ESCLUSIVO - Lotito: ''Il calcio? Un ammortizzatore sociale. Senza partite altri comportamenti in piazza''
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ESCLUSIVO - Lotito: ''Il calcio? Un ammortizzatore sociale. Senza partite altri comportamenti in piazza''

Il presidente della Lazio: "Approvare la legge sugli stadi conviene anche allo Stato ma così com'è scritta ha un retaggio borbonico. La politica? Sappia interpretare bisogni e necessità del territorio"

“Mi auguro che con le dovute modifiche sia approvata in fretta”. Lo dice così tutto in un fiato. L'oggetto della speranza di Claudio Lotito è la legge sugli stadi in Italia, che giace ormai da mesi in Senato e ora rischia di ripartire da zero considerata la scadenza elettorale che si avvicina. I presidenti della serie A la attendono impazienti. Così come è scritta oggi non piace. "Non bisogna fare mistificazioni però..." attacca il numero uno della Lazio, accusato più o meno apertamente di essere il sabotatore che sta bloccando tutto. Su quella legge e sul rapporto tra calcio e politica Lotito ha idee diverse. E accetta di spiegarle a Panorama.it.

Presidente Lotito, il tempo sta scadendo...

”Il Senato deve fare un sforzo. Due anni fa varò una norma all’unanimità una norma che non conteneva appesantimenti burocratici. Alla Camera sono state aggiunte quattro righe che vanno assolutamente tolte perché rappresentano un retaggio di carattere borbonico che un Paese civile e democratico come l’Italia, che insegue trasparenza, non può consentire perché nel 2012 non può esistere il potere di veto”

Così come è scritta la legge sugli stadi è una legge borbonica?

“Va benissimo tranne quelle quattro righe. Va bene che i pareri vengano acquisiti dalla Conferenza di servizi dove vale l’unanimità e, se c’è un voto contrario, può essere superato solo dal Consiglio dei ministri. Questa impostazione significava preservare trasparenza dei rapporti  e interesse collettivo con una certa snellezza burocratica”

Invece…

“Loro hanno aggiunto che,  se l’intervento ricade anche solo per un metro in zona vincolata, l’efficacia della decisione della Conferenza dei servizi è vincolata al parere di chi ha messo il vincolo. Io dico: quello che ha messo il vincolo esprime prima il suo parere e poi alla fine si alza e dice che comunque tutto è bocciato. Perché deve avere un potere di veto?”

Non è che volete aggirare i vincoli?

“Nessuno vuole evitare i vincoli. E’ scritto che tutte le autorità preposte all'area devono esprimere il loro parere e ci deve essere l’unanimità oppure ci si rimette al Consiglio dei ministri che è l'unico organismo preposto a superare eventualmente il parere negativo. I vincoli non hanno valore assoluto; ad esempio Venezia ha un vincolo idrogeologico stando sull’acqua può essere superato tant'è vero che si possono costruire le case. E’ un problema di volontà e in questo Paese nessuno è intervenuto mai come all’estero dove lo Stato ha finanziato la costruzione di nuovi stadi. E’ giusto che l’imprenditore che investe 300 milioni abbia la possibilità di mantenere l’equilibrio economico e finanziario per la realizzazione e il mantenimento dello stadio. La legge è chiara e trasparente”

Siamo quasi in campagna elettorale. Il momento per approvarla è adesso o tutto verrà cancellato…

“Togliendo quelle quattro righe, se il Senato vuole in un mese c’è la legge”

Esiste questa volontà politica?

“Il problema non è se esista la volontà politica, si tratta di senso di responsabilità. La politica deve interpretare bisogni e necessità del territorio e questa è una necessità fondamentale. Oltretutto in questo momento il calcio sta svolgendo il ruolo di forte ammortizzatore sociale perché, credete, se non ci fossero state le partite forse ci sarebbero stati comportamenti ben diversi anche nelle piazze quotidianamente”

Lei dice che è un oppio che sta tenendo buone le masse?

“Non è un oppio. La storia stessa parlava di ‘panem et circenses’. Non lo stiamo inventando noi. Se il cittadino ha una forma di sfogo attenua magari la propria posizione conflittuale”

La rabbia verso quello che sta succedendo…

“Certo. Lo vede che tutti parlano di calcio e non di politica e questo attenua molto le posizioni frontiste”

Conviene anche alla politica…

“Ma non perché noi vogliamo cose fuori dalle regole o dalla realtà quotidiana. Lo Stato avrebbe solo da guadagnare. Non ci mette una lira e mette in moto un’attività economica che produce risvolti di carattere occupazione e sociale. Non capisco perché tutto debba essere legato a un potere di veto di una persona che si alza alla mattina e dice di no. Mi sembra insensato”

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Giovanni Capuano