Milan, ritiro punitivo e lo spettro della retrocessione
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Milan, ritiro punitivo e lo spettro della retrocessione

Tutti rinchiusi a Milanello. Un'idea che sa tanto di ultima spiaggia per Allegri, e non solo

L'incubo Milan è ripetere la discesa nell'inferno già vissuta nel 1982, stagione iniziata male (6 punti dopo 8 giornate) e finita in serie B malgrado un cambio di allenatore, da Radice a Galbiati, e qualche disperato tentativo di rimettere in linea di galleggiamento la scialuppa. Il paragone più serio è con la stagione Tabarez-Sacchi, partita così così e terminata con il peggior risultato dell'era Berlusconi: 11° posto e fuori dalla Champions League già a dicembre.

Il Milan entra nella settimana più difficile della sua storia recente senza certezze se non che l'allarme ormai suona forte a Milanello. Retrocessione è la parola chiave diventata d'attualità tanto che i bookmaker ormai la quotano più probabile (a 20) rispetto alla conquista dello scudetto (50). Allegri? All'ultima spiaggia, ma lo era già a Udine, poi persa, e nel derby, finito anch'esso male. La squadra? Disorientata e spaventata, senza punti fissi e con qualche pericolosa crepa.

RITIRO PUNITIVO - La scelta di blindare tutti in un ritiro fino alla gara contro il Genoa è un'amissione di difficoltà e debolezza. Non era mai capitato nell'epoca recente anche quando le cose non andavano benissimo. Galliani ha preso questa decisione, sulla quale nessuno ha avuto il coraggio di discutere, serve anche per dare all'esterno la sensazione di un gruppo consapevole della gravità della situazione e della posta in palio. Vedere Boateng in pantagonna o Niang e De Jong sulle pagine dei giornali europei per notti brave vere o presunte non ha certo fatto piacere ai tifosi e non solo. Quindi tutti a Milanello senza distrazioni e sotto controllo. Scelta da provinciale, ma che rappresenta un bagno d'umiltà necessario.

BERLUSCONI PREOCCUPATO - Dopo il k.o. contro la Lazio Galliani e Berlusconi hanno avuto due contatti telefonici per fare il punto della situazione. Gli occhi sono puntati sull'oggi anche se nel mirino c'è già il futuro. Dalla Spagna fanno sapere che Guardiola sarebbe interessato all'offerta milanista ma vorrebbe capire direttamente da Berlusconi quali sono i programmi. Allegri è destinato all'addio: c'è la volontà di arrivare a fine stagione e poi transare il contratto da 2,5 milioni di euro netti (fino al 2014) in modo da recuperare un po' di risorse da investire sul nuovo progetto. Nell'immediato l'unica alternativa è Tassotti anche se ha fin qui condiviso le scelte di Allegri e difficilmente rappresenterebbe una vera scossa.

BOATENG AL CAPOLINEA - Da subito, però, cambierà qualcosa a livello tattico. La decisione di Allegri di tornare al 'rombo' nel primo tempo di Roma si è dimostrata un suicidio. "La partita è cambiata con Pato ed Emanuelson e dobbiamo ripartire da loro" ha fatto notare Bonera. Un pensiero condiviso in spogliatoio. Il centrocampista finirà in panchina e si tornerà al 4-2-3-1 con sempre più spazio per El Shaarawy (miglior marcatore) e la speranza che Pato non si blocchi nuovamente. La coppia di mediani De Jong-Montolivo è una delle poche certezze. Nocerino rischia essendo anche lui orfano di Ibra e dei suoi movimenti.

Cambi che Allegri affronterà in prima persona, ma che sarebbero chiesti anche a un eventuale traghettatore in caso di crollo. Spaventa soprattutto il calendario del prossimo mese: Genoa, Chievo, Fiorentina e Juventus in casa (dove la squadra fin qui ha perso 3 partite su 4), Palermo, Napoli e Catania in trasferta. Tutto con in mezzo la doppia sfida al Malaga e le partite decisive per la Champions League dove l'obiettivo irrinunciabile è la qualificazione agli ottavi di finale che vale un assegno da 15 milioni di euro. Un eventuale cambio in corsa sarebbe difficile da gestire anche dal punto di vista logistico. La finestra giusta poteva essere l'ultima sosta. Passata questa è quasi una volata unica fino a Natale.

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Giovanni Capuano