La Champions per caso di Guidolin. Ma l'Udinese ha già vinto
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La Champions per caso di Guidolin. Ma l'Udinese ha già vinto

Il calcio italiano appeso ai friulani. Le mani avanti del tecnico; "Braga peggio dell'Arsenal e troppi giocatori in nazionale". In due anni Pozzo ha guadagnato quasi 100 milioni di euro

Un anno fa in questi giorni Francesco Guidolin incassava i complimenti per la prestazione della sua Udinese nel tempio dell'Arsenal. Applausi uninanimi e tutti a casa, anzi in Europa League. Troppo alto l'ostacolo inglese nell'estate in cui patron Pozzo aveva fatto cassa cedendo insieme Sanchez, Inler e Zapata e mettendo via quasi 70 milioni di euro di plusvalenze. In fondo a Guidolin non si poteva certo chiedere il miracolo di salvare il quarto posto italiano in Champions.

Qualcuno aveva storto il naso sentendolo dire di aver preferito l'acerbo Neuton a Pasquale a Londra anche se il ragazzo "deve imparare tutto come difensore" (e infatti dalla sua parte era arrivato il gol vittoria inglese). Dettagli nel coro di consensi, ma anche un pericoloso campanello d'allarme a un anno di distanza ora che il calcio italiano si trova nuovamente aggrappato all'Udinese per non presentarsi al via della Champions con le sole Milan e Juventus.

L'avvicinamento di Guidolin alla sfida con i portoghesi del Braga è stato all'insegna del basso profilo. Il sorteggio? "Sarà dura, per certi versi ancora più difficile dello scorso anno". Ma come? Il Braga più forte dell'Arsenal? "Loro non erano al top" ha spiegato il tecnico. Si consoli, nemmeno i portoghesi lo sono. Hanno tanti infortunati e arrivano alla sfida d'andata dopo un tour de force tra nazionali e campionato.

Sì, perché l'altro cavallo di battaglia di questa lunga vigilia lascia ancora più perplessi. "Ci troveremo a giocare tre partite in sei giorni. E' un'assurdità che danneggia lo sport e che dire delle nazionali? Me ne portano via nove e io ho bisogno di provare la squadra". Opinabile visto dall'ottica del collega José Pereiro che in dieci giorni scenderà in campo ben quattro volte (due contro l'Udinese, Benfica nel debutto di Liga e Beira a Mar nella seconda) e che nei test di Ferragosto ha dovuto lasciare al Portogallo l'asse portante della sua squadra: Beto, Nuno Coelho, Hugo Viana e Rùben Micael più Custòdio rimandato a casa infortunato.Più o meno lo stesso peso di Brkic, Benatia, Armero,Badu, Basta e Muriel sottratti all'Udinese insieme a Fabbrini, Romo e agli under Battocchio, Pawlowski e Zielinski.

Siamo appesi, insomma, al solito miracolo con la differenza rispetto a un anno fa che questa volta nessuno a maggio si aspettava che Pozzo smantellasse nuovamente il giocattolo. Invece l'ha fatto. Via Handanovic, Isla, Asamoah, Cuadrado, Doubai, Pazienza, Torje, Floro Flores e Denis (lasciato all'Atalanta) per un incasso intorno ai 43 milioni di euro più altri 23 già prenotati per le seconde metà di Isla, Asamoah e Cuadrado. Soldi in piccola parte reinvestiti in ragazzi dalle belle speranze ma certamente non ancora pronti per il palcoscenico della Champions League. Un gruppo con solo nove italiani e giocatori provenienti da Brasile (7), Argentina, Uruguay, Colombia, Venezuela, Senegal, Ghana, Nigeria, Francia, Svezia, Polonia e Serbia. Sempre giovani, poco costosi e dal futuro garantito. Prodotti del vivaio? Poco o nulla perché gli investimenti sono tutti concentrati fuori dove lavora una rete di osservatori unica al mondo.

Applausi al Pozzo-imprenditore. Qualche dubbio gira anche nei corridoi della Lega Calcio sulla strategia sportiva visto che poi i bluff in Europa costano punti e posti nel ranking Uefa. Impossibile, però, dire che nessuno se lo sarebbe potuto immaginare. L'Udinese è una miniera d'oro, un modello unico nel mondo. Un anno fa cedendo Sanchez, Inler e Zapata Pozzo aveva realizzato plusvalenze per 61 milioni di euro. In passato aveva anche fatto meglio. Qualche esempio? Pepe e Motta pagati 4 milioni e venduti alla Juventus per 14, Lukovic ceduto a 7,5 (3), Quagliarella girato al Napoli per 16 (era costato 7), Dossena al Liverpool per 10 (1,5 due anni prima) e Iaquinta prelevato nel 2000 dal Castel di Sangro per 800 mila euro e venduto alla solita Juve nel 2006 per 11,2 milioni. E poi Muntari e l'altro Asamoah: 20 milioni incassati contro pochi spiccioli investiti. Lo spread friulano segna sempre positivo e il preliminare in fondo è una scommessa già vinta. L'Udinese incassa 2,1 milioni di euro dall'Uefa per il solo fatto di parteciparvi. Accedere ai giorni varebbe 8,6 milioni più i premi legati ai punti (1 milioni per vittoria e 500mila euro per pareggio) e al market pool. Tanti soldi, ma non sufficienti per rischiare qualche plusvalenza in meno.

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Giovanni Capuano