Ma a che titolo De Sanctis accusa la Juventus?
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Ma a che titolo De Sanctis accusa la Juventus?

Il portiere della Roma parla di potere bianconero nell'influenzare gli arbitri. Parole rese ancora più gravi dal fatto che arrivano da un consigliere Figc

L'uscita a valanga di Morgan De Sanctis sul potere della Juventus e la capacità di influenzare gli arbitri, arrivata a 11 giorni dalla sfida dello Stadium e alla vigilia della ripresa del Campionato, spiega bene quanto sia stata difficile e provvidenziale l'opera di Conte nella settimana azzurra. I veleni del big match non hanno ancora finito di produrre effetti. Juventini e romanisti rimangono fieramente su fronti opposti e tenerli insieme a Coverciano è stato una specie di miracolo, reso possibile solo dalla durezza con cui, sfruttando il tweet di Bonucci, Conte ha eretto un muro tra "dentro" e "fuori". Certo, anche il ct ha compiuto una mezza scivolata lasciando che Buffon - seduto accanto a lui in conferenza stampa - attaccasse Totti. Però l'argine di difesa da polemiche e veleni ha tenuto. Non è un caso che, appena chiusa la parentesi azzurra, sia tornato a soffiare vento di tempesta. I vertici del calcio italiano hanno, forse, sottovalutato l'impatto della serata di Torino. Un'onda lunga, destinata a non esaurirsi col tempo.

De Sanctis parla da romanista o da consigliere Figc?

A rendere inopportune le dichiarazioni di De Sanctis (in sintesi, la Juventus vince con qualsiasi mezzo, è potente e gli si concede tutto, i suoi giocatori influenzano gli arbitri e non è un caso che in Europa faccia fatica) non è tanto il contenuto dei suoi pensieri, che in democrazia sono legittimi quanto quelli di tutti gli altri che hanno preso una posizione su Rocchi e dintorni. No. A lasciare perplessi, usando un eufemismo, è che a parlare di condizionamenti e sistema sia uno che di questo mondo fa parte con un ruolo da protagonista. Morgan De Sanctis non è un giocatore e basta. Non è solo il portiere della Roma, ma è anche un componente del Consiglio federale Figc in quota assocalciatori.

A che titolo ha parlato della sudditanza psicologica? E' accettabile che un atleta che siede in via Allegri abbia un'opinione così netta (e non positiva) di una componente fondamentale come quella dei direttori di gara? Quando attacca Platini, definendo inopportune le sue parole sulla Juventus, ha calcolato le possibili ripercussioni per il calcio italiano anche solo a livello di immagine? Oltretutto l'intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport dovrebbe finire all'attenzione del procuratore Palazzi, quanto meno nella parte in cui accusa la Juventus di studiare a tavolino le forme di pressione in campo quando si verificano episodi dubbi. Va tutto bene o ci dobbiamo aspettare un deferimento?

L'autogol di Nicchi

Che l'onda lunga dei veleni di Juventus-Roma sia stata sottovalutata lo dimostra anche l'improvvida uscita del capo dell'Aia, Marcello Nicchi a inizio settimana. Condivisibile la sua difesa di Rocchi, sottoposto a un linciaggio indegno e sul qualche molti, soprattutto in Parlamento e dintorni, si sono fatti pubblicità solleticando la pancia del tifoso senza calcolare le possibili conseguenze. Però, come abbiamo già sottolineato, prendere la parola a una settimana dalla partita per trincerarsi dietro un non meglio precisato parere Uefa e Fifa, negando anche l'evidenza ("Secondo le immagini Rocchi non ha commesso errori" come se il gomito di Maicon non sia stato ampiamento dimostrato essere fuori dall'area) non mancherà di regalare argomenti a chi vuole vedere complotti dietro l'arbitraggio dello Stadium.

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Intanto Allegri ha cambiato idea...

In attesa di rituffarci nel prevedibile caos del campionato italiano, registriamo anche la conversione di Massimiliano Allegri sulla via di Vinovo e i pensieri di Thohir su Calciopoli e dintorni. Il tecnico della Juventus, che in passato aveva avuto più di un'occasione di scontro con la Juventus sulle questioni arbitrali, adesso la pensa diversamente e l'ha fatto sapere. Si è iscritto anche lui al partito della 'Juve contro tutti', secondo il quale ogni polemica nasce solo perché a Torino vincono e altrove no. Lettura, questa, di cui fino a sei mesi fa avrebbe riso per non dire altro. La coerenza nel mondo del calcio paga poco. Non è il primo a cambiare idea e non sarà neanche l'ultimo. Thohir, invece, ha toccato il tasto dolente di Calciopoli per spiegare la retrocessione dal 2006 a oggi del sistema Italia da punto di riferimento a quarto campionato in Europa. Tesi cara al mondo juventino e che ha un suo fondamento nei numeri. Detta dal proprietario (indonesiano) dell'Inter fa sorridere.

Quanto a Calciopoli, rimane un tema scottante. Lo dimostra il duello nato sull'amichevole di marzo tra Italia e Inghilterra. Si gioca a Torino. Dove? Le cronache ufficiali raccontano di una spasmodica voglia della Juventus di portare l'evento allo Stadium e del desiderio della Figc di utilizzare questo evento come tavolo della pace su mille questioni, dalle posizioni anti-Tavecchio di Agnelli alla richiesta danni da 443 milioni di euro che continua a pendere sul capo della Federcalcio. Peccato che a Torino raccontino una storia molto diversa. A premere per portare la nazionale di Conte in casa-Juve (e non all'Olimpico granata) sarebbe proprio Tavecchio, con Agnelli disponibile ad ospitare Conte nel suoi vecchio stadio ma non a farne una questione di politica sportiva e a calare le braghe. Soprattutto su Calciopoli, richieste danni e dintorni. E' tornato il campionato. Buon divertimento.

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Giovanni Capuano