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Figc, ecco il bilancio integrato 2018: tutti i numeri dell'industria calcio

Dietro il pallone che rotola un fatturato da 4,7 miliardi di euro. Boom di tesserati, crescono le donne in attesa di Euro 2020

Oltre quattro milioni e 600mila praticanti, 1,4 milioni di tesserati alla Figc e 570.000 partite ufficiali organizzate in un anno solare. Ma anche 32,4 milioni di italiani che dichiarano interesse per il calcio in tutte le sue forme, tanto da confermarlo (ma non è una novità) come lo sport più amato nel nostro Paese, uno straordinario ricettore di passioni e attese.

Il bilancio integrato 2018 pubblicato dalla Figc, tradizione ormai consolidata negli anni, mostra però l'altra faccia della medaglia: i numeri che rendono il pallone non solo un passatempo diffuso ma anche una vera e propria industria. Un settore che fattura ormai 4,7 miliardi di euro (dal iper professionismo della Serie A ai settori giovanili e dilettantistici) e che è in grado di generare un impatto socio-economico benefico per altri 3 tra investimenti infrastrutturali, consumi, posti di lavoro creati (742 milioni in tutto), valore economico del benessere percepito (1,2 miliardi) e socialità.

Dove per socialità si intende quell'insieme di benefici che la pratica dello sport porta alla società e che vengono misurati in termini economici. Il calcio italiano non solo produce da solo il 12% del Pil del calcio mondiale, ma è ormai uno dei volani dei sistema paese. Conclusione che rafforza la necessità di agevolarne investimenti e sviluppo a partire dall'impiantistica nella quale restiamo in ritardo rispetto al resto d'Europa.

gravina figc uefaANSA/FABIO FRUSTACI

Tasse, scommesse e quanto produce il calcio

A maggior ragione considerando come il sistema calcio (dati aggiornati al 2016) contribuisca ormai per 1,18 miliardi di euro al bilancio dello Stato attraverso i versamenti di contributi fiscali e previdenziali. Un trend in crescita costante che porta a 11,4 miliardi di euro il conto dal 2006, arco temporale in cui i contributi versati dal Coni alla Figc per la promozione del pallone a livello giovanile e dilettantistico sono stati in tutto 749 milioni, con tagli drastici e progressivi.

Lo studio del bilancio integrato stima in 15,2 euro il ritorno dello Stato per ogni euro investito nel pallone. Un numero che deve far riflettere anche in periodi di vacche magre per i conti generali.

Anche i settori dell'indotto legato al calcio continuano a crescere dal punto di vista della dimensione economica. E' il caso delle scommesse la cui raccolta generale in Italia si è attestata nel 2018 a 9,1 miliardi di euro di cui il 73% generato proprio dal pallone nelle sue diverse forme. Denaro di cui poco torna al sistema con le attuali norme. Il 'calcio business' pesa per il 35% nel settore più ampio dello spettacolo italiano (il triplo rispetto al cinema) e per l'81% rispetto al business totale dello sport in Italia.

La crescita costante del calcio femminile

Non tutto, ovviamente, si può misurare in euro e numeri. Alcuni progetti sono avviati e daranno risultati concreti solo con il passare degli anni, ma intanto si può misurare lo stato di salute del calcio femminile alla vigilia del 2019 in cui la nazionale in rosa è tornata a misurarsi nel Mondiale con record d'ascolti e interesse popolare.

Nel 2017-2018 le tesserate del movimento erano arrivate a quota 25.896 con un incremento del 39% rispetto alla stagione precedente e una curva in crescita costante dal 2008. Si sono consolidate le grandi squadre nella Serie A ma la scommessa sarà misurare l'effetto Mondiale su tante bambine e ragazzine che hanno scoperto un mondo forse sconosciuto alle più.

Lo stesso vale per l'attività giovanile che ha coinvolto 833mila tesserati e che rappresenta la base del sistema e per l'attività nelle scuole che ha reso partecipi di percorsi di condivisione e formazione oltre 200mila studendi in tutto il Paese.

Un quadro che apre all'anno dell'Europeo in parte ospitato in Italia (si comincia il 12 giugno con la sfida inaugurale Italia-Turchia all'Olimpico di Roma) e che dovrà rappresentare anche il momento del rilancio definitivo dal punto di vista agonistico. Non eravamo all'Anno Zero dopo l'umiliante eliminazione mondiale per mano della Svezia, adesso siamo pronti a dimostrarlo con la maglia azzurra che rappresenta il vertice e la vetrina più bella di un sistema ormai stabilmente inserito nei primi dieci a livello industriale della Penisola.

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Giovanni Capuano