Cesari: "Gli errori colpa di arbitri impreparati"
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Cesari: "Gli errori colpa di arbitri impreparati"

Rigori regalati, espulsioni assurde, proteste tollerate e falli di mano senza ammonizione. Parla l'ex internazionale: "Forse la voce di Nicchi non conta"

Un mezzo disastro e per fortuna di Nicchi e Braschi il fuoco delle polemiche non è ancora diventato un incendio. L'inizio di stagione degli arbitri italiani è stato all'insegna degli errori e le dichiarazioni trionfalistiche sull'utilità dei giudici di porta bastano a malapena a coprire sbagli e incongruenze. I vertici dell'Aia ci avevano spiegato che sarebbe stata la stagione della svolta, quella in cui i direttori di gara avrebbero "visto e sentito tutto" all'insegna della tolleranza zero. Non sta accadendo e, forse, non è un caso: "Gli arbitri dovevano arrivare preparati all'inizio del campionato e non è successo. Ma il tempo per il rodaggio non esiste più" attacca Graziano Cesari, una carriera di 12 anni in serie A, internazionale dal 1994 al 2002 e primo arbitro a presentarsi davanti alle telecamere nell'era moderna per spiegare una sua decisione.

Cesari, che voto diamo agli arbitri in queste prime due giornate?

"Purtroppo insufficiente e il motivo è che gli arbitri dovevano arrivare preparati all'inizio del campionato e non è successo. Il tempo del rodaggio non esiste più. Le partite importanti arrivano subito".

E dire che il campanello d'allarme era già suonato a Pechino con la Supercoppa...

"Appunto. E quella partita pesa. Nicchi avrebbe dovuto drizzare le antenne e correre subito ai ripari anche perché questa è una stagione che si annuncia all'insegna dell'equilibrio e per gli arbitri sarà ancora più rischiosa".

Stanno sbagliando gli internazionali: Tagliavento con Pazzini, Valeri a Udine... E' grave che tradiscano proprio loro?

"E' vero ma le situazione vanno analizzate. A Udine non ha funzionato la collaborazione con il giudice di porta che era Rizzoli (lo stesso della finale di Supercoppa a Pechino n.d.r.) e ho l'impressione che essere posizionato in quel ruolo spinga un arbitro top a cercare di diventare protagonista. A Bologna, invece, c'era Gervasoni che ha avuto come timore reverenziale nel rovesciare la decisione presa in campo da un big come Tagliavento".

Insomma bisogna stare molto attenti a come si compongono i terzetti?

"Bisogna calibrarli con attenzione. Ci sono equilibri da rispettare per evitare che la sudditanza psicologica non sia più verso le squadre ma all'interno dei direttori di gara".

Pozzo però ha sbagliato a definire Valeri "pecora nera dell'arbitraggio italiano"?

"Certamente, però va considerato anche il momento dell'Udinese. Anche per questo non ci si possono permettere errori e leggerezze. Gli arbitri devono andare a fare una partita preparati e studiando anche i fattori ambientali".

Par di capire che non le piaccia molto nemmeno la novità dei giudici di porta...

"Io dico solo che nelle prime due giornate gli arbitri italiani hanno corso in media 1,4 chilometri in meno rispetto ad un anno fa. Lo stanno facendo perché hanno delegato le decisioni negli 'angoli bui' ora coperti dagli assistenti d'area, ma non erano nati per questo motivo. Così invece di vedere di più si rischia di vedere di meno".

C'è stata troppa fretta nel volerli inserire in campionato per poter dire che siamo stati i primi?

"No. Era un palliativo necessario per eliminare le discussioni sui gol fantasma. La rete di Muntari ha pesato ed era inevitabile. Si sono dimenticati, però, che ogni arbitro è diverso e ognuno interpreta a modo suo il modo di arbitrare".

Ci avevano spiegato che i falli di mano sarebbero stati tutti da ammonizione e mancano parecchi cartellini gialli...

"Robinho, Acerbi, Eder solo per citarne alcuni. Ne mancano almeno una decina e il paradosso è che la regola era già chiara e punitiva ed era stata solo meglio specificata ed ampliata. Qui, invece, siamo tornati indietro nell'applicazione. Ho il sospetto che agli arbitri manchi un po' di coraggio perché le ammonizioni pesano...".

Avevano spiegato che non sarebbero state più tollerate proteste e 'faccia a faccia' tra giocatori. Ne stiamo vedendo come in passato...

"A Bologna è successo di tutto. Cassano ha protestato a lungo con Bergonzi. Bonucci aveva mandato a quel paese Romeo... E Nicchi continua a dire che gli arbitri italiani sentono e vedono tutto. Non è vero. La tolleranza zero in Italia sembra un concetto anormale. O gli arbitri non vogliono applicarla per gestire la partita e sarebbe gravissimo, oppure si potrebbe pensare che la voce del padrone, cioè dei vertici dell'Aia non conta poi così tanto".

Che sarebbe altrettanto grave...

"... (ride n.d.r.)..."

Chiudiamo col fuorigioco. Passi l'errore, ma anche qui la nuova interpretazione sul retropassaggio ha creato confusione. Perché?

"Perché quello degli assistenti di linea rimane un grande problema non risolto. Sono in difficoltà e non fanno allenamenti mirati. Io ricordo la preparazione con il professor D'Ottavio: prove con i semafori, le bottiglie... Nel fuorigioco bisogna essere allenati e puntare alla semplicità. Adesso che le mani non contano più, ad esempio, gli assistenti devono guardare a terra e non in aria. Non serve a nulla e porta a sbagliare".

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Giovanni Capuano