Messi e altri dieci: l'Argentina è solo Leo
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Messi e altri dieci: l'Argentina è solo Leo

Altra brutta partita dell'Albiceleste, ma il numero il numero dieci la decide con una maglia alla Maradona - Lo speciale Brasile 2014

Il paradosso è che l'Iran avrebbe meritato di vincere, altro che pareggio. Tutti davanti a Haghighi a difesa di un sogno, eppure così vicini a realizzare l'impresa da poter un giorno raccontare ai nipotini di aver fatto tremare la grande Argentina. "Leo? E' un giocatore determinante, che permette anche di giocare partite così" dice il ct Sabella, che si è visto passare davanti agli occhi la carriera vedendo Dejagah alzarsi in volo per colpire di testa indirizzando la palla morbida alle spalle di Romero. Sì, proprio lui, Sergio Romero da Bernardo de Irigoyen, spedito a Montercarlo dalla Samp stufa delle sue papere e del suo stipendio, che per un giorno si è travestito da eroe e ha consegnato al sinistro di Messi la possibilità di disegnare la parabola della vittoria. La sfida con l'Iran racchiusa qui, in questi due fermi immagine sotto gli occhi di Maradona, l'altro invitato di questo Mondiale argentino che sta decollando tra le difficoltà con l'obiettivo di celebrare la grandezza di Messi.

L'azione che ha fatto godere gli argentini e piangere gli iraniani è del minuto numero 91. Stanco di chiedere ai compagni una collaborazione che non c'è, Leo punta da solo l'area avversaria, salta con una finta Reza (centravanti arretrato fin lì per provare a marcarlo) e carica il sinistro: parabola che si allarga prima e stringe poi sul secondo palo, quello troppo lontano perché Haghighi possa allungarsi e prenderla. Rete. Vittoria. Qualificazione. Il treno della storia è passato e l'Iran non potrà raccontare del pomeriggio in cui fermò la grande Argentina, mentre Messi potrà un giorno dire di aver segnato sotto gli occhi di Diego un gol alla Maradona, non solo per bellezza, quanto per peso specifico perché l'Argentina oggi è Leo e altri dieci, al massimo nove considerando la partita strepitosa di Romero.

Il confronto tra Messi e Maradona è l'obbligo morale che non abbandonerà mai la Pulce in questo Mondiale. Stessa età (26 anni) e stessa qualità dei compagni (non eccelsa): come Diego in Messico nel 1986 c'è un'intera nazione che chiede al 'dieci' di trascinare gli altri a conquistare la Coppa. Trentotto anni fa oggi, Maradona aveva già dispensato magie per tenere su una squadra in difficoltà. Anche l'Italia ne fece le spese e Giovanni Galli ancora ricorda il sinistro beffardo e vellutato che condannò l'Italia al pareggio. Messi si è portato avanti con il lavoro. Non sta giocando bene (contro l'Iran appena meglio che contro la Bosnia), ma ha già regalato due perle, gol personali, inventati da sé. L'Argentina va avanti. Messi è a cinque partite dal Mito.

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Giovanni Capuano