Juventus battuta, l'Inter lancia la sfida
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Juventus battuta, l'Inter lancia la sfida

Storica caduta dei campioni d'Italia alla prima di campionato e Jovetic regala tre punti ai nerazzurri nel finale

Che la Juventus non potesse essere da subito la meravigliosa squadra dominante delle ultime due stagioni era fisiologico e atteso. Che il lavoro di Allegri fosse così lungo e articolato per riportare i bianconeri là dove li avevamo lasciati il 6 giugno a Berlino, invece, lo abbiamo scoperto sotto la pioggia di Torino. La sconfitta al debutto contro l’Udinese (non succedeva dal 2010, ultima stagione pre-Conte e mai era accaduto in casa alla prima) non è che la spia del problema: rinunciare a leader tecnici ed emotivi come Pirlo, Tevez e Vidal non è indolore per nessuno, nemmeno per la squadra capace di lasciare a 17 punti la seconda classificata per due anni di fila.

C’è un’immagine che racconta meglio di mille parole la rivoluzione bianconera e i suoi rischi: Bonucci che va a calciare una punizione sulla zolla che fu di Pirlo. Tiro e barriera. Punto. Oppure Pogba arruolato a calciare tutti i tiri d’angolo, altra materia in cui il genio bresciano era maestro, per non parlare della regia affidata a Padoin causa assenza di Marchisio. Nessun dramma, sia chiaro, e gli applausi con cui la gente dello Stadium ha comunque salutato sono un segnale di grande maturità e condivisione di un progetto che, se ben realizzato, consentirà ai bianconeri di allungare la propria leadership ben oltre il ciclo che si sta concludendo.

Però la notizia della prima domenica di campionato è che il Re è momentaneamente nudo e c’è spazio per chi abbia voglia e forza di proporsi per il colpo di stato. Solo Inter e Fiorentina hanno risposto presente all’appello in una domenica in cui le grandi sono partite col freno a mano tirato. Il destro a giro con cui Jovetic ha abbattuto l’Atalanta ha alto valore simbolico perché per lunghi tratti si era vista la solita Inter, solo che è cambiato il finale. I viola hanno grande qualità (e un centravanti vero) e promettono bene. Sorprende il k.o. del Napoli almeno quanto l’incapacità della Roma di lanciarsi. Il Milan di Mihajlovic è caduto a Firenze e di per sé non è un dramma, anche se le crepe dei due giovanissimi centrali di difesa indicano che non è solo l’attacco il reparto dove intervenire nell’ultima settimana di mercato. Già, perché Balotelli è sulla strada di Milanello e, visti i primi 90 minuti, non si capisce quale sia la logica. Tra sette giorni l’esame di riparazione per tanti.

La 1a giornata in pillole

● Un solo pareggio (quello della Roma a Verona) e 27 gol segnati sono il bottino di una giornata non banale e piena di emozioni e sorprese. Se le grandi sono partite male, grande merito va anche al ceto medio della serie A, capace di costruire tanti piccoli miracoli.

● Le vittorie di Sassuolo e Udinese contro Napoli e Juventus non sono delle sorprese in senso assoluto, perché la qualità c’è anche in provincia e non solo nelle metropoli ricche che hanno fatto e disfatto sul mercato.

● Il successo forse più significativo, però, è quello ai danni dell'esordiente Frosinone del Torino di Urbano Cairo, una delle realtà più interessanti di questo inizio di stagione. Costruito con tanti ragazzi italiani, giovani e promettenti, il "Toro" non ha bucato il primo test e, se manterrà le promesse, ha davanti a sé un futuro roseo.

● Da rivedere, oltre a quello del già citato Frosinone, anche l'esordio dell'altra debuttante nella massima serie: il Carpi ha infatti subìto una lezione bruciante dalla Sampdoria e incassare 5 gol in 37 minuti non è una cosa da Campionato di A. Come il Frosinone, che si è illuso con la rete del vantaggio sul Torino prima di cadere di rimonta, anche gli emiliani hanno bisogno di ambientarsi in fretta, perché è questo il momento di fare punti pesanti per la salvezza.

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Giovanni Capuano