Bilancio, fair play Uefa e dubbi tattici: ecco perché l'Inter vende Kovacic
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Bilancio, fair play Uefa e dubbi tattici: ecco perché l'Inter vende Kovacic

Il talento croato non ha convinto Mancini e Thohir da mesi aveva detto che il mercato sarebbe stato sostenibile per le casse del club

La cessione di Mateo Kovacic dall'Inter al Real Madrid sorprende solo chi, in questi mesi, non ha tenuto dritta la barra sui pensieri di Thohir e sulle strategie di Mancini. Il primo ha sempre spiegato che il club avrebbe investito per rinforzarsi ma che, allo stesso tempo, avrebbe fatto di tutto per trovare un equilibrio di bilancio rispettando gli impegni presi con la Uefa. Il secondo ha cercato un ruolo al talento croato per nove mesi, spostandolo su tutte le mattonelle del centrocampo, senza mai riuscire a innamorarsi completamente della discontinuità di un giocatore che è classe 1994, ha margini di crescita enormi non confermati, però, nei due anni e mezzo a Milano. L'ultimo tentativo è stato portarlo davanti alla difesa con il ruolo di regista alla Pirlo: esperimento naufragato non appena Medel è tornato a disposizione e si è preso il ruolo. Ma già da qualche settimana il Mancio insisteva sull'arrivo di Felipe Melo, salvo poi accorgersi di avere già in casa Gnokouri e cambiare strategia. Sempre senza Mateo nel ruolo di centrocampista basso.

Se Kovacic parte, insomma, la ragione è prima di tutto tattica e tecnica: tutti dicono che il croato ha un grande futuro davanti a sè, ma la valutazione è che conviene monetizzare subito cedendolo come un top player piuttosto che rischiare che non confermi le previsioni che si fanno sul suo conto. Poi c'è l'aspetto economico che non è secondario quando si parla di Inter. Arrivato nel gennaio 2013 da Zagabria alla cifra di 14,5 milioni di euro, Kovacic permetterà una plusvalenza vicina ai 30. Basti pensare che al 30 giugno 2015 è iscritto a bilancio ancora per un valore intorno ai 7 milioni che significa metterà a segno un margine di guadagno sufficiente a coprire il sontuoso mercato in ingresso, sbloccare l'arrivo degli ultimi uomini chiesti da Mancini e dare una bella sistemata al bilancio 2015-2016 che, per accordi con l'Uefa, dovrà al massimo essere in passivo di -30.

A Natale l'uomo prescelto per la plusvalenza era Icardi. Poi i gol dell'argentino hanno cambiato le gerarchie e il rinnovo del capocannoniere della serie A ha chiuso ogni discorso. Le difficoltà di Ausilio a cedere tanti pezzi della rosa hanno fatto il resto, anche se era prevedibile che di fronte a un'offerta di un certo livello Kovacic sarebbe partito. In fondo si tratta dell'ultimo regalo di Moratti all'Inter prima della cessione a Thohir: Kovacic e Icardi, giovani e forti, pagati tanto ma assegni circolare che in ogni caso avrebbero garantito una plusvalenza. Dopo di loro il mercato ha regalato solo flop.

I tanti tifosi che oggi si lamentano dovrebbero ricordarsi i mugugni e le perplessità con cui hanno accompagnato due anni e mezzo di Mateo a San Siro. Quanto a Mancini, il livello della responsabilità che si è preso in questa estate è altissimo: ha smontato la campagna di gennaio, spinto Thohir a spendere tanto e impegnarsi per il futuro. Ha, soprattutto, avallato le partenze di Shaqiri e Kovacic, classe '91 e classe '94: chi li sostituirà dovrà essere meglio anche in prospettiva. Altrimenti il Mancio non avrà reso un buon servizio all'Inter e ai suoi amanti, oggi perplessi.

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Giovanni Capuano