Recoba dà l'addio al calcio: tra rimpianti e gioie, la storia del "Chino"
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Recoba dà l'addio al calcio: tra rimpianti e gioie, la storia del "Chino"

Una partita per salutare il campo a 40 anni dopo 20 di carriera tra Inter, Nacional e Uruguay. Uno dei sinistri più letali di sempre

Nell'agosto del 1997 l'Inter di Gigi Simoni affrontava il Manchester United in amichevole a San Siro. Una giornata di festa per celebrare l'arrivo del  Fenomeno, Luis Nazario da Lima, meglio conosciuto come Ronaldo.

Nel ricco mercato estivo nerazzurro non era però arrivato solo il fuoriclasse brasiliano, tra gli acquisti c'era anche un ventenne proveniente dall'Uruguay, un sinistro naturale che aveva dato spettacolo con la maglia del Danubio prima e del Nacional poi.


Alvaro Recoba, nato a Montevideo il 17 marzo del 1976, soprannominato il Chino per i suoi lineamenti asiatici. Il presidente Massimo Moratti si era calcisticamente innamorato del suo talento pagandolo 7 miliardi di lire.

Di quella sfida contro il Manchester United Recoba racconterà: "Non dimenticherò mai quella giornata. Ad un certo punto un fascio di luce mi ha illuminato il volto perché c'era lo speaker che chiamava il mio nome, mi sembrava di essere un infiltrato alla festa di Ronaldo".

In quell'Inter monopolizzata dal fenomeno brasiliano Recoba riuscì comunque a stregare i tifosi. Fin dalla prima perla, quella all'esordio contro il Brescia il 31 agosto del 1997. Con l'Inter sotto di un gol l'uruguaiano entrò in campo al 72' al posto di Maurizio Ganz: doppietta e rimonta con un gol da 30 metri e una perfetta punizione sotto l'incrocio.

Le voci sul suo sinistro da predestinato si confermano subito e Recoba resta all'Inter per dieci anni (con in mezzo un prestito al Venezia nel 1999). 175 presenze e 53 gol con 7 trofei in nerazzurro.

La classe infinita di Recoba è però stata limitata dalla discontinuità e da una sufficienza in allenamento che non gli hanno permesso di diventare uno dei più grandi. Simbolo nerazzurro ma mai titolare inamovibile, idolo dei tifosi ma pedina sacrificabile quando Mancini costruisce la squadra che riporta lo scudetto all'Inter nel 2007.

A 31 anni si trasferisce al Torino, 1 solo gol in 22 partite prima della parentesi greca con il Panionios. Decide quindi di tornare in patria nelle due squadre che lo hanno lanciato, Danubio prima e Nacional poi. 

Vince altri due campionati, nel 2012 e nel 2015, abbastanza per decidere di appendere le scarpe al chiodo. Dopo l'annuncio dell'addio al calcio arrivato la scorsa estate domani Recoba calcherà il Gran Parque Central per l'ultima volta. Saluterà la sua gente e resterà in Uruguay, magari con un ruolo da dirigente, certo non da allenatore, come fece intuire nel suo periodo all'Inter: "Non è che non mi piaccia allenarmi. La realtà è che è come a scuola, al liceo ci sono materie che ti piacciono di più e materie che ti piacciono di meno. Bene, a me del calcio non mi piace la parte dell’allenamento, però devo farlo e lo faccio". 

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Alvaro Recoba ai tempi del Nacional di Montevideo, nel 1996, prima di passare all'Inter per 7 miliardi di lire.

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matteo_politano