L'arresto di Genny 'a Carogna e la nuova verità sui fatti dell'Olimpico
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L'arresto di Genny 'a Carogna e la nuova verità sui fatti dell'Olimpico

Secondo la Questura gli ultras napoletani erano pronti a un agguato ai fiorentini. Niente trattativa e il ruolo di leader di De Tommaso

Sono passati 142 giorni dalla tragica notte dell'Olimpico costata la vita a Ciro Esposito e l'ordinanza del Gip del Tribunale di Roma, che manda agli arresti domiciliari Genny 'a Carogna (al secolo Gennaro De Tommaso) e prevede l'obbligo di firma per altri 4 ultras napoletani, riscrive un pezzo della storia di quel drammatico pomeriggio. Una verità che racconta di un tentativo di cercare i tifosi fiorentini da parte di quelli del Napoli sventato dalle forze dell'ordine nelle ore precedenti la partita e del ruolo di leadership di Genny 'a Carogna che comanda e aizza il suo gruppo di ultras mettendo in scena una vera guerriglia contro Polizia e Carabinieri nel tragitto verso lo Stadio Olimpico. Non ci fu solo lo scontro in zona Tor di Quinto finito con la sparatoria di De Santis, dunque, ma anche altro con responsabilità ricostruite in oltre 4 mesi di indagini.

Quel sabato 3 maggio a Roma si sfiorò anche lo scontro tra ultras del Napoli e della Fiorentina, sventato solo grazie al lavoro degli uomini della Digos e per un colpo di fortuna. In piazza Mazzini, infatti, il gruppo di un centinaio di 'duri' guidato da Genny 'a Carogna si fece scoprire per l'accento napoletano e per gli indumenti indossati (felpe e scalda collo) inadatto per le temperature della giornata. Erano lì, armati con aste e pronti all'azione, fuori zona rispetto alle aree di concentramento studiate dalla Questura per i partenopei, per aspettare i colleghi fiorentini ed entrare in contatto. Una verità scomoda da raccontare a 142 giorni dai quei fatti, con ancora polemiche roventi sui ruoli interpretati in quel pomeriggio dalle diverse tifoserie, vittime o responsabili degli scontri. Quanto ricostruito dagli investigatori di Roma e Napoli non incide sulla dinamica dell'omicidio di Ciro Esposito, ma certamente illumina di nuova luce il ruolo di Gennaro De Tommaso e del suo gruppo ultras presente nelle zone vicine all'Olimpico.

Per Genny 'a Carogna è scattato l'arresto ai domiciliari perché è stata riconosciuta una leadership indiscussa nel comandare il manipolo di tifosi che, dopo essere stato individuato in piazza Mazzini, viene scortato fino allo stadio rendendosi protagonista di "numerosi atti di violenza" nei confronti delle forze dell'ordine, di un tentativo di assalto a un pullman di tifosi della Fiorentina andato a vuoto per l'azione di scudo degli agenti e di un fitto lancio di oggetti e razzi in zona Ponte Milvio. Poi c'è il resto, la salita sulla balaustra della curva per parlare con il capitano del Napoli, Hamsik, e i dirigenti di Lega e Polizia che già gli era costata il Daspo e che ora viene contestata come violazione dei cosiddetti reati da stadio insieme a Massimiliano Mantice, l'altro capo tifoso attivo in quei drammatici minuti. A De Tommaso viene contestata anche la maglietta 'Speziale libero' indossata in mondovisione e che viola, secondo la Procura, l'articolo 2 bis della legge 41/2007 sul divieto di striscioni e cartelli incitanti alla violenza o recanti ingiurie o minacce.

La trattativa per consentire la disputa della partita, invece, continua a essere smentita. "E' chiaro a tutti che non si possa parlare di trattativa" hanno tenuto ancora a precisare gli investigatori romani. Resta la doppia verità raccontata da due atti ufficiali: l'audione del ministro dell'Interno, Alfano, alla Camera lo scorso 7 maggio ("Non vi è stata alcuna trattativa... La comunicazione del capitano del Napoli ha avuto il solo scopo di stemperare la tensione e ha corrisposto ad una scelta di gestione dell'ordine pubblico, che non può considerarsi una forma di cedimento alle frange più oltranziste del tifo") e la motivazione con cui il Giudice Sportivo della Lega ha squalificato il San Paolo ("alcuni stewards avevano riferito ai collaboratori della Procura federale che i sostenitori del Napoli 'intendevano invadere il campo qualora il capitano della loro squadra non si fosse recato sotto la curva per parlare con i capi degli ultras. Il Vice Procuratore Ricciardi contattava il dott. Failla (responsabile O.P.) in quanto gli stewards addetti al settore erano allarmati dalle richieste dei tifosi napoletani").

La nuovo svolta nell'inchiesta arriva a meno di due mesi dal temuto incrocio del 1° novembre prossimo, quando al San Paolo si giocherà Napoli-Roma. Gara ad altissimo rischio, programmata per il pomeriggio e per la quale varranno limitazioni massime. Il clima è teso e gli episodi si stanno moltiplicando. Settimana scorsa, secondo la denuncia dei sindacati, un guidatore di autobus dell'Atac è stato aggredito a Roma solo perché riconosciuto di origini napoletane. Non è la prima volta che accade e la vicenda dei referti sulle coltellate a De Santis (c'erano? precedenti o successive allo sparo?) sta rendendo ancora più complessa la situazione. In ambienti napoletani vicini anche alla famiglia Esposito si sospetta un tentativo di coprire le responsabilità dell'ultrà romanista. Ora i nuovi dettagli sui comportamenti dei tifosi partenopei a Roma per la finale di Coppa Italia.




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Giovanni Capuano