Ancelotti, Dybala, Cavani e Tourè: la serie A è già nel futuro
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Ancelotti, Dybala, Cavani e Tourè: la serie A è già nel futuro

Nel campionato in cui nessuno sembra voler andare in Europa League, tutti impegnati a progettare la prossima stagione. Con la Juve sempre avanti...

Ancora 90 minuti è sarà finita e non è detto che sia un male, perché la coda di questo campionato è di quanto meno divertente si possa immaginare. C'è uno scudetto assegnato da tempo immemore, la corsa per non retrocedere finita da settimane e quella per andare in Europa che assomiglia a un gigantesco malinteso: tutti lo vogliono (a parole) e nessuno ci prova davvero. Domenica prossima ultimo atto con ancora un paio di verdetti da esprimere, ma nel frattempo tutti si stanno attrezzando in vista del futuro: Ancelotti, Dybala, Cavani, Benitez, Montella, Inzaghi, Icardi, Yaya Tourè: farsi un giro sui giornali anche nel week end regala la misura della necessità di una dose di calcio alternativo. Quello che vediamo sul campo è ampiamente sotto la soglia di sufficienza e meno male che c'è la prospettiva del 6 giugno a Berlino a tenere tutti desti. La serie A è già formalmente sotto l'ombrellone.

Il dato più interessante della 37° giornata è la non-corsa all'Europa League. Una volata all'incontrario degna di Hitchcock. L'Inter è rimasta miracolosamente in gara? Perde. La samp ha il match point? Pareggia a Empoli. Il Toro può rientrare a sorpresa? Niente da fare: travolto dal Milan. Recuperare un filo logico appare impossibile se non fissando un paio di punti: la Fiorentina che con la quarta vittoria consecutiva ha strappato il pass europeo e il Genoa che è quella che sta meglio di tutte ma non andrà causa mancanza di licenza Uefa (a giorni la sentenza definitiva del Coni). In mezzo c'è il resto. I gol regalati dell'Inter (doppia sconfitta consecutiva e 4 punti nelle ultime 4), la Samp ormai esausta (3 punti nelle ultime 6 e una sola vittoria nelle ultime 9) e il Torino che dopo il derby vinto con la Juve si è piantato (4 punti nelle ultime 5).


L'Inter è quasi un caso da psicanalisi per la capacità di buttarsi via. Mancini ha mostrato il volto deluso dopo aver visto i suoi dilapidare un doppio vantaggio a Marassi, ma qualche colpa ce l'ha se è vero che la stessa difesa, con gli stessi uomini, prendeva meno reti se guidata da Mazzarri che con lui. Il dato è significativo: con il Mancio in 35 partite complessive 49 reti segnate (1,40) e 42 subite (1,20) e con l'uomo di San Vincenzo odiato dagli interisti 20 realizzate in 11 gare (1,42) e 14 incassate (1,00). Urge una squadra più equilibrata e sarà per l'anno prossimo, quando a Milano potrà esserci quel leader in campo che è stato individuato in Yaya Tourè ieri ai saluti a Manchester, anche se non sarà semplice prenderlo a condizioni di favore ed essendo un 32enne resta sempre il rischio di imbarcare un giocatore ormai sul viale del tramonto.

Anche Galliani in partenza per Madrid si assume un rischio. I ritorni non hanno mai funzionato a Milanello e ne è consapevole per primo Ancelotti, la cui presa di distanza dalle parole di Berlusconi è parsa sin esagerata considerato che siamo all'alba di una trattativa. In ogni caso il Milan ha bisogno di un segnale forte per i propri tifosi sempre più lontani da San Siro (anche ieri sera 33.818 ufficiali e molti meno presenti) e Carletto potrebbe rappresentare quello che è Mancini sull'altra sponda del Naviglio: il carisma in grado di mettere d'accordo tutto e ricompattare l'ambiente. Poi servirà il resto, dalla chiarezza societaria a un piano di investimenti che consenta alla squadra di alzare il tasso tecnico. In ogni caso Pippo ha salutato quello che è stato il suo stadio con una bella vittoria (3-0 sul Torino) e garantendo di essere pronto a restare per dimostrare di essere cresciuto. Troppo tardi.

Addio che è dietro l'angolo anche per Benitez con il paradosso che sembra essere il Napoli a cercare di trattenere un tecnico che ha fallito in pieno il suo mandato e non lui stesso a chiedere un'altra chance. La partita di Torino dei partenopei è stata difficile da spiegare: il Napoli ha mostrato meno interesse di una Juve che aveva solo da festeggiare e nella testa portava l'idea di Berlino. Squadra sull'orlo di una crisi di nervi (e anche oltre come dimostra la folle testata di Britos a Morata) e che in due stagioni ha incassato 125 gol in 111 gare disputate. Troppe per pensare in grande. Può darsi che Roma e Lazio si mettano d'accordo per far fuori l'avversaria con un pareggio regalando alla Capitale una doppia virtuale qualificazione alla Champions. In realtà la posta in palio nel derby del lunedì è altissima, perché chi arriva terzo finisce con un preliminare da incubo: Manchester United, Valencia, Bayer Leverkusen e, forse, Ajax nell'urna. Meglio scannarsi in casa che rischiare la delusione ad agosto. Che sia una bella partita allora e, soprattutto, ci sia da raccontare solo quella.

Le immagini della festa dello Juventus Stadium

Getty Images Sport

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Giovanni Capuano