Crisi Manchester City: in Europa fallisce e lo sceicco conta i debiti
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Crisi Manchester City: in Europa fallisce e lo sceicco conta i debiti

Il club di Mancini è ad un passo dall'eliminazione in Champions mentre il disavanzo nelle casse preoccupa in vista del Fair Play finanziario

"Questa squadra ha tanto talento, ma manca d'esperienza nell'Europa che conta". Queste le parole di Roberto Mancini lo scorso anno, dopo l'eliminazione del suo Manchester City dal girone di Champions League dove c'era anche il Napoli. Un anno dopo, in seguito al 2-2 casalingo contro l'Ajax, l'eliminazione è nuovamente ad un passo. Una partita dalle mille polemiche, con un rigore negato agli inglesi e un gol annullato ad Aguero per un fuorigioco molto dubbio di Kolarov. Nell'ultima azione disponibile, con un netto fallo in area su Mario Balotelli, l'arbitro Rasmussen si è portato il fischietto alla bocca ma invece di assegnare il penalty ha fischiato la fine. Ne è nata una mischia che solo per poco non è sfociata in rissa vera e propria, con Roberto Mancini entrato in campo a sua volta per chiedere spiegazioni al direttore di gara. La situazione del gruppo D è ora disperata per il City, ultimo a 2 punti sotto Borussia (8), Real Madrid (7) e Ajax (4).

La posizione del tecnico italiano si fa adesso sempre più complicata, soprattutto alla luce degli investimenti fatti dallo sceicco Mansour. Adesso il club conta un fatturato di circa 87 milioni di sterline mentre il costo della rosa ammonta a 122 milioni. Il disavanzo della società è in continuo passivo dal 2009, anno in cui Mansour aveva investito parecchi milioni di sterline non solo nella squadra ma anche nelle infrastrutture, nella comunicazione e nei servizi fino ad aumentare il fatturato del club del 6%. Nello stesso anno con il calciomercato furono investiti 139 milioni di euro per gli arrivi di Roque Santa Cruz (Blackburn Rovers), Gareth Barry (Aston Villa), Emmanuel Adebayor (Arsenal), Carlos Tevez (Manchester United), Kolo Touré (Arsenal), Joleon Lescott (Everton) e le cessioni di Elano Blumer (Galatasaray), Ricahrd Dunne (Aston Villa), Tal Ben-Haim (Portsmouth) e Gelson Fernandes (Saint Etienne).

Il costo totale del personale del Manchester City ammonta a circa 98 milioni di euro, circa il 95% dell'intero fatturato del club. Nel 2008 le stesse spese erano invece di 65 milioni di euro con un'incidenza del 65% sul fatturato. A oggi i dipendenti che lavorano per il City sono oltre 350 mentre quattro anni fa erano 250. Sono invece sensibilmente aumentati i ricavi per i diritti tv che oggi costituiscono il 55% dei ricavi totali. Grazie ai recenti risultati sono infatti aumentati negli ultimi anni del 11,57% raggiungendo la cifra di quasi 60 milioni di euro grazie anche a ai proventi della Champions League. Ecco perché l'imminente ed ennesima eliminazione dalla coppa nella fase a gironi sarebbe una botta non da poco per il club degli sceicchi, che hanno investito tanto ma non possono più permettersi di gettare soldi a fondo perduto senza risultati nell'Europa che conta. Non a caso nell'ultima finestra di mercato il club non ha accontento Mancini per quanto riguarda i rinforzi richiesti, primo segno di un rapporto con la dirigenza non più idilliaco e di un bilancio che preoccupa.

Il futuro del City potrebbe vedere sulla panchina un altro tecnico e tra i candidati principali c'è il nome di Pep Guardiola, individuato da Mansour come l'uomo ideale per far spiccare il volo alla squadra anche in Europa dopo i successi in Inghilterra. In vista del Fair Play finanziario il club dovrà anche operare qualche cessione eccellente e tra gli indiziati principali per la partenza c'è Mario Balotelli, pupillo di Roberto Mancini ma sempre nel mirino dei dirigenti per il suo comportamento.

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Matteo Politanò