La crisi Milan e Allegri come Conte: ma il Campionato non è ancora finito
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La crisi Milan e Allegri come Conte: ma il Campionato non è ancora finito

Girone d'andata chiuso con la Juve in fuga: i numeri salvano Garcia. Benitez scopre Google ma sbaglia e Mancini che rincorre Mazzarri

Un anno fa di questi tempi la Juventus festeggiava il titolo d'inverno con un margine di sicuezza sulla Roma. Il Napoli era terzo in serenità con alle spalle Fiorentina, Inter e Verona. In coda Bologna, Livorno e Catania chiudevano i giochi. A maggio solo il Verona avrebbe perso la sua posizione, scivolando a metà classifica (e lasciando strada al Parma e poi, via tribunale sportivo, al Torino), mentre tutti gli altri verdetti di metà stagione sarebbero stati confermati. Premessa doverosa ora che il campionato ha mandato in archivio il suo girone d'andata con un campione in fuga (Juventus), l'inseguitore in affanno (Roma) e con l'unica differenza che alle spalle c'è una lotta durissima e a rilento per la zona Champions: 8 squadre in 7 punti. Juve e Roma a parte si va piano, pianissimo. E' la garanzia che fino a maggio ci sarà qualcosa per cui divertirsi, anche se la fuga della Juve di Allegri sembra meno decisiva di quella di Conte. Impressioni. Per il momento.

Allegri ha cancellato il paragone con Conte

Il poker rifilato al Verona ha consentito ai bianconeri di chiudere un girone d'andata da record, se non fosse che la strepitosa cavalcata di un anno fa rende impossibile utililizzare questo marchio. 46 punti, miglior attacco (42) e, soprattutto, miglior difesa (9). Non era scontato, considerata la fama di Allegri, tecnico noto per la sua capacità di far giocare bene le squadre e meno per quella di organizzatore della fase di recupero pallone. Se poi si pensa che ha dovuto fare a meno di Barzagli e a metà dell'opera ha cambiato anche spartito, il giudizio non può che essere altissimo. La storia dice che due volte su tre (67%) chi gira in testa festeggia lo scudetto; i presupposti ci sono e la condizione fisica sta tornando straripante. Quasi non si capisce cosa servano i due rinforzi che Max chiede con insistenza, ma Marotta farebbero bene a seguirlo fino in fondo perché questa Juventus ha il dovere tecnico e morale di tentare anche la strada della Champions prima che il mercato rischi di portargli via Pogba (voto 9).

Garcia non più infallibile (ma i numeri lo salvano)

A Roma è il momento della depressione forte. Squadra in difficoltà, Juve che scappa via e anche Garcia che pare aver perso il tocco infallibile della passata stagione. Anche a Palermo qualche domanda sulla formazione iniziale si potrebbe fare, ad esempio su Pjanic basso in 4-2-3-1 poi corretto in corsa: accade ormai troppo spesso. Lasciar partire Destro (17 gol al ritmo di uno ogni 105' da quando è rientrato dall'infortunio) sarebbe un errore, Iturbe è un problema certificato e l'inserimento di baby Verde un'implicita conferma che il tecnico gradirebbe qualcosa dal mercato di gennaio. Attenzione, però, perché è vero che un anno fa la Roma girò la boa d'inverno a quota 44 punti (+3 rispetto ad oggi), ma con un campionato costruito tutto nelle prime 10 giornate, quelle dei 30 punti cui seguì un segmento da 14 in 9 partite. Quest'anno la distribuzione del rendimento è più equilibrata: 22+19. E in mezzo c'è stato un girone durissimo di Champions League...

Fischi a San Siro e Inzaghi senza bussola

Il rumore più forte della domenica è stato, ovviamente, quello dei fischi di un San Siro semi deserto. C'erano 27.836 spettatori per Milan-Atalanta (peggior dato stagionale) e nessuno si è risparmiato dopo aver visto i rossoneri naufragare senza alcun alibi. Inzaghi ha provato a citare i grandi classici delle big in crisi: "Maniche da rimboccarsi", "serenità da ritrovare" e "lavoro come via d'uscita". La realtà dice che dopo Natale il Milan si è liquefatto: 1 punto in 3 partite e la sensazione che il gioco mostrato con Napoli e Roma sia stata solo un'illusione. Sacchi o chi per esso non potrà certo risolvere, anzi. Il rischio è complicare ulteriormente un quadro già pasticciato di suo. Di sicuro la luna di miele tra Pippo, i tifosi e il mondo Milan è finita, così come la pazienza dei coraggiosi di San Siro. A corollario c'è lo scarto tra i 26 punti in un girone di Inzaghi contro i 35 del cacciato Seedorf. Che oggi continua a essere stipendiato da Berlusconi descritto come furioso ad Arcore insieme a Barbara. Le prossime ore diranno se Pippo non si è giocato tutto e se la pace tra le due anime della società è vera, in grado di reggere a questa bufera, o solo di facciata. In quel caso potrebbero esserci nuove scosse.

Mancini peggio di Mazzarri

A proposito di numeri, che non dicono tutto ma qualche traccia la indicano, l'orribile pari dell'Inter a Empoli ha rispedito Mancini sotto la media Mazzarri. Le difficoltà nerazzurre sono, ovviamente, più complicate da spiegare di una semplice statistica, però bisogna prendere atto che l'odiato Walter lasciò Appiano con 1,45 punti a gara, nono in classifica e staccato di 5 lunghezze dalla zona Champions. Oggi l'Inter dell'amato Roby è sempre nona, nelle 8 partite manciniane ha viaggiato alla media di 1,25 e, soprattutto, il terzo posto si trova 7 piani più in alto. Vero che Mancini ha incrociato Juventus, Roma, Milan e Lazio ma il progetto rimonta è in ritardo. Lunga la strada del pieno inserimento di Shaqiri e Podolski e se a tener fuori Kovacic fosse stato Mazzarri apriti cielo...

Nervi tesi in panchina: state calmi (se potete)

Il volto tirato di Mancini e Garcia a partita finita. Lo sbrocco di Montella contro i giornalisti fiorentini, le precisazioni piccate di Inzaghi sulla sua autonomia operativa e la sparata un po' sgangherata di Benitez contro la Juventus sulla questione arbitrale. Se c'era bisogno di una conferma, eccola: gennaio (insieme a febbraio) è il mese decisivo nella lotta per lo scudetto e per la zona Champions League. Nel senso che ai piani alti le settimane invernali non servono per vincere ma, di sicuro, possono far perdere una volata lunghissima per le posizione che contano. I punti pesano come pietre e le parole pure. Non bisogna stupirsi che ad andare sopra le righe siano soprattutto i tecnici in difficoltà. Se non fosse che siamo già al livello di guardia, bisogna attendersi anche un'impennata qualitativa nelle polemiche sugli arbitri e dintorni. Ma lì siamo già avanti col lavoro dall'autunno inoltrato...

Lo stile british di Benitez (e i rigori del San Paolo)

Siccome non amiamo chi ci fa la morale, dicendo che solo noi italiani ci attacchiamo agli arbitri per spiegare le nostre difficoltà, riserviamo a Rafa Benitez lo stesso pensiero rivolto a Garcia dopo Udine. Premesso che il fuorigioco di Caceres è ancora materia di studio e che in ogni altra decisione Tagliavento e i suoi collaboratori hanno fatto bene, l'attacco del tecnico spagnolo alla Juve invitando a 'googolare' per cercare i precedenti degli attuali bianconeri fa sorridere. Benitez ha scoperto l'acqua calda e cioé che quando si è in provincia si pensa, parla (e si viene ammoniti) in maniera diversa di quando si gioca in una big, Napoli compreso. In più il Marotta versione-Samp ce l'aveva con la potente Inter di Mourinho e non con la solita Juve. Poi da Google sono emerse anche le furenti polemiche del Rafa Premier League e la cosa ha perso un po' di credibilità. Per inciso, c'è anche chi si chiede come mai il Napoli sia l'unica in serie A ancora senza rigori contro, non ne subisca uno dal 30 ottobre 2010 e in casa, addirittura, da oltre 600 giorni (5 maggio 2013) e prima sia rimasto vergine per 3 anni e 3 mesi. Ma, come direbbe Benitez, anche in questo caso ci può stare.

Borsino Champions League: servono 66 punti

Alla Borsa del terzo posto il fixing segna un debole rialzo. La vittoria del Napoli all'Olimpico contro la Lazio porta la proiezione di fine stagione a quota 66 punti. Siamo sempre abbondantemente sotto la media degli ultimi undici anni (71,8) e, se finisse così, si tratterebbe della seconda peggior prestazione dopo i 64 punti dell'Udinese 2011-2012. Lo scorso campionato il terzo posto al giro di boa era del Napoli con 42 punti; oggi sono 9 in meno e basta questa considerazione per tenere potenzialmente dentro un po' tutti nella lunga corsa che ci accompagnerà sino a maggio. Attenzione, però, perché chiunque voglia arrivarci deve mettere in conto un girone di ritorno su ritmi diversi. Quanto? Prendendo le ultime del trenino (Inter, Milan e Palermo) significano 40 punti (media 2,10) per arrivare a 66 o addirittura 44 per salire a 70. Significa una media di 2,31, cioé più della Roma fin qui. Auguri...

Samp, Sassuolo ed Empoli: quelli che non mollano

Può essere che alla fine i rapporti di forza tornino a pesare e le cose vadano al loro posto naturale. Però la Samp che gira come mai nella sua storia (33 punti) e con un presidente pronto a rilanciare sul mercato, l'Empoli che ha messo in croce l'Inter di Mancini, peccando solo nella fase conclusiva, e il Sassuolo italiano di Di Francesco che ha dato spettacolo a Marassi danno l'impressione di non aver ancora finito di divertirsi. Forse non sarà una consolazione per Antonio Conte, che in provincia sta provando a pescare forze per la sua nazionale ma vorrebbe una mano dalle big. Di sicuro è una lezione per tutti. Samp e Sassuolo sono le due squadre che si stanno migliorando di più rispetto a un anno fa (+12 e +8), mentre di Sarri si scoprono virtù diverse ad ogni domenica. Veniva dipinto come un ex bancario fissato con gli schemi su palla inattiva; roba da chiedergli scusa e prendere appunti vedendo giocare il suo Empoli che, insieme al Sassuolo, è la squadra più italiana del campionato.

Parma-Cesena, anticipo di serie B

Domenica 25 gennaio ore 15 scatta, infine, il nuovo torneo di serie B. Primo anticipo, di lusso, Parma-Cesena che si sfideranno al Tardini senza nemmeno troppo illudersi di poter evitare un destino già scritto. I 9 punti in classifica in un girone e i 9 di distacco dal Chievo che occupa la quartultima posizione suonano più di una sentenza. Cifre tragiche che denotano una debolezza senza fine ovunque, a partire dalla fase difensiva: il Parma ha incassato 41 gol in 19 gare e il Cesena 39, riuscendo nell'impresa di farne fare 3 in 90 minuti al Toro che fin qui ne aveva segnati 13 (tredici!) in 18 partite. Un anno fa alla fine del girone d'andata la coda della classifica recitava Bologna 16, Livorno e Catania 13. Oggi giocano tutte nella serie cadetta dove, da settembre, ci saranno Cesena e Parma. La partita di domenica prossima al Tardini sarà solo un gustoso antipasto.

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Giovanni Capuano