Ventura, 5 motivi per essere fiduciosi dopo Italia-Germania
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Ventura, 5 motivi per essere fiduciosi dopo Italia-Germania

L'amichevole di San Siro (0-0) regala certezze al ct: giovani ok, Belotti titolare, personalità e una difesa con alternative

E' andata bene, anche se il palo ha negato a Belotti la gioia del gol e all'Italia la vittoria sulla Germania. Amichevole sperimentale per tutti - nel senso che sia noi che i tedeschi abbiamo imbottito la squadra di seconde linee per fargli testare il grande calcio -, ma le indicazioni della notte di San Siro (risultato finale 0-0) sono positive e consentono a Ventura di guardare al futuro con un pizzico di fiducia in più.

Non sarà facile, ma il cammino da qui al 2 settembre 2017 giorno di Spagna-Italia potrà regalare soddisfazioni. E, soprattutto, il calcio italiano non è il deserto di talento che si temeva solo qualche mese fa. Qualcosa sta germogliando dietro ai vecchi che ci hanno fatto fare bella figura all'Europeo di Francia e alcuni ragazzi stanno bruciando le tappe per essere pronti in fretta ad assumersi la responsabilità. Bene così.

Personalità e giovani senza paura contro la Germania

A far brillare gli occhi è la personalità con cui il gruppo ha affrontato senza paura un'amichevole che Ventura avrebbe preferito più morbida per fare esperimenti. Il calcio moderno non lo consente perché la Figc, al pari di qualsiasi altro club, è a caccia dei soldi delle tv e un Italia-Germania vale tanto in termini economici. Però non siamo naufragati e la base su cui lavorare c'è: Zappacosta, Belotti, Rugani, Romagnoli, Donnarumma e Bernardeschi per fermarsi solo a quelli visti in campo contro i tedeschi. Tutti bene.

L'inizio degli azzurri non è stato facile. Il 3-4-3 non si è rivelato il modulo più adatto per contrastare la nazionale di Loew, ma qui è emersa la personalità di una squadra che ha saputo correggersi in corsa e prendere in mano il proprio destino. La ripresa è stato un crescendo fino a mettere alle corde la Germania. Che sarà pure stata sperimentale, ma rimane comunque una grande avversaria.

Belotti è il centravanti del futuro (e la difesa ha alternative)

La conferma più importante viene invece da Belotti. Dopo tanto peregrinare l'Italia sembra aver trovato il centravanti del presente e del futuro: sempre in partita, capace di lottare su ogni pallone e spesso decisivo. Che contro i tedeschi si sia fermato al palo è un dettaglio della cattiva sorte. La sua prestazione è stata ancora convincente sia dal punto di vista del coraggio che dell'apporto alla squadra. Così anche Balotelli diventa un rimpianto meno forte e Ventura si può permettere di aspettarne l'eventuale esplosione al Nizza per decidere se e come convocarlo.

A San Siro, poi, Bonucci ha fatto da chioccia alla linea difensiva con Rugani e Romagnoli. E' andata bene, pur con un po' di fortuna ma il senso dell'esperimento riuscito c'è e il ct ha ora la consapevolezza di non dover pregare tutti i giorni per la tenuta atletica di Barzagli e Chiellini. Che saranno ancora i titolari, ma un po' meno obbligati a presenziare sempre.

Senso del gruppo e leadership dei senatori

Detto che ci sono anche ombre - ad esempio la difficoltà di Verratti a prendere in mano la nazionale e un modulo che ha bisogno di essere più protetto del 3-4-3 visto a San Siro - l'ultimo elemento di fiducia che emerge dal 2016 di Ventura sulla panchina azzurra è la leadership riconosciuta dei senatori da cui è ripartito. Buffon è un monumento che può permettersi anche di far crescere alle sue spalle un fenomeno come Donnarumma, De Rossi sta facendo la guida in mezzo al campo con risultati eccellenti.

Si sta creando un senso del gruppo importante. C'è freschezza e si respira voglia di fare. Forse anche l'imminenza di una sfida quasi impossibile con la Spagna ha cementato una squadra che un mese fa pareva in difficoltà (ricordate l'affanno contro la Macedonia?). Ora Ventura potrà lavorare negli stages chiesti e concessi dalla Lega. Sulla partenza del campionato prima di Ferragosto la partita è, invece, persa. Come era scontato e forse giusto che fosse.

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Giovanni Capuano