La Juve di Conte? Condannata a vincere

Lichtsteiner, Pazienza, Pirlo, Elia, Estigarribia, Giaccherini, Vidal e Vucinic. Più Quagliarella, che nuovo non è ma che va senz’altro rivalutato alla luce del grave infortunio subito lo scorso anno. Alla Juve non capita così spesso di vedere tante facce nuove …Leggi tutto

Jonathan Moscrop - LaPresse

Jonathan Moscrop - LaPresse

Bar Sport: la terza stellaLichtsteiner, Pazienza, Pirlo, Elia, Estigarribia, Giaccherini, Vidal e Vucinic. Più Quagliarella, che nuovo non è ma che va senz’altro rivalutato alla luce del grave infortunio subito lo scorso anno. Alla Juve non capita così spesso di vedere tante facce nuove all’inizio dell’anno. Il che, per carità, non significa niente. Si dice che squadra che vince non si cambia, mica il contrario.

Certo, il tasso tecnico si è alzato parecchio, e non solo per l’arrivo di Andrea Pirlo. Ma la domanda che tutti si pongono è un’altra: riuscirà Antonio Conte a mettere insieme tutte queste nuove pedine? Al campo, come al solito, l’ardua sentenza. Una cosa, però, è chiara già fin d’ora: a questa Juve, ancora prima dei giocatori, serve un recupero della sua identità storica. C’è chi la chiama “juventinità”, c’è chi non la sa spiegare e ne parla come quella cosa che negli anni immediatamente successivi a Calciopoli è andata via via perdendosi.

Ecco,  in questo penso che non potesse esserci miglior scelta di Antonio Conte nel ruolo di allenatore. Conte ha vestito per 13 anni la casacca bianconera, ha vissuto l’era dell’ultima grande Juve, è stato capitano in campo e fuori. E soprattutto ha imparato a memoria il primo comandamento della juventinità: parlare poco e lavorare tanto.

Si dirà che anche Ferrara poteva vantare trascorsi altrettanto nobili e poi sappiamo tutti com’è andata a finire. Vero, ma a differenza del buon Ciro, Antonio Conte ha un credo calcistico molto più definito (merito anche della gavetta in serie B) e soprattutto ha un’altra società alle spalle.

Non è un caso che ancor prima di iniziare la stagione Conte abbia pronunciato quella parola che per tutti i suoi predecessori è sempre stata un tabù: scudetto. Nessun dribbling, nessuna frase fatta (del tipo “l’importante è fare bene”, “diamoci da fare”, “non siamo i favoriti” , “vogliamo essere i rompiscatole del campionato” ), nessun riferimento ai piazzamenti Champions. Solo l’obiettivo grosso.

Da giocatore, Antonio Conte ha imparato che alla Juve esiste un solo risultato utile: la vittoria. O, per dirla con le parole di Giampiero Boniperti , che “alla Juventus vincere non è importante, è l’unica cosa che conta” (per spiegazioni chiedere a Carlo Ancelotti).

Così ancor prima di capire se Vidal potrà ritagliarsi uno spazio in questo centrocampo, se Pirlo ha fiato e gambe per correre tutta la stagione e se Chiellini e Bonucci possono farci dormire sonni tranquilli, prendiamo atto che un seme di nuova (o vecchia) Juve è stato piantato. Con un po’ di pazienza e le giuste cure potrebbero arrivare pure i frutti.

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