Balotelli: "Non sono un campione? Allora perché mi chiedono l'autografo?"
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Balotelli: "Non sono un campione? Allora perché mi chiedono l'autografo?"

L'attaccante del Liverpool non si preoccupa delle critiche e si fida dei giovani, per cui è ancora un idolo

Dopo un mondiale fallimentare, l'esclusione dalla Nazionale e un inizio difficile della sua nuova avventura a Liverpool  – con un solo gol e tante critiche della stampa inglese – Mario Balotelli cerca conforto nell'affetto dei bambini, gli unici, forse, a credere ancora nelle possibilità dell'attaccante dei Reds. "So che potrei giocare meglio e che non sto dimostrando quanto valgo, ma non sono preoccupato – ha dichiarato Mario in un'intervista alla rivista britannica Sport –. Vedo tanti bambini che tentano in tutti i modi di avere un mio autografo. Loro sono naturali, onesti. Finché mi cercheranno saprò di non essere così male né come persona né come calciatore".

Sono passati quasi tre anni dalla maglietta con scritto "Why Always Me?", esibita da Mario durante un match di Premier League con il Manchester City di Roberto Mancini, e gli unici da cui Balotelli accetta una risposta sono i giovani, quelli che accorrono in massa fuori dai cancelli Melwood per chiederegli un high five o un selfie. "Sei grande Mario", gli dicono i ragazzi. Forse perché in fondo – aggiungiamo noi – è ancora un pò come loro. Mai veramente cresciuto, perché idolatrato (e pagato) ancor prima di aver dimostato il proprio valore sul campo, dove non contano i soldi o le foto su Twitter che fanno tanto gola ai giornalisti. Gli stessi pronti a massacrarlo alle prime defaiances in partita. Non a letto dove – le sue amanti ci hanno fatto sapere anche questo – è davvero un fuoriclasse.

Si dice che i bambini siano la "bocca della verità". Purtroppo, caro Mario, nel 2014 sono anche e sopratutto la voce di quello che gi dicono i social network e la televisione. Essere un fenomeno mediatico non vuol dire essere capaci di rimanere per sempre nel cuore dei tifosi di una delle tue tante squadre. Saranno loro a decidere, tra una ventina d'anni, se sarai stato (o meno) un campione. 

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Teobaldo Semoli