Crisi Roma: qualcuno spieghi a Luis Enrique che non è più in Spagna

La Roma di Luis Enrique non ingrana. Dopo l’ennesimo appuntamento mancato con la vittoria l’allenatore spagnolo è sempre più nel mirino della critica. La squadra tenta in tutti i modi di trovare la via del gol ma puntualmente il tabellino …Leggi tutto

Luis Enrique (Fabio Ferrari - LaPresse)

Luis Enrique (Fabio Ferrari - LaPresse)

bar sportLa Roma di Luis Enrique non ingrana. Dopo l’ennesimo appuntamento mancato con la vittoria l’allenatore spagnolo è sempre più nel mirino della critica. La squadra tenta in tutti i modi di trovare la via del gol ma puntualmente il tabellino non fa sorridere i tifosi giallorossi. La rivoluzione tattica portata dall’ex mister del Barcellona B ha fatto storcere il naso a molti già durante l’estate e adesso che i risultati mancano le perplessità sul nuovo modulo e su alcune scelte di schieramento aumentano di portata. La Serie A non è il campionato spagnolo e mentre la Roma fatica a trovare una sua identità alcuni dubbi sulle scelte di Luis Enrique meritano un’attenta analisi.

In settimana il tecnico si è mostrato ancora una volta spavaldo ai giornalisti, un uomo di carattere che sa come gestire la stampa e che non ha atteso un secondo per prendere le difese dei suoi giocatori. Primo tra tutti Osvaldo, richiesto espressamente dall’allenatore (e a mio parere pagato uno sproposito), criticato da molti e velatamente polemico dopo il gol del vantaggio contro il Siena. L’italo argentino, punta di peso che la scorsa stagione nell’Espanyol ha messo in luce le sue doti di bomber, è sacrificato in una posizione troppo defilata che spesso ne limita il potenziale. Stesso discorso per Marco Borriello, giocatore che meriterebbe più fiducia e che si ritrova in un ruolo atipico per il suo gioco. Fermo restando che Totti è il faro della squadra, anche il centrocampo sembra ancora lontano dalla dimensione ideale. A parte il capitano il palleggio della linea mediana non produce abbastanza gioco e il peso offensivo della Roma (sbilanciata in avanti come raramente è stata) non produce però abbastanza occasioni da rete.

Altre perplessità nascono dalla scelta di mettere Perrotta terzino destro, un ruolo che non gli compete e che lo estranea troppo dalla sua posizione naturale. A questo punto sarebbe meglio rispolverare Cicinho, esterno brasiliano di ruolo e perfetto corrispettivo destro di Juan Angel (nota lieta di questo avvio). Dopo il pari con il Siena lo stesso Luis Enrique si è detto preoccupato per la difficoltà dei suoi a produrre gioco e finalizzare, problemi che nascono dalla fatica con cui la Roma prova a far girare il pallone e che in questo avvio sono stati puntualmente pagati a caro prezzo con i contropiede avversari. La Serie A rispetto al calcio spagnolo ha squadre molto più chiuse, soprattutto le piccole, capaci di pungere in contropiede con ripartenze veloci come fatto dalla formazione di Sannino. Il calcio spregiudicato di Enrique mira a mettere alle corde l’avversario ma l’attacco abulico attualmente non sta premiando le scelte tattiche di una squadra troppo sbilanciata in avanti per aver segnato 1 solo gol in tre partite. Vincere è d’obbligo, il tempo è poco. Gasperini docet.

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