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Stefano Pioli, il nuovo Leonardo

Hanno la miglior media punti del dopoguerra. "Situazioni simili, ma diverse" precisa Leo che, oggi, poteva essere al posto di Pioli

Sebbene arrivati a compionato in corso sono al vertice della storia interista. Stefano Pioli e Leonardo detengono infatti la migliore media punti del dopoguerra: 2,15 a partita.

Nessuno come loro. José Mourinho si ferma a "soli" 2,12, Gigi Simoni e Roberto Mancini seguono a ruota a 2 punti a match, mentre il Mago della Grande Inter, Helenio Herrera (attualizzando con i 3 punti a vittoria), ha un ruolino di marcia da 1,93.

Leonardo, inoltre, detiene il record di vittorie consecutive (12) a San Siro dove non ha mai perso un incontro. 

"Abbiamo meno partite, però, io e Pioli rispetto ad un Mourinho o un Mancini" si schermisce l'ex allenatore brasiliano, ora commentatore Sky, che sulle analogie con l'allenatore interista precisa: "Le nostre sono storie simili, ma diverse. Simile il momento che abbiamo ereditato. Molto turbolento. A differenza sua però, io potevo contare su una squadra già fatta, una formazione che solo sei mesi prima aveva vinto il Triplete. Inoltre trovavo in Massimo Moratti un riferimento forte e solido in società. Pioli si è trovato in una situazione più complessa, con una squadra pensata un po' per Mancini, un po' per De Boer, in più con un passaggio di società tra Erick Thohir e Suning non completato. Anche se a lui non piace molto l'aggettivo, è giusto dire che è stato un normalizzatore, ha riportato equilibrio. Lo ha aiutato poi certamente la contestuale presa di possesso della proprietà cinese che ha permesso di uscire da una gestione ibrida".

Leonardo e Pioli sono stati chiamati a recuperare i disastri dei loro predecessori, arrivati tra proclami di rivoluzione.

Tra lo scalpore generale per il suo passato milanista, il brasiliano arrivò sulla panchina dell'Inter a inizio 2011 dopo il pessimo avvio di Rafa Benitez, che non riuscì mai a liberarsi del fantasma di Mourinho. Lo vedeva ovunque, dagli spogliatoi di San Siro ad Appiano Gentile dove, si narra, Rafa fece rimuovere anche una sua foto.

Da un punto di vista sportivo Benitez perse in malo modo la Supercoppa europea con l'Atletico Madrid (0-2) e su 25 panchine racimolò soltanto 1,68 punti a partita. Si fece notare solamente dopo aver vinto la Coppa del mondo di club - contro i non irresistibili sudcoreani del Seongnam e i congolesi del Mazembe - per un'intemerata verso la società, rea di non averlo supportato in campagna acquisti.

Leonardo riconquistò la fiducia della squadra, riportandola al secondo posto, eliminò il Bayern Monaco in Champions League vincendo all'Allianz Arena (proprio il 15 marzo di sei anni fa) e conquistò la Coppa Italia superando Napoli, Roma e Palermo.

Pioli, invece, è stato chiamato a recuperare il pessimo incipit di stagione di Frank De Boer, partito per voler rivoluzionare l'ambiente nerazzuro e esonerato dopo solo 14 partite (con ben 7 sconfitte). Leonardo però ha parole di comprensione per l'olandese: "Sicuramente ha commesso degli errori, ma va detto che De Boer è arrivato in un momento molto particolare, senza preparazione della stagione, con un cambio di società in corso, con obiettivo di stravolgere la filosofia di gioco e difficoltà con la lingua".

La scelta su Pioli è caduta dopo un lungo casting. E al posto del tecnico emiliano in panchina avrebbe potuto sedere ancora una volta Leonardo che nei tre recenti cambi in corsa (Mancini per Mazzarri, De Boer per Mancini e Pioli per De Boer) è sempre stato nella short list. "Certo, fa piacere essere considerato e ricordato con affetto da tutto l'ambiente interista. Ho trascorso 14 anni al Milan e sei mesi all'Inter, e sapere che in quel poco tempo sono riuscito a creare un legame mi rende orgoglioso".

Al nuovo tecnico Loenardo riconosce molti meriti, in particolare la resilienza. "Molto importante è stato il recupero di Kondogbia e il lancio di Gagliardini, Pioli è stato bravo ad ottenere il massimo dalla rosa e saper dosare gradualmente le sue variazioni.

Acquisendo certezze di partita in partita si è fatto seguire dai suoi giocatori. Il bravo allenatore è quello che sa leggere il momento. Siamo una generazione incapace di restare statica, una volta si sceglieva un modulo con gli stessi giocatori per tutta la stagione, oggi non è più possibile, diventi prevedibile per gli avversari, i tuoi giocatori si stancano e hai una rosa numerosa da gestire. Pioli ha saputo adattarsi ai vari momenti, cambiando poco alla volta".

Ultima battuta sul connazionale Gabigol: "deve ancora dimostrare il suo valore, certamente vale di più di quello che ha fatto vedere fino ad oggi. E' un patrimonio della società, per la giovane età e per la cifra spesa in estate, va tutelato. In prestito l'anno prossimo? E' presto per dirlo, bisogna poi vedere la volontà del ragazzo".

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Filippo Nassetti