Trattare chi trucca le partite come i mafiosi: il piano anti-combine di Abodi
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Trattare chi trucca le partite come i mafiosi: il piano anti-combine di Abodi

Confiscare i beni di dirigenti e calciatori corrotti. La proposta della Lega di B (fatta a febbraio) che Cantone vuole inserire nella legge 231

L'idea è trattare i corrotti del calcio alla stregua di grandi criminali, estendendo anche alle persone fisiche la repsonsabilità in sede civile e penale di eventuali atti fraudolenti. Commetti un reato? Paghi anche in prima persona con la confisca dei beni. L'ultima frontiera della lotta al calcioscommesse e alla frode sportiva è questa e torna drammaticamente d'attualità ora che lo scandalo che ha travolto il Catania e gettato ombre sull'ultima stagione della serie B è su tutte le prime pagine dei giornali. Attenzione, però, perché non si tratta della solita toppa messa in ritardo per cercare di nascondere il buco. Il presidente della Lega Andrea Abodi aveva lanciato l'idea e aperto la discussione già in tempi non sospetti: febbraio 2015. Pulvirenti, se le ipotesi degli investigatori di Catania saranno confermate, non aveva ancora cominciato a comprarsi la salvezza in serie B.

Adesso il tema è tornato sul tavolo e nelle ore difficili della bufera, accusato anche di non aver fatto di tutto per evitare che accadesse, Abodi ha alzato il telefono e ne ha parlato con Raffaele Cantone, presidente dell'Autorità Anticorruzione. Inserire i reati sportivi (frode sportiva e raccolta illecita di scommesse sportive) all'interno del perimetro della legge 231/2001: il progetto è chiaro e dirompente nella sua semplicità. Rappresenterebbe un autentico cambio di marcia nella lotta agli scandali del mondo del pallone.


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Fino ad oggi nell'elenco dei reati identificati come passibili di estensione della responsabilità penale e civile anche alle persone fisiche che operano per le società, ci sono tipologie in nessun modo riconducibili all'attività calcistica: truffa ai danni dello Stato, reati societari e finanziario, corruzione, concussione e indebita percezione di erogazioni pubbliche. Chi in questi anni è andato a processo per vicende di calcioscommesse lo ha fatto con l'ipotesi di reato di frode sportiva e associazione a delinquere finalizzata alla stessa. In sostanza ha pagato dal punto di vista penale (spesso poi con sconti eccessivi dalla giustizia sportiva), ma non è mai stato aggredito dal punto di vista patrimoniale.

Gli uffici legislativi dei Ministeri dell'Interno e della Giutizia sono al lavoro per trovare il modo di inserire le nuove fattispecie nell'elenco dei reati della 231. Con un'aggravante in più a rendere efficace il valore deterrente della norma: la confisca dei beni si applicherebbe anche in caso di patteggiamento con ammissione della colpa. E in più la proposta-Abodi prevede sanzioni pecuniarie e di interdizione nei confronti dei club avvantaggiati dalla condotta illecita del singolo. Una sorta di rimodulazione della responsabilità oggettiva di cui si discute da tempo e che il mondo del calcio vorrebbe cancellare, trovando però forte opposizione da parte del Coni e della Figc.


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Forse anche sotto la spinta dello scandalo-Catania, Abodi ha ricevuto rassicurazioni da Cantone sulla volontà di farsi parte in causa perché nel più breve tempo possibile l'idea arrivi al vaglio del Parlamento per diventare legge. Un impegno e una promessa da verificare nel tempo. Poi sarà soprattutto una questione i controlli e culturale, ma di certo minacciare di toccare sul portafogli i corrotti del calcio rappresenterà uno strumento deterrente nuovo e potenzialmente più efficace di quelli che l'hanno preceduto e che non tengono al riparo il calcio italiano dall'ennesima estate trascorsa nelle aule di un tribunale.

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Giovanni Capuano