Moggi: "La Juve non considera me e Giraudo"
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Moggi: "La Juve non considera me e Giraudo"

L'ex direttore generale della società bianconera spiega a Radio Manà Manà le ragioni del mancato invito alla mostra sui 90 anni degli Agnelli alla guida della Signora

Luciano Moggi e la Juventus, una storia finita da tempo ma con ancora un carico di mugugni e di sospetti da far invidia ai grandi romanzi di Dan Brown. L'ultima stoccata è dell'ex direttore generale del club bianconero, che stamani, ai microfoni di Radio Manà Manà Sport, ha detto la sua sulle ultime scelte della Signora. "Io e Giraudo non siamo andati all'inaugurazione della mostra sugli Agnelli e la Juve - ha spiegato l'ex mammasantissima del calcio italiano - perché nessuno ci ha invitati". 

E ancora, tanto per non lasciare nulla al caso: "Non siamo stati invitati alla mostra, così come non siamo stati invitati all'inaugurazione del nuovo stadio, che era stato progettato da me e Giraudo. Gli scudetti vinti sotto la nostra guida vengono rivendicati dalla società, ma chi li ha conseguiti non viene considerato". Moggi gioca a freccette con la società di cui è stato uno dei massimi dirigenti per più di dieci anni, diventando uno dei più titolati e autorevoli referenti del calcio tricolore. Poi, la tempesta di Calciopoli ne ha ridimensionato valori e prospettive. Come pure i meriti sportivi. 

L'occasione di rivalsa nel confronto del club che ha contribuito in modo sostanziale a trasformarlo in personaggio nazional-popolare prende forma dalla mostra "Il lunedì si parlava di calcio. Agnelli-Juventus: 90 anni di passione bianconera", inaugurata ieri dallo stato maggiore della Juve al completo. C'era Beppe Marotta, c'era Antonio Conte, c'erano alcuni giocatori bianconeri di ieri e di oggi e c'era pure Alessandro Del Piero, che pure a detta di moltissimi non sembra avere ottimi rapporti con Andrea Agnelli, l'ultimo regnante della dinastia che ha reso grande la squadra torinese. Insomma, c'erano tutti. Ma non loro, Luciano Moggi e Antonio Giraudo. 

Le ragioni di un'assenza che alcuni già considerano pesantissima le spiega lo stesso Moggi, che accusa la società di aver voluto nascondere o mettere da parte gli uomini (lui e Giraudo) che hanno firmato due lustri di glorie e trionfi bianconeri. Tuttavia, nella mostra temporanea che è stata allestita negli spazi riservati allo Juventus Museum, nella pancia dell'impianto inaugurato due anni fa proprio da Andrea Agnelli, della Triade, meglio di due dei suoi componenti, si parla almeno in due occasioni. Tra i circa venticinque pannelli che raccontano la lunghissima militanza juventina della famiglia Agnelli, si fa infatti riferimento sia a Roberto Bettega, sia ad Antonio Giraudo.

Bettega viene tirato in ballo quando si parla dei grandi condottieri bianconeri che hanno fatto la storia della società anche dietro a una scrivania. Bettega come Giampiero Boniperti, "capitano di mille battaglie". Come dire, applausi, onore e gloria. Giraudo viene citato invece nel passaggio in cui si ricorda la quotazione in Borsa del club della Signora, alla fine del 2011. "Sono questi gli anni della svolta epocale - si legge su uno dei pannelli - in cui il club, per volontà del suo amministratore delegato Antonio Giraudo, viene trasformato in una vera azienda". Insomma, anche qui, un riconoscimento importante per un traguardo storico. 

Chi manca all'appello? Soltanto lui, Luciano Moggi, che in effetti, a meno di sviste maiuscole da parte di chi scrive, non è stato ricordato in alcun modo né negli spazi del museo permanente, né nella mostra temporanea sui novant'anni degli Agnelli in bianconero. Difficile comprendere però la reazione  dell'ex direttorissimo della Juve che fu, che si sorprende per un trattamento che considera ai limiti dell'offesa. Eppure, la nuova dirigenza aveva già lasciato intendere che voleva prendere nettamente le distanze da lui e da tutto ciò che ha rappresentato, scudetti esclusi. E la festa per l'inaugurazione dello Juventus Stadium lo dimostra. Moggi non fu invitato. Come ieri nessuno ha richiesto la sua presenza per la presentazione della mostra al museo bianconero. Il rapporto si è chiuso e già da un po'. La Juve ne è convinta. Lui, Moggi, forse no. 

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Dario Pelizzari