Il calvario senza fine di Pato, campione fragile. In due anni 68 partite saltate
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Il calvario senza fine di Pato, campione fragile. In due anni 68 partite saltate

Lesione all'adduttore sinistro: il Milan torna sul mercato. La speranza dopo le Olimpiadi: "Sono tranquillo". In un anno solo 5 gol in gare ufficiali

Il nuovo infortunio di Pato spalanca voragini di incertezza sul futuro dell'attaccante brasiliano e non solo perché il Milan è stato costretto a correre ai ripari sul mercato. La scelta di cercare di fa rarrivare al volo Zè Eduardo testimonia lo stato d'allarme della dirigenza rossonera.

Pato è stato bloccato da un problema all'adduttore sinistro. Non è una new entry nell'elenco sterminato dei guai muscolari del Papero che dal gennaio del 2010 sono arrivati alla cifra di 13, quasi uno ogni due mesi, e che lo han no costretto a saltare 68 partite ufficiali, quasi due campionati interi. Già nel novembre 2010 Pato era stato vittima di una distrazione all'adduttore della gamba sinistra che allora gli era costato uno stop di 4 gare.

Ora la situazione è più complessa perché dopo la prima metà di 2012 somigliante a un vero e proprio calvario il Milan era convinto di aver risolto i guai fisici del giocatore. Lui stesso a Stoccolma dopo l'amichevole contro la Svezia, ultimo impegno del suo tour con la maglia della Selecao, si era sbilanciato: "Ho provato a dimenticare tutti i miei problemi. Ora sono tranquillo, felice e voglio giocare il più possibile".

Parole cancellate dal crac avvenuto in allenamento a Milanello dopo un contrasto con un compagno di squadra. Pato era tornato al calcio giocato a fine maggio quando si era aggregato alla nazionale brasiliana in preparazione di Londra 2012. Aveva giocato complessivamente 86 minuti nelle amichevoli contro Stati Uniti, Messico e Argentina mettendo a segno anche un gol contro gli Usa. Poi era volato alle Olimpiadi dove aveva fatto la riserva di Leandro Damiao con una sola presenza da titolare contro la Bielorussia (con gol) e solo una manciata di minuti nelle altre tre partite fino alla medaglia d'argento.

Quindi l'amichevole di Ferragosto a Stoccolma e l'emozione di 2 reti nei 16 minuti concessi da Menezes. Se si considera che da gennaio alla fine della stagione Pato era stato in campo solo 278 minuti si capisce come il rientro ai ritmi di allenamento di Milanello fosse atteso con speranza e apprensione.

Anche il 2012, invece, si sta rivelando un calvario. Infortunio di gennaio contro il Novara, rientro (7 minuti) contro l'Arsenal, nuovo k.o. dopo il primo tempo della sfida scudetto contro la Juventus il 25 febbraio e stiramento-choc al Camp Nou quando Pato viene lanciato nella mischia ma dura solo 14 minuti. In mezzo c'era stato l'ennesimo viaggio della speranza dal professor Carrick della Life University of Marietta di Atlanta, le parole convinte di Galliani ("Abbiamo trovato la soluzione ai problemi di Pato") e quelle molto più pesanti di Meersseman.

Era il 5 aprile e il guru dei muscoli rossoneri aveva detto: "Quando sarà guarito ancora una volta saremo punto e a capo. Chi si prenderà la responsabilità di rimandarlo in campo? Stuoli di medici e fisioterapisti lo hanno visto e curato. Non so più a che santo votarmi. Ho chiesto alla mia consigliera spirituale di pregare per lui". Dichiarazioni che avevano costretto il Milan a una nota ufficiale per puntualizzare che Pato sarebbe stato curato e certamente guarito.

Era seguito il lavoro a Milanello e la convocazione per l'ultima contro il Novara prima dell'estate con la Selecao e le vacanze con Barbara Berlusconi. In via Turati si respirava un cauto ottimismo e la partenza di Ibra aveva spianato la strada della maglia numero 9 al Papero. Nuove responsabilità e un ruolo da leader da guadagnarsi in campo. Ora lo stop in allenamento che riporta indietro la lancetta del tempo.

Dal gennaio 2010 a oggi Pato ha marcato visita già 68 volte. Nella stagione scorsa è stato più in infermeria (35 partite saltate) che a disposizione di Allegri: 18 presenze, 872 minuti complessivi e 4 gol. Per non trovarsi scoperto Galliani ha deciso che questa volta non si poteva rischiare e ha chiamato Zè Eduardo. In attesa di buone notizie dallo staff medico e per non doversi affidare alle preghiere o rimpiangere ancora il pacchetto di milioni che lo sceicco Al Thani gli aveva garantito pur di spedire il brasiliano a Parigi. Gennaio 2012, una vita fa. Oggi forse anche Berlusconi non si opporrebbe alla cessione.

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Giovanni Capuano