Al Napoli la Coppa Italia della vergogna
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Al Napoli la Coppa Italia della vergogna

10 feriti (uno grave) negli scontri prima di una finale all'insegna delle miserie del nostro calcio - Il video della Polizia  - Le immagini della follia - "Genny a' carogna"

Pochi minuti prima che Insigne realizzi il doppio vantaggio del Napoli nella finale di Coppa Italia contro la Fiorentina, l’Ansa batte la notizia che il trentenne tifoso partenopeo colpito da un proiettile alla colonna vertebrale (il più grave dei dieci feriti nella battaglia di Roma) sta giocando la sua personalissima partita per la vita nella sala operatoria dell’Ospedale Villa San Pietro.

In precedenza, lo "spettacolo" in diretta TV dei razzi tirati sul campo dell’Olimpico con ferimento di un vigile di fuoco, l’annuncio dell’accordo tra gli ultrà (prontamente smentito dopo il fischio d’inizio, inclusi i soliti, inqualificabili cori inneggianti al Vesuvio…) di assistere in silenzio al match, l’immagine del capo-tifoso del Napoli inquadrato dalle telecamere mentre sfoggia la T-shirt nera che inneggia alla libertà di Speziale, condannato per la morte dell’agente di polizia Filippo Raciti, assurdamente ammazzato mentre era in servizio in uno sciagurato derby Catania-Palermo. Il tutto con il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il presidente del Senato Pietro Grasso seduti in tribuna in attesa, come tutti gli altri, che l'incontro abbia una buona volta inizio…

Così, mentre Vargas accorcia le distanze per i viola, viene da chiedersi che senso abbia tutto questo. Attenzione: non che senso abbia il calcio, ma che senso abbia questo desolante calcio italiano, con stadi regolarmente vuoti che si riempiono poi per surreali eventi come quello cui abbiamo dovuto assistere questa sera. Lasciamo le condanne fintamente morali agli altri, accenniamo solo di sfuggita al grottesco di una vigilia della finale che ha visto le squadre ricevute in Vaticano da papa Francesco, ponendo invece una domanda: Uefa a parte, che posizione nel ranking mondiale vale tutto questo?

In attesa di una risposta da chi è chiamato a fare qualcosa per impedire la definitiva sconfitta del calcio nazionale, mentre vediamo i giocatori del Napoli sollevare quella che rimarrà (non certo per colpa loro, anche perché meritatamente conquistata con il 3-1 finale di Mertens a dispetto dell'inferiorità numerica dopo l'espulsione di Inler) la Coppa Italia della vergogna, andiamo a ripescare via google le parole di Fabiana, l’allora quindicenne figlia di Raciti, davanti alla bara del padre: "Ciao papino, io non riesco a stare senza di te... Quando ho saputo della tua morte ho deciso di farmi del male, non mangiando e non bevendo più. Ma mi dicono che questi sono momenti difficili e bisogna farsi forza. Adesso spero solamente che la tua morte spinga la società a cambiare, perché tu sei un eroe. Io non riesco a stare senza di te, perché siamo uguali... Abbiamo gli stessi pregi e difetti, come le labbra grosse e un ginocchio che dà qualche problemino”. Era il 5 febbraio 2007, ma purtroppo sembra oggi.

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Paolo Corio