Il 4-0 del Camp Nou e lo spread tra noi e loro
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Il 4-0 del Camp Nou e lo spread tra noi e loro

Stesso risultato della finale dell'Europeo. Big inarrivabili malgrado un buon ranking Uefa

In fondo in otto mesi il nostro spread è rimasto invariato. Stesso copione e stesso risultato finale: il 1° luglio 2012 a Kiev, Spagna-Italia 4-0 nell'atto finale dell'Europeo e il 12 marzo 2013 al Camp Nou, Barcellona-Milan 4-0 e rossoneri eliminati. Tra noi e loro la distanza rimane invariata e siderale. C'è da sperare che la Juventus sia capace di dimostrarsi grande subito confermando i segnali lanciati in inverno contro il Chelsea. Però il dato che lascia la notte di Barcellona con la Remontada riuscita dei blaugrana è incontestabile.

Nelle ultime quattro stagioni quando c'è stata in gioco un'eliminazione diretta contro le big spagnole (Barcellona e Real Madrid), inglesi (Chelsea, Arsenal, Manchester United) o il Bayern Monaco le italiane sono quasi sempre andate fuori: 5 volte su 8 tentativi grazie al bonus dell'Inter di Mourinho che nel 2010 fece fuori prima Chelsea e poi Barcellona volando a Madrid. A questo livello facciamo fatica a stare.

Se Barcellona e Real Madrid sono il meglio che propone il calcio europeo nell'ultimo lustro, nelle ultime 8 volte che un nostro club si è trovato faccia a faccia con loro è arrivata una sola vittoria (Milan-Barcellona 2-0 dell'andata di questa stagione), 3 pareggi e ben 4 sconfitte. E la lista delle delusioni in generale si allunga. Il Milan impaurito del Camp Nou è parente stretto di quello distrutto dal Manchester United nel febbraio 2010 (2-3 a San Siro e 4-0 all'Old Trafford) e assomiglia anche al Napoli crollato sul più bello a Londra contro il Chelsea un anno fa: 3-1 al San Paolo, 4-1 a Stamford Bridge.

Solo per chi si era illuso dopo l'andata di Milano può essere una sorpresa. La vittoria del Milan, meritata e indiscutibile, è stata anche frutto degli episodi. In parte era accaduto anche all'Inter di Mourinho che pure aveva una struttura ben più solida e, infatti, arrivò fino a Madrid chiudendo una stagione perfetta e irripetibile. La verità, però, è che i marziani sono ancora troppo distanti da noi.

Per quanto possa contare, il Milan lo aveva già capito questa estate in America buscando un 5-0 dolorosissimo dal Real Madrid con seguito di polemiche tra Galliani e Allegri circa la necessità di giocarsi un'amichevole alla morte pur di non esporsi a figuracce. Un anno e mezzo fa era toccato al Napoli andare a Barcellona in agosto a farsi prendere a schiaffi da Messi e compagni. La distanza è quella e nelle ultime due occasioni in cui in palio c'è stato un piatto ricco gli spagnoli ce l'hanno ricordato.

Al Camp Nou al Milan è mancato tutto per resistere: esperienza, coraggio, spietatezza e consapevolezza di avere alla portata un'impresa non impossibile. Non è un caso se in 21 anni di Champions League mai nessuno era stato capace di rimontare al ritorno dopo aver perso l'andata con più di un gol di scarto senza aver segnato. Il 2-0 era un punto di partenza solido. Ma il Milan presentato da Allegri, l'unico possibile, era distante anni luce dal Barcellona.

Qualche numero? Al fischio d'inizio dell'ungherese Kassai gli undici rossoneri assommavano 437 presenze in Champions contro le 829 dei blaugrana. Alla fine, cambi compresi, il divario è pure aumentato: 1041 contro 554, il doppio. Ambrosini (109) e Mexes (79) gli unici veterani di questo genere di battaglie mentre dall'altra parte alle 148 di Xavi alle 78 di Messi era compresa più di mezza squadra.

Il dato confortante è che, rispetto al recente passato, almeno le nostre squadra stanno riducendo il gap con il secondo livello del calcio europeo. Lo testimonia il ranking Uefa di questa stagione: siamo dietro a spagnoli e tedeschi ma davanti all'Inghilterra (13.416 contro 13.285) e a tutte le altre. E' il punto di partenza, ma pensare di essere già come loro significa illudersi. Dal 1° luglio a oggi lo spread tra noi e la Spagna non è cambiato.

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Giovanni Capuano