Poca Italia. Conte, la strada è lunga
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Poca Italia. Conte, la strada è lunga

Pareggio sofferto contro la Croazia nella notte della vergogna degli ultrà a San Siro

C'è un momento in cui la distanza tra noi e la Croazia in termini di qualità emerge con la massima chiarezza. Siamo a metà del secondo tempo e la follia degli ultras croati non ha ancora costretto a pensare (e parlare) d'altro; il possesso palla biancorosso è irridente (66,4%) e la difesa azzurra sta sbandando pericolosamente. Conte ci ha appena messi con un 4-4-1-1 che assomiglia tanto a un fortino per proteggere il pareggiotto che sta uscendo dalla sfida di San Siro, quasi consapevole dell'impossibilità di fare noi la partita e di interrompere il monologo di Rakitici e compagni. Una sensazione che anche la gente accorsa in massa coglie, provando a svegliare gli azzurri, ma anche seguendo con rassegnata sopportazione l'esercitazione tattica croata. Poi arrivano i razzi in campo, Kuipers ferma tutto e quando si ricomincia a giocare l'assedio è rotto. Nel finale arriva una fiammata della nazionale e si torna a casa con il punto di prima e con il sollievo di qualche tentativo verso la porta di Subasic. Poca roba. La classifica ride, ma la strada verso il ritorno ad alti livelli è lunghissima. Questo il verdetto della notte di Milano. Amaro e impietoso.

Niente spettacolo, niente vittoria. Conte alla viglia aveva chiesto i tre punti e la prestazione. Alla fine è costretto a difendere i suoi e a spiegare che va bene così. Può avere ragione e ci accontentiamo, anche perché il bilancio rimane ampiamente positivo grazie al blitz settembrino in Novergia, però non si può certo parlare di passo avanti e la sensazione è che la spinta propulsiva del nuovo corso si stia lentamente spegnendo. Eravamo partiti con il piede schiacciato sull'acceleratore, poi le vittorie striminzite con Azerbajian e Malta e questo pareggio di San Siro ci hanno riportato alla dura realtà. Del resto non è semplice esprimere qualità quando in campo hai una mediana composta quasi unicamente da giocatori di gamba come De Rossi e Marchisio, oppure onesti comprimari alla Candreva e Soriano. Dall'altra parte di sono Modric, Rakitic e Perisic: la differenza c'è e si vede tutta. E' vero che mancavano Pirlo e Verratti all'arco di possibilità di Conte, però la crisi è più profonda.

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Il ct ha chiesto di "non sparare sui ragazzi perché devono crescere e ci dovranno dare grandi soddisfazioni". Il pubblico di San Siro, quello rimasto dopo la vergogna croata, sembra aver capito e sono arrivati applausi e non fischi. Già dalla doppia trasferta in Bulgaria e Croazia, però, bisognerà vedere qualcosa di diverso. L'ex tecnico juventino è stato preso come top manager e boost del calcio italiano: deve dimostrare di essere un valore aggiunto da subito, anche perché il tempo non è tantissimo. Il materiale è poco, vero, ma con quallo ci dovrà portare ad Euro 2016 e una volta lì costruire quella che ha definito "una macchina da guerra" in grado di dare fastidio a tutti.

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Il lato positivo della sfida con la Croazia è, semmai, proprio quello caratteriale. Seppure in difficoltà tecnica e tattica evidente, gli azzurri non si sono mai lasciati andare. Hanno risposto con sollecitazione ai cambi di modulo di Conte (dal 3-5-2 interpretato con la linea difensiva bassa a cinque, poi il 4-4-1-1 e per finire il 4-3-3 quando sono entrati El Shaarawy e Pellé), nelle rare occasioni in cui hanno avuto palla tra i piedi hanno cercato la strada della porta e, in generale, non hanno mai dato l'idea di mollare. Zaza e Immobile si sono immolati in un lavoro massacrante, lasciati spesso soli nella metà campo avversaria, con troppi metri da percorrere in solitudine. Eppure i pericoli maggiori, se si eccettua il match point avuto sul piede da Perisic, li abbiamo creati noi e il pareggio del numero 4 del Wolfsburg che piace tanto al Napoli è stato un gentile omaggio di Buffon. Non avesse spanciato il nostro portierone, magari avremmo assistito a una partita diversa, in difesa e di sofferenza ma con qualche idea di contropiede in più. Invece la papera di Gigi ha rimesso subito in equilibrio la gara e la sinfonia croata ci ha irretito.

La classifica racconta di un primato a quota 10 punti in condominio con la Croazia e una lunghezza avanti alla Norvegia  che ha vinto in Azerbajian. La Bulgaria, che doveva fare paura a tutti, è staccatissima dietro e contro Malta si è buttata via. La strada per l'Europa è, insomma, in discesa e basterà non fare disastri a Zagabria e in casa contro i norvegesi. Altro discorso quello tecnico. Ma il nostro calcio oggi è questo e sperare di ribaltare tutto in una notte sarebbe stata utopia.

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Giovanni Capuano