Inter, processo a Mazzarri e al turnover mancato
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Inter, processo a Mazzarri e al turnover mancato

Contro il Cagliari crollo per stanchezza, ma è il tecnico ad aver scelto una rosa ristretta che gioca sempre. La rabbia di Thohir

Spiegazione numero uno, quella del tifoso che lasciando San Siro ancora faticava a capire come la seconda difesa meno battuta del campionato potesse aver incassato 4 gol in un tempo dal Cagliari: mancanza di attenzione, approccio sbagliato e vecchi vizi riemersi tutti insieme. Insomma, una botta di presunzione costata cara all'Inter. Spiegazione numero due, quella ufficiale dettata da Mazzarri: "Colpa mia, dovevo fare più turn over, arrivavamo sempre secondi sul pallone". Probabilmente il pomeriggio da incubo dell'Inter, passata in meno di un'ora da possibile terza forza del campionato a squadra sull'orlo di una crisi di nervi, si spiega con entrambe le letture. Le colpe, però, sono evidenti e sia in un caso che nell'altro portano dritte alla panchina di Mazzarri, parso anche lui incredulo per lo spettacolo cui stava assistendo.

Allarme calendario anche a ottobre
Chi, se non il tecnico, avrebbe dovuto capire in settimana che la squadra aveva le gambe pesanti per la rapida sequenza di impegni? I segnali sono stati sottovalutati, ma anche l'alibi stanchezza finisce per rivelare una possibile (e ancora più preoccupante) fragilità. E' vero che quella contro il Cagliari è stata la 5° partita giocata in 14 giorni, ma Mazzarri sa benissimo che questo è un problema che si ripeterà spesso nel corso della stagione, anche quando fatalmente i serbatoi della benzina saranno meno pieni di oggi. E il filotto che lo attende tra il 19 ottobre e il 2 novembre (Napoli e Saint Etienne in casa, Cesena fuori, Samp a San Siro e Parma in trasferta) è sul piano tecnico ancor più probante di quello appena superato. L'Inter deve rassegnarsi a questi improvvisi crolli di condizione? L'alibi stanchezza, poi, doveva valere anche per il Cagliari di Zeman, certamente meno preparato dell'Inter ad affrontare il triplo impegno in una settimana. Invece i sardi volavano e gli interisti no...

Il turn over negato
Juan Jesus (723), Handanovic (660), Kovacic (576), Hernanes (572), Vidic (565), Ranocchia (561), Icardi (557), Osvaldo (546) e Dodò (522): giocatori che in comune hanno il fatto di aver disputato almeno il 70% dei 750 minuti circa ufficiali di questo avvio di stagione. Sono in tutto 9 e rappresentano la spina dorsale della squadra di Mazzarri. Nell'elenco manca Medel (425 minuti su 472 in campionato) solo perché squalificato in Europa League. La scelta del tecnico in questo inizio è stata chiara: provare a dare continuità a una rosa ristretta che gli stava dando equlibrio e risultati. Gli infortuni (Palacio e Jonathan) c'entrano poco nella decisione, ad esempio, di concedere a M'Vila pochissimo spazio in campionato (75') e molto in Europa League (280'), oppure di considerare Kuzmanovic un'opzione solo per i viaggi continentali, azzerandolo in serie A (5 panchine su 5).

Errori e disattenzioni
L'emblema è Vidic, preso per fare esperienza e peso al reparto difensivo, celebrato come cerniera insuperabile, ma alla prova dei fatti in difficoltà nell'ambientamento nel calcio italiano. A Torino ha debuttato con un rigore provocato e un rosso per gli applausi al direttore di gara (voto 5), al rientro a Palermo ha regalato un gol a Vazquez (voto 5), poi si è ripreso contro l'Atalanta (6,5) e davanti ai furetti sardi è crollato insieme a tutti gli altri (4,5). E' evidente che il serbo può e deve dare di più, ma l'approccio non è stato dei migliori. Quanto meno non è riuscito a sopperire con la sua qualità e con il carisma alle amnesie dei compagni di banco. Era una delle cose che gli si chiedevano facendogli sposare a 33 anni (li compie il 21 ottobre) la causa dell'Inter.

Thohir tra conti e campo
Il crollo con il Cagliari ha avuto l'aggravante di essere avvenuto sotto gli occhi sconcertati di Thohir. E' stato descritto come molto arrabbiato per quanto visto a chiusura di una settimana non facile nemmeno dal punto di vista dei conti, con il bilancio chiuso in profondo rosso (-85 milioni di euro), l'apertura del dossier Uefa sul fair play finanziario e i continui richiami al sistema-serie A per provare a stimolarne la crescita. A San Siro ha parlato il dt Ausilio, uomo forte in questo momento: "Se una squadra vuole diventare grande deve essere più umile e cattiva. Non è possibile regalare quattro gol di cui uno regalando l'assist e gli altri con le palle che vagavano in area ma su cui gli altri arrivavano sempre prima". Impossibile ma successo. Il perché non è ancora del tutto chiaro.

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Giovanni Capuano