Pochi soldi e bilancio quasi in pari: i numeri del calciomercato
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Pochi soldi e bilancio quasi in pari: i numeri del calciomercato

Saldo negativo (-3,9 milioni) con tanti prestiti e finanza creativa. Roma, Napoli e Samp hanno investito subito, mentre le milanesi...

Più che un mercato è stato un mercatino di riparazione, nel senso che soldi veri ne sono girati pochi e i club hanno speso più parole e impegni che denaro contante, sul solco di una tradizione che ci vede ormai all'avanguardia nella ricerca di soluzioni che consentano di acquistare pagando in comode rate e tenendosi sempre la porta aperta per una via fuga. Finanza creativa, dunque: prestiti lunghi (a volte lunghissimi) con diritto o obbligo di riscatto, bonus, leasing, scambi, ingaggi spalmati e cose simili. Nulla di inedito per la serie A da un paio d'anni a questa parte, anche se nella finestra di gennaio il lavoro di fantasia di presidenti e direttore sportivi è stato portato a volte quasi all'esasperazione.

Il bilancio? Dal punto di vista economico quasi in pareggio tra quanto si è speso (75,3 milioni di euro) e quanto si è incassato (71,4). Saldo neutro da 3,95 milioni che ci mette al decimo posto tra tutti i campionati nel mondo e al quinto (su 5) tra i maggiori tornei europei. Più di noi hanno investito, in termini di differenza tra entrate e uscite, sia Bundesliga (-47,61), che Premier League (-35,01), Ligue1 (-22,37) e Liga (-20). A scorrere i dati del portale Transfermarktemerge, però, che anche la seconda serie tedesca e la Chinese Super League si sono esposte più della serie A. Tempi che cambiano.

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Mille o non più mille

L'immagine simbolo delle difficoltà del nostro calcio è la crisi del Parma. Un vero e proprio esodo da quella che una volta era una delle piazze felici del pallone. L'elenco di chi se n'è andato è lunghissimo: Cassano, Paletta, Felipe, De Ceglie, Lucas Souza, Rispoli e Pozzi solo per citare i nomi più famosi. L'attaccante è passato al Chievo con la formula del prestito con diritto di riscatto fissato a mille euro, quasi un primato per un sistema in cui con quella cifra di solito si affitta la stanza in hotel di un grande campione. Ci sono trattative saltare per una manciata di spiccioli e vere e proprie beffe, come quella riservata dal Porto all'Inter (e non solo) dopo giornate di estenuante tiramolla nel nome di Rolando. Prestito? No, solo cessione. E nel finale il contrordine: il difensore è andato all'Anderlecht alle 23.02. Formula? Prestito.

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Detto che soldi veri ne sono girati pochi e, dunque, la stima va fatta tentando di ricostruire tra pagamenti dilazionati e promesse di pagherò, il bilancio in negativo di poco meno di 4 milioni di euro tra entrate e uscite copia quasi fedelmente quanto accaduto nella sessione invernale della stagione 2013-2014, quando la serie A aveva chiuso a -2,75 milioni. Anche nel gennaio 2012 i club erano stati attenti come in queste occasioni (-4,43), ma si tratta comunque di dati in controtendenza rispetto alla media generale che vede le società italiane parecchio attive nella finestra di metà campionato.

Senza andare troppo indietro nel tempo, basti ricordare che nel 2012-2013 (-22,75) e nel 2010-2011 (-38,45) i presidenti avevano aperto il portafoglio con maggior disinvoltura di quanto fatto in questeb settimane. Non è detto che sia un male, però, anche se in linea di massima sono state pochissimi quelli che hanno fatto investimeni veri e di prospettiva mentre molti si sono limitati al piccolo cabotaggio convinti di risparmiare. Il bilancio vero si potrà fare solo in estate, quando sarà chiaro quanti dei bonus promessi scatteranno. E il risveglio potrebbe essere amaro.

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Chi ha speso di più e chi meno

In tempo di finanza creativa diventa difficile anche ricostruire una classifica degli investimenti. Di sicuro in testa alla lista di chi ha chiuso con un bilancio attivo la sessione invernale c'è la Fiorentina, che ha piazzato il colpo in uscita di Cuadrado per 32 milioni di euro praticamente non reinvestendo nulla: Gilardino e Diamanti sono arrivati a zero euro, Salah è stato girato dal Chelsea nell'operazione che ha riguardato il colombiano. Poi la solita Udinese, che ha venduto Muriel bene alla Samp (12 milioni) scegliendo soluzioni interne per rimpiazzarlo. Se ci si ferma al movimento di soldi effettivo di queste settimane, mostra il segno più anche il mercato dell'Inter, che ha monetizzato alcuni giovani (Duncan e Bonazzoli), facendo plusvalenze importanti e portando alla corte di Mancini giocatori in prestito o quasi.

Soluzioni che andranno in scadenza da giugno in poi e che rendono, dunque, importante dal punto di vista economico il lavoro di Ausilio. Discorso diverso per il Milan, che ha lavorato su colpi low cost usando dove possibile la leva del diritto di riscatto; Destro (0,5), Cerci (scambio con Torres) e Antonelli, però, prima o poi andranno riscattati o rispediti al mittente. Al contrario, in testa alla classifica degli spendaccioni ci sono club che hanno scelto di fare tutto subito: Roma (-24 milioni tra Doumbia, Ibarbo e il riscatto di Yanga Mbiwa), Napoli (-12 tutti investiti su Gabbiadini) e la pirotecnica Sampdoria (-15). Ferrero si è finanziato cedendo il gioiellino Gabbiadini e staccando assegni importati per Muriel e Correa per tacere dell'affare Eto'o.

Capitolo a parte per la Juventus, che non aveva bisogno di nulla di particolare per ribadire la superiorità in Italia. I conti a posto avrebbero consentito anche qualche pazzia, ma Marotta ha preferito il low profile e il lavoro sul futuro. Dal punto di vista economico saldo negativo (-4,5 milioni) con soldi impegnati, però, quasi solo in operazioni futuribili a partire dal riscatto di Rugani. A giugno andrà in pensione definitivamente il regime delle comproprietà e il club bianconero si è portato avanti.

Dal 2010 la serie A ha investito 2,6 miliardi di euro

Il bilancio complessivo dei movimento di mercato dell'intera stagione in corso, considerando anche l'estate, porta il segno negativo per 36,9 milioni di euro anche se la prima volta nell'ultimo quinquennio i nostri club sono stati ampiamente sotto la soglia del mezzo miliardo di investimenti (402 milioni con entrate per 365). Si è trattato complessivamente di un mercato leggermente più ricco di quella che l'aveva preceduto e che ci aveva visto chiudere con un saldo quasi in equilibrio (-5,6). In ogni caso i tempi del vedo-prendo-pago sono lontanissimi. Attenti, però, a dire che siamo diventati gli ultimi della fila perché non è così. Se si prende in considerazione il medio periodo 2010-2015, infatti, malgrado la frenata restiamo uno dei paesi che ha maggiormente finanziato il mercato del pallone.

Sempre incrociando i dati di Transfermarktemerge, infatti, che in queste 5 stagioni i nostri club hanno riversato nelle trattative un fiume di denaro: 2,58 miliardi di euro. Il saldo è negativo per 219 milioni che è tanto considerato che nello stesso periodo la Ligue1, pure spinta dai fenomeni Psg e Monaco, si è fermata a -153 mentre la Liga spagnola è addirittura andata in positivo per 95 milioni. Hanno acquistato solo Real Madrid e Barcellona, con i loro bilanci da favola, mentre tutte le altre hanno dovuto vendere per non morire. I più spendaccioni? Inutile dirlo, la Premier League inglese che ha riversato nel sistema 4,2 miliardi di euro con uno sbilancio di oltre 2. Ma loro possono permetterselo, almeno per il momento.

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Giovanni Capuano