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Russia 2018, il Mondiale vinto dall'Africa (che però è tornata indietro agli anni '80)

Le squadre del Continente Nero fuori subito (non accadeva dal 1982) ma Belgio e Francia sono piene di africani. Il caso della nazionale del Congo

C'è una nazionale che rischia di vincere i Mondiali di Russia 2018 anche senza avervi verso parte. Che non c'è, eppure ha 8 giocatori con radici in quella terra che si giocano le semifinali e il sogno di arrivare a Mosca. Uno dei paradossi del calcio moderno in cui l'Africa esce perdente dalla rassegna iridata, ma i suoi atleti sono decisivi e trascinanti per molte altre squadre e nazioni.

E' la Repubblica Democratica del Congo, numero 38 del ranking Fifa ed estromessa nelle qualificazioni. In Russia non ci è nemmeno arrivata, ma nella semifinale di San Pietroburgo tra Francia e Belgio può allineare almeno 8 giocatori con legami che portano a Kinshasa e dintorni.

Kipkembe, N'Zonzi e Mandanda nella nazionale di Didier Deschamps che sogna di rinverdire i fasti del '98 e di un altro gruppo multirazziale su cui poi, a Mondiale finito (e vinto) si scoprirono tutti i retroscena di una convivenza difficile. Lukaku, Kompany, Boyata, Batshuayi e Tielemans a difendere i colori del Belgio. In comune, per tutti loro, le origini in Congo e storie di integrazione e carriera vissuta nella vecchia Europa.

Francia-Belgio, sfida simbolo per l'Africa

Quella tra Francia e Belgio non è una sfida qualsiasi, ma il simbolo di un percorso che ha svuotato l'Africa dei suoi migliori talenti spostandoli in Europa. Congo a parte, sono 22 i giocatori delle due rose con radici africane: 14 per la Francia e 8 per il Belgio. In mezzo ci sono alcuni degli uomini simbolo della cavalcata verso il titolo mondiale, da Mbappè a Pogba per arrivare ai belgi Fellaini, Kompany e Lukaku.

Maradona, con il solito stile diretto, l'ha definita la "mafia delle nazionali europee che porta via i calciatori africani per naturalizzarli". La Fifa negli anni scorsi si è data delle regole per evitare la tratta dei giovanissimi. Spesso siamo davanti a storie di immigrati di seconda e terza generazione e non di 'ratti' dei grandi club.

E' un fatto, però, che il Mondiale di Russia - comunque vada a finire - abbia sancito il potere dei soldi. Poco meno della metà dei giocatori delle rose delle semifinaliste (41 su 92) giocano in Premier League dove i contratti sono più ricchi grazie agli accordi commerciali con le tv. E' vero che la statistica è drogata dalla presenza dell'Inghilterra (23 su 23 in patria), ma scoprire che la squadra più presente è il ricchissimo Tottenham dà la misura della rivoluzione.

Africa, il ritorno agli anni '80

L'Africa sta a guardare e non poteva essere diversamente. Il contingente spedito a Russia 2018 ha messo insieme la miseria di 3 vittorie (e 10 sconfitte) su 15 partite giocate. Egitto, Marocco, Nigeria, Tunisia e Senegal sono uscite tutte al primo turno e solo il Senegal è andato veramente vicino alla qualificazione, punito dall'assurdo regolamento sul fair play e sul numero di cartellini gialli che ha premiato il Giappone.

Un brutale ritorno indietro nel tempo. Era dal 1982 che le africane non uscivano tutte nella prima fase. L'anno del Mundial italiano di Rossi, Conti e Zoff con in campo ancora Urss, Germania Ovest e Jugoslavia. Un'era geologica e politica fa, la preistoria in cui il Continente Nero era davvero lontanissimo dagli standard abituali del calcio internazionale e la sua partecipazione era quasi folklore.

Poi venne il Camerun di N'Kono (Italia '90, favola interrotta nei quarti dall'Inghilterra) e la promessa di una crescita tumultuosa che si è, però, arrestata dopo il Mondiale sudafricano del 2010, quello della grande speranza con il Ghana a un rigore dalle semifinali ed eliminato dall'Uruguay.

Il bilancio è negativo e Russia 2018 segna un punto di non ritorno. L'Africa resta a casa, gli africani si giocano il Mondiale. Belgio e Francia sono la punta dell'iceberg ma in generale è il calcio europeo (dove si concentrano ricchezze e talenti) che sta polarizzando il football mondiale.

Un ultimo dato lo certifica. Il Vecchio Continente ha portato a casa le ultime quattro coppe del Mondo, dall'Italia nel 2006 fino alla finale dello stadio Luzhniki) con 7 finaliste su 8 e ben 13 semifinaliste su 16. Solo Uruguay (2010), Brasile e Argentina (2014) hanno rotto la supremazia. Il calcio è a casa nei nostri stadi, quelli della Champions League. Serve qualche correttivo per restituire la competizione di un tempo.

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Giovanni Capuano