Granqvist, non era rigore. Parola di Braschi
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Granqvist, non era rigore. Parola di Braschi

Per il capo degli arbitri non era fallo il tocco di mano del Genoano cotnro la Juventus. Cesari: "Giusto così"

Stefano Braschi non ha dubbi: "Granqvist? Non era rigore". Il designatore arbitrale della Serie A ha finalmente detto la sua in merito all'episodio che ha fatto discutere per otto giorni il mondo del pallone. Intervenendo all'incontro che si è tenuto ieri a Roma tra allenatori e giocatori, il numero 1 delle giacchette nere made in Italy ha spiegato la posizione ufficiale dell'Aia sull'episodio tanto contestato dal tecnico bianconero Antonio Conte. Juventus-Genoa è andata come doveva andare, punto e a capo. La pensa così anche Graziano Cesari, ex arbitro da qualche tempo opinionista televisivo per Mediaset, che come sua abitudine, non fa sconti a nessuno.

Braschi dice di no, tanti altri dicono di sì. Cesari, per lei il rigore c'era oppure no?

Ho detto la mia a Conte subito dopo la fine della partita. Non era calcio di rigore, ecco tutto. Sono molto felice che Braschi abbia interpretato in questo modo il regolamento. Ha agito in modo corretto. Peccato soltanto che le sue dichiarazioni arrivino con un po' di ritardo. In ogni caso, bene, anzi, benissimo, adesso sappiamo come comportarci. Piuttosto, mi stupisce che Conte continui a ribadire che fosse calcio di rigore. Mi stupisce veramente, mi creda. Gliel'ho spiegato in diretta, più di così? Parliamo da tempo della mancanza di un confronto tra arbitri e allenatori. Io ho spiegato la decisione di un mio ex collega, non credo ci sia da aggiungere altro.

Qual è il confine tra volontarietà e malizia? Come si fa a dare per certo un intervento che per definizione certo non lo potrà mai essere, perché frutto di una scelta non rilevabile dagli arbitri in modo assoluto?

La malizia fa parte di un comportamento e a mio parere è facilmente identificabile. Dallo sguardo, dall'atteggiamento, dalla gestualità del giocatore. Sono situazioni che possono essere interpretate direi abbastanza comodamente anche sul terreno di gioco. Quando non c'è volontarietà? Quando l'azione si sviluppa in velocità e l'intervento in questione è fatto con la foga agonistica. Ecco, in questo caso non si può parlare di malizia e si deve invece considerare l'involontarietà.

Che la classe arbitrale rappresenti l'obiettivo numero 1 della stampa e degli uomini di campo non è certo una novità. Ma davvero questo è il calcio che ci meritiamo?

Non so se ce lo meritiamo, oppure no, ma questo è il nostro calcio. E' un calcio che in fondo ci piace e ci sta bene, pure in tutte le sue sturture. E' un calcio puramente italico. In fondo, siamo italiani, non anglosassoni. E' il nostro stile di vita, non possiamo certo cambiarlo. E non ci proviamo neanche. Sento tanti discorsi, tante frasi fatte. Ma la realtà è una sola: questo è il nostro stile di vita, continueremo sempre così. Vuole un esempio? Si dice da tempo che il calcio spezzatino, con giornate di campionato che iniziano il venerdì per finire il mercoledì, sia più dannoso che utile, perché va contro alle esigenze del pubblico. Bene, se diamo un'occhiata ai dati tv delle gare in questione, ci rendiamo conto che non è così. Il calcio spezzatino piace e pure tantissimo.  

Qualche giorno fa, Giovanni Trapattoni ha dichiarato che in Italia prestano servizio i migliori arbitri del mondo? Lo crede anche lei?

No, assolutamente no. Non è vero, è un luogo comune, nulla di più. Il nostro è un campionato influenzato spesso da decisioni contrastanti. Basta vedere cosa è successo domenica scorsa a Milano al 93°. Cosa avrei fatto io al posto di Valeri? Non si può mai dire, non esiste la controprova. Di errori ne ho fatti tantissimi anche io, per carità. L'importante è che non ci sia malafede, tutto qui.

Risponda lei a Trapattoni. Dove possiamo trovare oggi gli arbitri migliori al mondo?

Mi piacciono molto gli spagnoli e gli inglesi. Soprattutto, questi ultimi stanno lavorando davvero molto bene e in Inghilterra si picchia molto meno. Da quelle parti, il direttore di gara è diventato importante anche nel dopo partita, perché si conoscono le designazioni. Noi? Noi siamo stagnanti, come l'acqua della palude.

Cesari nuovo designatore degli arbitri d'elite made in Italy. Quali le prime 3 mozioni che metterebbe all'ordine del giorno della prima riunione collegiale dell'Aia?

Non potrebbe mai farlo Cesari, assolutamente no. Perché ha un presente televisivo che non vuole lasciare. E in più, in aperta contestazione con i direttori di gara attuali. Farei parlare tutti, come parlo io, anzi forse meno, perché io alcune volte parlo troppo.

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Dario Pelizzari