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Italia, la stagione del grande crollo in Europa

Champions ed Europa League deludenti per le squadre della Serie A. Senza contare la Juventus, persa una partita su due

E' un crollo verticale e in parte inatteso, quello delle squadre italiane in Champions ed Europa League. Un disastro preannunciato dall'eliminazione del Torino nel playoff estivo, ma che sta coinvolgendo in maniera trasversale tutti con l'eccezione della Juventus, non a caso l'unica ad avere già la certezza del passaggio agli ottavi di finale in uno scenario che regala speranze in ordine sparso anche a Napoli, Atalanta e Inter.

I numeri sono impietosi: nelle prime 24 partite dei rispettivi gironi le nostre rappresentanti hanno messo insieme la miseria di 31 punti su 72 disponibili. Ma, tolti i 10 della Juventus che fa storia a sè, il bilancio scende a uno sconsolante 21 su 60 con una media di 1,05 a gara che è da retrocessione se si trattasse della performance di qualcuno impegnato in un campionato.

Eppure si tratta della fase più semplice sulla carta, quella in cui le avversarie sono di livello minore. Una doccia gelata che deve far interrogare sulla reale competitività del nostro sistema. Alcuni passaggi a vuoto sono comprensibili, ad esempio contro Manchester City e Barcellona, altri del tutto inattesi a partire dalla situazione quasi compromessa di Roma e Lazio in Europa League.

Sempre togliendo la Juventus dal conto, emerge che le altre italiane hanno vinto solo il 25% delle partite giocate (5 su 20) e ne hanno perse quasi la metà (9). Il tutto condito da statistiche di produzione offensiva negative: 27 reti segnate in 20 gare.

Il prodotto di questo flop è riflesso nel ranking Uefa stagionale, dove l'Italia è settima in classifica con performance peggiore di Inghilterra, Spagna, Germania, Portogallo, Olanda e addirittura Scozia. Non è ancora un allarme generale per il nostro quarto posto, quello che garantisce di poter portare direttamente quattro squadre in Champions League. Ma il trend va invertito in fretta, cominciando da subito a salvare il salvabile.

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Giovanni Capuano