Cabrini: "Italia, avanti così!"
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Cabrini: "Italia, avanti così!"

Azzurri distratti? L'ex difensore della Nazionale non è d'accordo: "Le motivazioni? C'erano e si sono viste". Così come la migliore condizione fisica del Giappone

Antonio Cabrini, il Bell’Antonio della Nazionale che sbaragliava la concorrenza delle squadre più forti al mondo, va controcorrente. “La partita contro il Giappone? Nulla di cui preoccuparsi – spiega l’ex terzino della Juventus a panorama.it - abbiamo incontrato una formazione che stava meglio di noi sotto il profilo fisico. Azzurri senza motivazioni? Manco per idea. Avete visto come abbiamo recuperato?”. Per Cabrini, l’Italia che ha sofferto, e non poco, gli assalti dei giocatori nipponici, soprattutto nella prima mezz’ora di gara, merita rispetto e applausi. Eppure, qualcosa non torna. Lo dicono i giornali, lo pensa una fetta importante del pubblico di fede azzurra: gli azzurri sono entrati in campo con un piglio da scampagnata. Mentre altrove le cose vanno diversamente. 

E' un dato di fatto. Spagna e Brasile, tanto per citare le due Nazionali che vantano i crediti migliori per vincere la Confederations, giocano sempre al massimo delle loro possibilità. Che si tratti di amichevole o di una finale Mondiale, loro ci sono, corrono e ci mettono l'anima, sempre e comunque. Noi no, perché?

Per una ragione molto semplice. In Brasile e Spagna si dà priorità alla Nazionale, che è considerata più importante di tutte le squadre di club.

Quindi, a suo dire la responsabilità della prova di ieri degli azzurri sarebbe da attribuire alla programmazione del governo del calcio tricolore?

Sì, da noi abbiamo cominciato a programmare soltanto da poco e il peso della Lega calcio nei programmi della Nazionale è ancora molto forte...

Eppure, la Confederations è un evento seguito in tutto il mondo e con ascolti di tutto rispetto. Le motivazioni per fare bene non dovrebbero mancare...

Se vinci di rimonta come ha fatto ieri l'Italia, di voglia e di motivazioni ne hai a sufficienza. Nel momento di difficoltà gli azzurri sono riusciti a trovare le forze per reagire e mettere sotto gli avversari. Direi piuttosto che alla base di quanto abbiamo visto ci sono stati problemi di preparazione fisica in un Paese che è molto diverso dal nostro. Anzi, è un bene che siamo stati in Brasile un anno prima del Mondiale, almeno abbiamo la possibilità di prendere le misure circa quello che dovremmo e non dovremmo fare tra dodici mesi...

Tutto bene, allora, niente di cui preoccuparsi...

Proprio così. Non ho visto nulla di grave e di preoccupante. Abbiamo incontrato una squadra in condizioni fisiche ottimali, che avrebbe messo in difficoltà qualsiasi altra formazione.

Prandelli ha detto che l'Italia gli è piaciuta perché non si è accontentata e ha sofferto il necessario per vincere la partita. Se gli azzurri hanno sbagliato l'approccio alla gara, la colpa, meglio, la responsabilità, è anche sua?

Io continuo a pensare che le cose non siano andate male come si dice. Il gruppo ci ha sempre creduto. Sono d'accordo con Prandelli. Altro che motivazioni. Se la squadra ha reagito in quel modo è perché aveva voglia di fare bene. Dico di più. Se qualcosa è andata bene ieri, be', è proprio la motivazione che gli azzurri hanno dimostrato in campo.

Da Haiti al Giappone, per non parlare dei tanti casi del passato in cui gli azzurri hanno steccato in gare che non mettevano in palio un trofeo come si deve. Cos'è? Noia, presunzione, oppure "semplice" pigrizia? In questo modo, la Nazionale non rischia di perdere l'entusiasmo dei suoi tanti tifosi?

Non credo proprio, penso anzi che sia l'esatto contrario. Partite come quelle di ieri sera se ne vedono poche. E poi è ora di finirla con la convinzione di essere sempre i migliori. Il tasso tecnico e atletico del calcio internazionale è cresciuto tantissimo negli ultimi anni. Magari non ce ne rendiamo conto o non lo vogliamo capire, ma è così.

Sabato, la gara con il Brasile. Entrambe le squadre sono già qualificate per le semifinali, ma le ragioni per giocare a pieni giri ci dovrebbero essere tutte e pure di più, anche per gli azzurri, che se non dovessero riuscire a battere i verdeoro si troverebbero molto probabilmente a incrociare gli scarpini con la Spagna...

Lo dice la tradizione, tra Brasile e Italia non è mai stata una semplice partita. E' una sfida molto sentita e allo stesso tempo molto corretta. Detto questo, il Brasile sta lavorando per cercare un equilibrio. E' in fase di crescita, non è certo ancora la squadra che faceva magie qualche anno fa. Anche l'Italia ha cambiato modo di giocare con Prandelli e non è ancora al top. Insomma, sarà una bella gara, ma non credo che sarà all'altezza delle grandi sfide del passato.

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Dario Pelizzari