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Frode fiscale: chiesti in Spagna 22 mesi di carcere per Messi

L'inchiesta riguarda pagamenti per il diritto d'immagine tra il 2007 e il 2009. E non basta che il giocatore abbia già versato la cifra contestata

Nessuno sconto per meriti sportivi, anzi. In Spagna, l'avvocatura dello Stato ha infatti chiesto 22 mesi di carcere per Leo Messi per frodi fiscali relative a pagamenti per i diritti di immagine del calciatore negli anni 2007-2009.

In particolare, il magistrato ha detto di ritenere che l'asso del Barcellona, accusato insieme con il padre e al momento costretto a due mesi di stop per un infortunio al ginocchio, pur essendo profano in materia di fisco non poteva ignorare il fatto che buona parte dei soldi ricevuti gli arrivavano tramite imprese con sedi in paradisi fiscali.

Nei giorni scorsi, sempre in relazione ai presunti "delitti tributari" di Messi, la procura dell'Agenzia delle Entrate spagnola aveva chiesto l'archiviazione per il calciatore (ritenuto appunto non al corrente delle scelte finanziarie fatte dal genitore) e 18 mesi di carcere per il padre, accusato di aver sottratto al fisco 4,1 milioni di euro. Ma la decisione dell'Avvocatura dello Stato, che difende gli interessi della pubblica amministrazione in maniera più ampia rispetto ai giudici tributari, cambia lo scenario dell'inchiesta, anche se è stato precisato che non è stata chiesta "la carcerazione preventiva" per gli indagati.

"Se mio padre lo dice, io firmo ad occhi chiusi", aveva dichiarato al magistrato inquirente Leo Messi nel corso di un'audizione. Tuttavia il giudice istruttore che si occupa del caso ha scritto di "indizi ragionevoli di criminalità" da parte di entrambi, sottolineando però anche la "collaborazione" assicurata agli inquirenti dal giocatore e dal padre durante tutto il procedimento e rilevando che i due hanno già "volontariamente" pagato al fisco spagnolo la somma richiesta.

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Redazione