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ANSA/GIORGIO BENVENUTI
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Juventus che succede? Tre domande in attesa della rimonta con l'Atletico

Viaggia a ritmi da record in classifica, però non convince. Condizione fisica, Ronaldo e scarsa abitudine alla competizione i problemi?

La Juventus è tornata alla vittoria non appena ha rimesso piede in Italia. Ha piegato a fatica un buon Bologna, rivitalizzato da Mihajlovic, sfruttando un lampo di Dybala uscito dalla panchina dove Allegri lo aveva confinato a inizio gara. Al resto ci ha pensato Perin con l'aiuto di un palo.

Vantaggio immutato in classifica (+13) con all'orizzonte la sfida del San Paolo contro il Napoli di Ancelotti. Sinceramente nessun motivo di preoccuparsi vista la comfort zone che sta spingendo i bianconeri verso l'ottavo titolo consecutivo; un verdetto che pare scritto e che conferma il dominio della Juventus sulla Serie A.

Eppure il pomeriggio del Dall'Ara, che segue la caduta a Madrid nella gara d'andata degli ottavi di finale della Champions League, non ha spazzato tutte le nubi dal cielo juventino. Anzi. Cosa succedendo alla squadra di Allegri? Perché nel momento decisivo della stagione si fa fatica a riconoscerne tutte le qualità? E' una fase passeggera o sono segnali di un imminente crollo, soprattutto in chiave Europa visto che il campionato sembra archiviato?

Rispondere a questi dubbi significa anche cercare la ricetta giusta per uscire dal buco in cui i bianconeri si sono cacciati a Madrid. Sarà una lenta marcia di avvicinamento al 12 marzo, data spartiacque della stagione: dentro o fuori, non sarà lo stesso e non solo per ragioni economiche facilmente intuibili.


Perché la Juve è in difficoltà fisica?

La prima domanda è legata alla condizione atletica della Juventus, parsa deficitaria a Madrid (dove l'Atletico ha dominato sul piano del ritmo) e complessivamente non perfetta. Strano per una squadra che da due mesi di fatto prepara la seconda fase della Champions League con il pensiero di poter arrivare finalmente all'obiettivo sognato.

Allegri argomenta ricordando come i problemi siano legati a qualche singolo giocatore e nel caso di Pjanic, dei due difensori centrali e degli assenti ha certamente ragione. In assoluto, però, non si ha l'impressione di una squadra feroce e in crescita. Tra andata e ritorno con l'Atletico Madrid passano venti giorni: il compito principale di tecnico e staff sarà quello di ricondizionare il gruppo perché possa andare all'assalto della squadra di Simeone.

C'era qualche campanello d'allarme?

Il calo della Juventus era prevedibile o è stato improvviso? A Madrid è stato sorprendente in negativo la reazione dei bianconeri all'assalto progressivo dell'Atletico, ma ad analizzare la gara si possono trovare similitudini sinistre con il 3-0 incassato a Bergamo in Coppa Italia a fine gennaio: avversario intenso, ritmo alto ed errori difensivi in serie.

La sensazione è che la Juventus si sia allenata a vincere quasi per inerzia una buona parte delle partite in campionato, facendo leva su una superiorità assoluta a livello tecnico e di profondità di rosa. Ha accumulato punti (22 vittorie su 25 sono un record assoluto per la Serie A) senza allenarsi di testa a essere intensa sempre. Brutto segnale perché difficile da invertire. Allegri viene criticato soprattutto per questo.


Ronaldo sta facendo la differenza o no?

Una domanda riguarda anche Ronaldo, l'uomo preso per proiettare la Juventus oltre i propri limiti. I numeri complessivi non si discutono: 19 gol in campionato, vetta della classifica cannonieri e un coinvolgimento pieno nel gioco della squadra. Però i numeri non dicono tutto e il percorso di Champions League è il peggiore dal 2009 a oggi, con l'unica perla contro il Manchester United e una serie di zero in casella.

Quindi? Anche lui non sembra essere arrivato in forma brillante nel momento decisivo della stagione ed è strano per un fuoriclasse che nella sua carriera ha dimostrato di essere capace di allinearsi al momento opportuno sulla competizione più importante, quella che ha conquistato già cinque volte e che, vinta alla Juventus, avrebbe un peso specifico notevole.

In più ci sono le difficoltà tattiche di una rosa di qualità superiore nella quale, però, la scelta di Allegri di non rinunciare mai a Mandzukic con CR7 mette ai margini Dybala a meno di non rinunciare agli equilibri difensivi. Un puzzle difficile da comporre. Allegri professa ottimismo e fiducia, il gruppo giura di crederci e basterà una notte da Juve per cancellare dubbi e critiche che oggi accompagnano il lavoro dell'allenatore e di una squadra cui non basta più dominare nella dimensione italiana per strappare solo applausi e consensi.

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Giovanni Capuano