Milan, crisi e dubbi: Mihajlovic è l'uomo giusto?
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Milan, crisi e dubbi: Mihajlovic è l'uomo giusto?

Inizio choc dei rossoneri: 4 sconfitte nelle prime 7. Sotto accusa il mercato e le scelte del serbo che adesso rischia

Mihajlovic che lascia il prato di San Siro salutando uno a uno i giocatori del Napoli e rimandando il confronto con i suoi. L’immagine simbolo di una partita che per il serbo significa apertura ufficiale della crisi e per il mondo Milan lo choc della consapevolezza di una stagione che sarà molto distante da quella immaginata in estate, quando Berlusconi ha riversato sul mercato 90 milioni di euro provando a dotare la squadra di quei rinforzi necessari per il salto di qualità.

Non è cambiato nulla rispetto all’agonia di un anno fa. Anzi, fermandosi alla fredda analisi dei numeri il confronto è impietoso anche con il primo Milan di Inzaghi che, rispetto a quello di Miha, aveva più punti in classifica (14 contro 9), segnava il doppio (16 contro 8) e subiva di meno (10 contro 13). Radiografia di una crisi in cui tanti hanno responsabilità, a partire da chi ha chiuso un mercato incompleto a centrocampo, senza però che si possa sfuggire dal processo all’uomo che doveva cambiare volto al Diavolo e sta fallendo nella sua missione.

Berlusconi deluso, si cambia subito?

Dopo la disfatta contro il Napoli, secondo peggior risultato interno della storia rossonera dopo l’1-6 contro la Juventus e insieme allo 0-4 nel derby agostano di Leonardo e Mourinho, Galliani ha avuto un lungo confronto telefonico con Berlusconi e, poi, un faccia a faccia con il tecnico. E’ impensabile un esonero subito: significherebbe bruciare il terzo allenatore negli ultimi 21 mesi dopo l’addio ad Allegri.

Il credito di Mihajlovic, però, si sta esaurendo rapidamente quasi quanto la batteria di uno smartphone di vecchia generazione e la pazienza della proprietà è oltre i limiti di guardia. Fin qui Berlusconi, impegnato in cose più importanti tra passaggio di quote a Bee e questioni politiche, ha rispettato la consegna del silenzio, ma non è detto che vada avanti a lungo e una sua esternazione potrebbe avere un effetto deflagrante sull’ambiente.

Sul mercato tanti allenatori da top club

Difficile un esonero, ma questo non significa che il Milan non si possa guardare intorno alla ricerca di un piano B se le cose dovessero precipitare ulteriormente. Anche perché il panorama non è povero come spesso in passato: a spasso ci sono allenatori dal curriculum vincente e di grande fascino come Capello, Lippi, Spalletti, Montella o Donadoni, solo per citare i più importanti in ordine assolutamente casuale.

Non va dimenticato che Mihajlovic era stato contattato in aprile da Galliani, ma aveva dovuto attendere pazientemente i tentativi con Ancelotti e Conte prima di vedersi aprire le porte di Arcore. Non una terza scelta, sia chiaro, ma nemmeno il profilo preferito da tutti per sostituire Inzaghi e il suo Milan fallimentare.

Perché il Milan manca di cattiveria?

L’atto d’accusa più duro e urticante per il serbo, noto come sergente di ferro, lo hanno certificato gli esasperati tifosi rossoneri nella notte di San Siro: la squadra non ha nerbo ed è incapace di reazione. Sbaglia gli approcci alle partite, pare senza anima e non trova la scossa nemmeno nelle urla del serbo che a bordo campo si sbraccia e sgola cercando di svegliare i suoi.

Analisi preoccupante, considerato che di Sinisa si conoscevano i limiti nella costruzione di un gioco fluido, ma si apprezzavano soprattutto i pregi; alzi la mano chi non pensava di aver trovato finalmente l’uomo giusto per raddrizzare uno spogliatoio troppo soft. Le promesse, però, sono rimaste tali e non bastano le parole e le accuse velate lanciate nelle settimane estive a chi c’era prima e non faceva allenare abbastanza i giocatori…

Una difesa indifendibile: errori singoli e di squadra

L’altro elemento incontrovertibile è la debolezza difensiva ormai congenita. Il Milan ha incassato 13 gol nelle prime 7 giornate alla media demoralizzante di 1,85 ogni 90 minuti. Reti di tutti i tipi, causate da frequenti errori individuali (come l’assist di Zapata ad Hamisk) e di squadra. Eppure in estate la montagna di soldi investita su Romagnoli doveva cambiare il trend assicurando maggiore solidità.

Il giovane ex sampdoriano, invece, sta faticando insieme al resto del reparto dove si è abbondato di gioventù: Ely non pare pronto, Zapata sta sbagliando troppo, Mexes non piace a Mihajlovic e anche Diego Lopez non è perfetto come ci si dovrebbe aspettare da un portiere che incassa ogni mese un assegno da 250mila euro netti.

Bertolacci e il gioco che non funziona

Poi c’è la manovra che non scorre fluida, non garantisce rifornimenti adeguati alle punte e sta bruciando l’altro grande investimento del mercato, ovvero Bertolacci. L’ex genoano è in crisi ormai certificata, non riesce a dare gli strappi di creatività per i quali era conosciuto, non è visto come possibile trequartista e da interno non funziona andando in difficoltà nella fase difensiva.

In generale manca un regista vero e Montolivo gioca con i suoi ritmi che rischiano di non essere adeguati a quelli voluti da Sinisa che nella Sampdoria non aveva un vero creatore di gioco in mezzo al campo ma si affidava alle ripartenze da dietro di Romagnoli e sfruttava gli spazi. Un’idea di calcio che al Milan fatica ad attecchire e che si sta perdendo in errori e incomprensioni. Mihajlovic è passato in tre mesi da salvatore della patria a uomo alla sbarra. Era la persona giusta per il Diavolo?

Milan, le tappe della crisi di inizio stagione

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Giovanni Capuano