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Inter, notte in testa alla classifica: Icardi, Spalletti e l'arte di soffrire

Era dal 1997/98 che i nerazzurri non partivano così forte. Contro la Samp spettacolo e pathos finale: la mano del tecnico si vede sempre più

Ventisei punti in dieci giornate, imbattuta e a punteggio pieno in casa. Era dal 1997/98 che l'Inter non partiva così forte in campionato e il successo sulla Sampdoria (3-2) regala ai nerazzurri una notte in testa da soli. Premio parziale e meritato, anche se San Siro ha dovuto prima applaudire e poi soffrire contro i blucerchiati risaliti dallo 0-3 al 2-3 con assalto finale.

Il bicchiere è più che mezzo pieno, però, anche se Spalletti non ha certo apprezzato il blackout nella riprea di una partita altrimenti dominata con picchi mai raggiunti prima nel corso della stagione. Un calo mentale che non allarma, essendo stata fin qui la squadra nerazzurra quella più prolifica nei finali, ma che deve essere oggetto di analisi perché non si ripeta.

In un campionato in cui le grandi corrono a velocità tripla, con la zona Champions League che rischia di alzarsi oltre quota 80 punti, lasciare per strada qualcosa può pesare tantissimo. Spalletti è specialista in grandi punteggi: nelle ultime 67 partite di Serie A tra Roma e Inter ha raccolto 159 punti con una media stratosferica di 2,37 a gara. Una macchina.

Skriniar InterSkriniar in gol contro la Sampdoria - 24 ottobre 2017Emilio Andreoli/Getty Images

Identità e capacità di soffrire

La prima chiave della trasformazione nerazzurra rispetto alla passata stagione è la capacità di soffrire. I blackout non sono spariti, ma la squadra non esce più completamente di partita e si aggrappa ai suoi leader. Tra i quali c'è Perisic, protagonista contro la Sampdoria di un recupero difensivo su Quagliarella possibile solo quando si è mentalmente disponibili alla sofferenza.

Spalletti ha cambiato pelle all'Inter e lo ha fatto dalle fondamenta. L'identità è chiara, nessuno butta mai via il pallone anche nelle situazioni più complesse e il fraseggio inizia bassissimo, anche dai piedi di Handanovic se necessario. A Napoli l'Inter si è difesa così per 90 minuti senza quasi mai andare in affanno e anche contro la Samp vi si è rifugiata nel momento della difficoltà.

Convinzione ritrovata

L'altro miracolo di Spalletti è stata la capacità di ridare convinzione a un gruppo che aveva chiuso nel peggiore dei modi la passata stagione. Alcuni non parevano nemmeno riproponibili a San Siro e, invece, ora escono tra gli applausi. Nagatomo, D'Ambrosio, Candreva per citare tre nomi hanno un volto completamente diverso e sono pilastri della squadra.

E' come se la spinta emotiva consentisse di andare oltre la difficoltà, prima fra tutte una panchina eccessivamente corta in cui l'Inter fatica a trovare le alternative. Alla lunga potrebbe essere un limite condizionante, ma ad oggi bastano i titolari più due-tre alternative per restare nella zone altissime della classifica.

Icardi leader e attaccante completo

E poi c'è Icardi, che per la quarta stagione di fila è arrivato in doppia cifra come non accadeva all'Inter dai tempi di Vieri. I suoi numeri sono impressionanti: 89 gol in 156 presenze con la maglia nerazzurra, 82 in 135 di campionato. A 24 anni e con ancora tutta la vita davanti.

Ma il vero salto di qualità è avvenuto fuori dall'area di rigore dove l'argentino è sempre stato letale. La trasformazione iniziata con Mancini si sta completando con Spalletti che ne ha fatto un uomo in grado di partecipare in pieno alla manovra della sua squadra. Senza pensare di snaturarne le qualità, ma esaltandone la leadership.

Dopo le polemiche della passata stagione nessuno più si sogna di mettere in discussione la sua fascia di capitano. Non era scontato e i 110 milioni di euro della clausola (valida fino al 20 luglio e solo per l'estero) ora sembrano un argine di difesa non sicurissimo per l'Inter e i suoi tifosi.

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Giovanni Capuano