La gabbia del calcio ucraino: dai petrodollari alla paura della guerra
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La gabbia del calcio ucraino: dai petrodollari alla paura della guerra

6 giocatori dello Shakhtar Donetsk e uno del Metalist Kharkiv si rifiutano di far ritorno in Ucraina dove dopo la vicenda del boing 777 e la tensione sul confine il clima è sempre più teso

"Non torniamo in Ucraina, abbiamo paura". Sei giocatori sudamericani dello Shakhtar Donetsk, squadra ucraina campione in carica e allenata da dieci anni da Mircea Lucescu, hanno deciso di non far ritorno a Donetsk dopo l'amichevole svoltasi a Annecy, in Francia, sabato scorso contro il Lione. FredAlex Teixeira, Douglas Costa e Dentinho sono solo alcuni degli ammutinati mentre dal Metalist Kharkiv, che in questi giorni era in ritiro in Austria, è fuggito l'argentino Facundo Ferreyra. Nonostante la ricchezza del campionato ucraino e della Superliga russa la tensione politica sta tagliando le gambe non solamente ai due paesi ma anche a tanti sport che contano atleti terrorizzati dalla guerra. Soprattutto per il conflitto nella zona orientale dell'Ucraina e proprio perché vicino a Donetsk, eletta a capitale dai filo-russi, giovedì un aereo della Malaysia Airlines decollato da Amsterdam e diretto a Kuala Lumpur è stato abbattuto provocando una carneficina con 298 morti che hanno scatenato il caos diplomatico.

In uno scenario di questo tipo, con instabilità politica e un popolo pronto a qualsiasi evenienza, a poco valgono i patrimoni di chi negli ultimi anni ha fortemente investito nel calcio per portare il campionato ucraino e quello russo al livello degli altri tornei europei. Proprio il presidente dello Shakhtar Donetsk è un esempio concreto: Rinat Akhmetov, imprenditore e magnate proprietario della SCM Holdings e 39° uomo più ricco del mondo secondo Forbes con un patrimonio stimato in 16 miliardi di dollari. Tanto potere anche per Oleksandr Yaroslavsky, owner dell'altra squadra ammutinata, il Metalist Kharkiv, e per Konstantin Remchukov dell'Ahnzi in Russia. Milioni di dollari da investire nel calcio per convincere tanti fuoriclasse europei a scegliere un campionato dal fascino limitato che negli ultimi anni è riuscito a ritagliarsi però spazio anche in Europa e Champions League. Tante le franchigie che hanno investito fior di quattrini per progetti tecnici e strutture: lo Zenit di San Pietroburgo, il Cska Mosca e il Rubin Kazan. Il primo è di proprietà della Gazprom, il secondo della Lukoil, il terzo della Taife che si occupa di chimica, edilizia e telecomunicazioni e della Tatenergo, holding dell’elettricità. Nonostante la vicenda che ha coinvolto i calciatori ammutinati la federcalcio ucraina ha confermato l’inizio del campionato per venerdì prossimo e l’unica concessione alla sicurezza è stata lo spostamento della partita tra Metallurg Donetsk e Dnipro che si disputerà in campo neutro, a Leopoli.

Già nel finire dello scorso campionato con il voto in Crimea per il referendum la tensione era salita alle stelle: nella serie A ucraina ci sono due squadre della Crimea, il Sebastopoli e il Tavrija Simferopoli e il Tytan Armjans’k gioca invece in serie B. Il destino del paese e delle squadre è tuttora in bilico al punto che si era ipotizzata addirittura la creazione di una lega crimeana indpendente. Quel che è certo è che lo scenario politico in corso nella zona russa sta fortemente minando le certezze dei vertici federali nel calcio, basti chiedere a Serhij Kurčenko, ex presidente del Metalist incluso nella lista di venti ucraini vicini al regime di Janukovyč i cui conti in banca sono stati congelati. Per salvare il club è così dovuto intervenire l'attuale presidente Yaroslavsky che pochi anni fa era stato scalzato dalla poltrona della presidenza da Kurčenko. Come se non bastasse il governo provvisorio di Kiev ha offerto a Jaroslavsky  il governatorato dell’oblast’ di Kharkiv, una delle regioni più a rischio. Non si tratta dell’unico presidente di una squadra di calcio chiamato dal governo provvisorio a prendere in mano regioni delicate: al proprietario dello Shakthar Rinat Achmetov era stato offerto il governatorato della regione del Donbas, mentre quello del Dnipro Ihor Kolomojs’kyj ha accettato quello dell’oblast’ di Dnipropetrovs’k. Si attendono ora novità dai sei giocatori fuggiti anche se sul sito del club una nota annuncia che "inizieranno la stagione regolarmente". 

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Matteo Politanò