 stagioni, 9 se contiamo anche il ritorno targato 2008-09. In tutto, 103 gol in 251 partite, che hanno contribuito in modo determinante a (ri)portare Roma sul tetto d’Italia. Dici Aeroplanino a Trastevere e fai commuovere. Montella in giallorosso è un simbolo. Quasi uno slogan.

Tanto che tempo qualche mese e poi Franco Sensi decide di affidargli la squadra di ex compagni orfana di Claudio Ranieri, dimissionario dopo l’ennesima delusione. Ingaggio di tutto rispetto (500 mila euro per un debutto non sono una miseria, nemmeno in Serie A) e massima fiducia. “Può solo fare bene”, dirà il leader maximo dei giallorossi alla presentazione in quel di Trigoria. Montella è al settimo cielo. Deve ancora perfezionare i diritti per sedere su una panchina del massimo campionato, ma il problema si risolve senza grandi sussulti.

Che le cose girino a dovere lo dicono i numeri, che settimana dopo settimana premiano il lavoro del nuovo corso giallorosso. Alla fine del campionato, il bilancio è da applausi: 7 vittorie, 3 pareggi e 3 sconfitte. Sesto posto e semifinale di Coppa Italia, eppure non basta. Perché cambia la proprietà, lascia Sensi e arriva Di Benedetto, e cambiano gli scenari. Montella non viene confermato. Spazio a Luis Enrique da Barcellona per portare il tic e toc nella culla dell’impero romano.

Poco male, Vincenzo il rottamatore sbotta il tanto che basta per far capire che non ha compreso la scelta, poi ricomincia a battagliare. L’opportunità gli viene servita su un piatto d’argento dal Catania, che vuole puntare su di lui per smettere gli abiti dell’eterna vittima designata e fare le cose in grande. Per quando si può, si intende. Montella nella tana della colonia di argentini a professare un calcio spumeggiante e arrembante. Ci credono tutti e il progetto funziona. Il tecnico campano vince e convince. Piace il suo calcio offensivo e tutto grinta e determinazione. Catania è ai suoi piedi. E vorrebbe rinnovare il rapporto di collaborazione. Che però si esaurisce dopo appena una stagione. Complice una telefonata che arriva da Firenze e che certo non può passare inosservata.

La Fiorentina chiama, Montella risponde sì. Anche se il presidente della squadra etnea Pulvirenti non gradisce. I Della Valle vogliono ricostruire la squadra dopo la disfatta in campionato. Via tutti, serve un rottamatore, un uomo di polso che faccia piazza pulita di chi c’era e non ha convinto e che indichi la strada per tornare grandi. Detto, fatto. Firenze viene rivoltata come un calzino. Tra i titolari, rimane praticamente soltanto Jovetic, che viene convinto proprio da Montella a non accettare le lusinghe della Juventus. “Rimani con noi, ti divertirai”, la promessa di Vincenzo da Castello di Cisterna.

E la gara di ieri sera contro i bianconeri non ha fatto altro che confermare che la tesi della vigilia è stata ampiamente rispettata. Fiorentina bellissima come non si vedeva da tempo. Giocatori super e un disegno tattico che rende merito alle idee di tutto rispetto del suo tecnico. Montella über alles, fuoriclasse nel disegnare le geometrie per fare male e per difendersi al meglio. La Juve schiacciasassi di Antonio Conte viene addomesticata come un topolino. Merito di Montella il rottamatore. Un top manager, altro che storie.

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Dario Pelizzari