Corea del Nord, lo zio di Kim Jong-un è stato giustiziato
Lifestyle

Corea del Nord, lo zio di Kim Jong-un è stato giustiziato

Nella Penisola coreana è iniziata una nuova era, fatta di terrore, sofferenza e disperazione

E' senza dubbio curioso vedere circolare sul web foto che testimoniano come, nel corso di una normalissima riunione di Partito, a Pyongyang, lo zio di Kim Jong-un, Chang Song-thek, sia stato improvvisamente portato via dalle forze dell'ordine. Dalla Corea del Nord, infatti, non filtra mai nessuna immagine, a meno che quest'ultima non sia funzionale a consolidare, all'interno della nazione o all'estero, una determinata idea del regno più chiuso del mondo.

come appare "normale" a questo punto la notizia della sua esecuzione ("è stato ucciso come un cane" recita il comunicato ufficiale del regime).

Ecco perché questo scatto non può essere identificato come uno dei tanti tentativi per denunciare al mondo la prepotenza con cui Kim Jong-un, come suo padre e suo nonno prima di lui, gestisce il potere, quanto per lanciare un messaggio a chi fino a ieri aveva creduto che il giovane dittatore non fosse altro che un "burattino" manovrato dal potentissimo zio Chang.

Per tentare di dare un senso a decisioni che alla maggior parte degli esperti di Corea appaiono bizzarre e irrazionali, Panorama.it ha incontrato Jill Tao, una docente di origini americane che si è trasferita due anni fa in Corea del Sud, dove lavora presso la Incheon National University. Nel corso di una lunga chiacchierata, Jill Tao ha confermato la nostra intuizione, ovvero che la fotografia dell'epurazione di Chang Song-thek vada interpretata come un chiaro messaggio di sfida rivolto tanto alla Corea del Sud quanto alla Cina.

Cerchiamo di capire anzitutto quali sono i fatti: lo scorso fine settimana, nel corso di una riunione di routine, lo zio Chang è stato arrestato e successivamente espulso dal Partito dei Lavoratori. Oggi, un sito di informazioni cinese sostiene sia stato giustiziato. La sua colpa? A sentire l'accusa si sarebbe macchiato di gravissimi "atti criminali", avrebbe condotto "attività doppiogiochiste" e si sarebbe lasciato contaminare "dal modo di vivere capitalistico", lasciandosi andare a una vita "dissoluta e depravata" all'insegna della corruzione, del gioco d'azzardo, dell'abuso di alcolici e droghe.

Kim Jong-un, ormai lo abbiamo capito, è un uomo che non perdona . O meglio perdona solo coloro che già sa non gli daranno mi fastidio, come i prigionieri rinchiusi nei campi di lavoro. Perché la ben più problematica ex fidanzata Hyon Song-wol l'ha fatta fucilare appena un paio di mesi fa, accusandola di aver girato video amatoriali a luci rosse.

Secondo Jill Tao, Kim Jong-un ha pubblicizzato così tano l'epurazione dello zio per tre motivi. Certamente ha voluto far sapere di essersi tolto dai piedi una delle figure che, assieme alla sorella del padre, Kim Kyung-hee, più ha cercato di influenzarlo nelle sue decisioni negli ultimi 24 mesi. Dal punto di vista del giovane dittatore, infatti, un dittatore per essere tale può anche avere dei consiglieri, ma non dei tutori, e visto che la rapidissima successione che lo ha coinvolto aveva aumentato un po' troppo le prerogative, e l'arroganza, della coppia Kim-Chang, Kim Jong-un ha preferito "rimettere ognuno al suo posto" facendo capire ai suoi cari parenti (e al resto del Partito) che è lui l'unico che comanda.

In secondo luogo, questa epurazione improvvisa è funzionale a convincere anche i paesi confinanti che per trattare con la Corea del Nord bisogna parlare con il dittatore il persona, perché nessun altro è autorizzato a prendere decisioni al suo posto. E in un momento in cui la politica coreana nei confronti del Nord è diventata molto meno accomodante e anche il sostegno cinese sembra non essere più incondizionato, meglio puntare i piedi ed evitare, sempre dal punto di vista di Kim, che a qualcuno venga in mente di fare un accordo alle sue spalle.

Infine, secondo Jill Tao la condanna a morte dello zio Chang non fa altro che peggiorare gli equilibri di una penisola dove centinaia di migliaia di persone continuano a vivere nel terrore, sognando un'impossibile riconciliazione. "Le storie delle famiglie coreane sono tutte tristi, e quel che è peggio è che da quando la Cina è diventata più dura sul piano internazionale, ha purtroppo anche smesso di chiudere un occhio sui rifugiati, che rispedisce puntualmente a Pyongyang, pur consapevole di consegnarli a un destino di tortura e morte". 

Con questa epurazione Kim Jong-un ha messo nero su bianco che in Corea del Nord è definitivamente iniziata una nuova era, la sua. Ma cosa possiamo aspettarci dall'ennesimo dittatore senza scrupoli in un contesto in cui, paradossalmente, il dialogo è diventato ancora più difficile? Purtroppo, solo tanta disperazione e sofferenza. Per tutti.

 

I più letti

avatar-icon

Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

Read More