Italia, caduta e resurrezione in 10 domande
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Italia, caduta e resurrezione in 10 domande

Perché ci siamo fatti sorprendere? Siamo cotti? Il modulo è adatto? Guida alla crisi della nazionale in vista dell'Uruguay - Le immagini della disfatta - Ci qualifichiamo o no?

E adesso cosa facciamo? Domanda che percorre come un brivido l'ambiente Italia, inteso come il gruppo che a Natal prepara la sfida con l'Uruguay e come la gente che davanti al televisore (anche con la Costa Rica ascolto super (18.670.804 ascolto medio tra Rai e Sky) ha osservato con stupore la nazionale sciogliersi al cospetto di un avversario sulla carta ampiamente inferiore. Come uscire dalla crisi, riprendersi e rimettersi in piedi prima dell'Uruguay? E, soprattutto, perché siamo caduti dopo aver dato dimostrazione contro l'Inghilterra di essere in forma e tatticamente equilibrati. Dubbi coi quali si misura in queste ore Prandelli accompagnato dal suo staff, mai così certo come in occasione della trasferta brasiliana di avere a disposizione strumenti e dati per monitorare istante dopo istante lo stato di salute degli azzurri. Proprio da qui bisogna partire: la condizione fisica. Il grande punto interrogativo e l'aspetto che più ha deluso nella sfida con la Costa Rica.

1 - PERCHE' ABBIAMO SCHIERATO GIOCATORI FUORI FORMA?

Alla vigilia del Mondiale Prandelli aveva garantito che non si sarebbe ripetuto l'errore della finale di Euro2012, giocata con una parte della squadra sulle ginocchia perché non aveva recuperato fisicamente gli sforzi della semifinale. Anche per questo erano stati chiesti (e ottenuti) i test medici di aprile a Coverciano e lo staff aveva impostato la preparazione usando strumenti tecnologici innovativi. Che fine hanno fatto quei dati? Perché contro la Costa Rica sono scesi in campo giocatori in palese crisi di condizione? Thiago Motta boccheggiava dopo i primi minuti, De Rossi faticava a correre e gli stessi Candreva e Marchisio sono parsi stanchi. Chi ha sbagliato valutazione? Prandelli o lo staff di medici e preparatori?

2 - IL CALDO E' DIVENTATO UN ALIBI?

Sì, anche se questo non significa che le condizioni meteo a Recife e Manaus non siano state difficili. Abbiamo passato la vigilia della sfida con la Costa Rica parlando dei time out (che la Fifa non ha concesso) e che evidentemente interessano solo noi, visto che nessun'altra nazionale ne ha fatto un motivo di recriminazione. Il cado di Recife era reale ma non eccessivo. La conferma l'ha data il professor Castellacci alla fine della partita, smentendo i giocatori che parlavano solo di quello per spiegare la figuraccia contro i costaricensi. Le parole di Thiago Motta, che ha evocato complotti della Fifa contro l'Italia, sono il prodotto di un avvicinamento alla partita in cui il problema del caldo - peraltro noto da mesi - è stato ingigantito e manipolato a dismisura.

3 - PERCHE' DOVREMMO ESSERE OTTIMISTI SUL RECUPERO DI ENERGIE PRIMA DELLA SFIDA CON L'URUGUAY?

Già, perché? Prandelli ha detto che la seconda partita era difficile così come lo era stata un anno fa contro il Giappone in Confederations. Eppure tra Inghilterra e Costa Rica sono passate 136 ore mentre prima dell'Uruguay ce ne sono solo 94 con l'aggravante che Cavani e compagni godono di un giorno in più di recupero. Le promesse fatte a caldo nella pancia dello stadio di Recife rischiano, insomma, di restare solo parole. Difficilmente a Natal troveremo condizioni ambientali e di recupero fisico migliori di quelle che ci hanno 'ammazzato' a Recife. Non è una buona notizia, ma è meglio dirselo subito e prepararsi al meglio.

4 - ABBIAMO PROBLEMI IN DIFESA CHE NON RIUSCIAMO A RISOLVERE?

La risposta (purtroppo) è sì. Prendiamo gol sempre e comunque, per errori dei singoli o per disequilibri di squadra. Quella con la Costa Rica è stata la decima gara consecutiva chiusa incassando almeno un gol e con questo ritmo diventa impossibile essere competitivi ad alto livello. Chi ha sbagliato? Diciamo concorso di colpa tra Darmian, lento a chiudere, Buffon, uscito male, e Chiellini, distratto su Ruiz. Però il problema è più ampio e, ad esempio, la Costa Rica ha dimostrato che l'Italia soffre maledettamente chi pressa alto, recupera palla e riparte in verticale trovandoci senza la copertura davanti alla difesa.

5 - ABBIAMO SOTTOVALUTATO LA COSTA RICA?

Probabilmente no, ma inconsciamente il post-Inghilterra ci ha un po' distratti. E' vero che Prandelli è andato in giro per mesi spiegando che i centroamericani non andavano presi alla leggera, però l'immagine che resterà nella memoria è Balotelli che in conferenza stampa, alla vigilia della partita, confessa candidamente di non sapere nulla dei suoi avversari del giorno dopo. Autogol anche dal punto di vista psicologico perché quell'alzata di spalle ha caricato i ragazzi di Pinto.

6 - PRANDELLI E' SOTTO PRESSIONE?

Non direi, anzi. Anche oggi i giornali lo criticano, ma la Gazzetta dello Sport chiede apertamente di non aprire alcun processo. I predecessori di Cesare sono stati messi in croce per molto meno. In generale Prandelli gode di ottima stampa ed è circondato di consensi, meritati ma che rischiano di abbassare oltre il limite fisiologico il livello della tensione. Nessuno lo ha criticato per la vigilia trascorsa parlando del caldo, nessuno ha messo in discussione il modulo da usare contro una squadra meno 'aperta' in campo dell'Inghilterra e nessuno ha sollevato obiezioni sulle scelte. Troppa grazie in una manifestazione in cui anche l'effetto-fortino ha storicamente dato risultati.

7 - IL TIKI-TAKA ITALIANO E' GIA' FINITO?

No. Contro l'Uruguay potrebbe venire utile, proprio perché la 'Celeste' è una squadra più simile all'Inghilterra e costretta ad attaccare per cercare la vittoria. Condizioni differenti rispetto a quelle trovate con la Costa Rica. Semmai fa riflettere il fatto che Prandelli abbia rinnegato la sua idea esprimendo concetti in apparente contraddizione con la filosofia insegnata a Coverciano e Mangaratiba: "Non possiamo pensare di tenere sempre il possesso, bisogna anche verticalizzare e andare dritti all'attacco". Tutto giusto, ma allora servono uomini adatti. E anche la difesa a 4 si sta dimostrando non la soluzione ideale. Al Mondiale stanno convincendo le squadre che giocano a 3: può non significare nulla, ma perché non prendere in considerazione un modulo che in fondo è quello della Juventus, che rappresenta la spina dorsale della nazionale?

8 - CASSANO E INSIGNE SONO DAVVERO MEGLIO DI PEPITO ROSSI?

In linea generale sì, ma se le condizioni sono quelle viste a Recife la domanda è lecita. Per giocare gli ultimi 20-30 minuti, tentando di fare la differenza con i colpi del singolo, anche Pepito Rossi sarebbe stato utile e, per esperienza e classe, forse anche più spendibile e competitivo di Insigne che è parso bloccato dall'emozione. La speranza è che Prandelli abbia in mente un utilizzo differente delle sue riserve.

9 - BUFFON E' MEGLIO DI SIRIGU?

Sicuramente, ma è altrettanto certo che Sirigu avrebbe dato garanzie adeguate per la Costa Rica mentre Buffon non è stato impeccabile in occasione del gol di Ruiz. La domanda, semmai, è se le seconde linee siano in reale competizione con gli 11-12 titolari che Prandelli ha in testa e se ci sia o no una continua verifica interna delle gerarchie. Servirebbe.

10 - CIRO IMMOBILE DEVE AVERE PIU' SPAZIO?

Ha stupito molti la scelta di tentare la rimonta contro la Costa Rica inserendo via via Cassano, Insigne e Cerci e tenendo fuori il capocannoniere dell'ultima serie A. Contro l'Inghilterra Ciro Immobile non ha entusiasmato, ma Prandelli ha fatto un ragionamento diverso, cercando con Cassano l'uomo dell'ultimo passaggio e con Insigne-Cerci le ali in grado di allargare il campo. E' andata male.

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Giovanni Capuano