Milan: finisce l'era Galliani?
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Milan: finisce l'era Galliani?

Voci insistenti di addio per l'uomo che insieme a Berlusconi ha costruito il Milan vincente. In cinque anni passivi per 236 milioni di euro. La suggestione Guardiola. Ma Berlusconi lo difende

L'avvertenza è di usare molta attenzione prima di considerare Adriano Galliani pronto per la pensione. Di sicuro qualcosa all'interno del mondo Milan è cambiato, soprattutto dall'ingresso di Barbara Berlusconi e dopo la scelta di Silvio Berlusconi di imporre una dieta ferrea. Situazioni inusuali sino a un paio di anni fa, ma che hanno modificato alcuni equilibri all'interno della società fino a far ritenere vicina alla conclusione l'era Galliani iniziata nel 1986 proprio insieme al patron.

Lo scenario disegnato da alcuni quotidiani è di una svolta traumatica. Via Galliani (destinazione Lega Calcio?), Braida e Umberto Gandini, dentro un nuovo supermanager e una struttura dirigenziale ringiovanita. I nomi sono quelli di Claudio Fenucci, oggi nel cda della Roma dove, però, sta perdendo una dopo l'altra tutte le deleghe, Michele Uva, Antonio Marchesi, Paolo Maldini fino alla suggestione di Pep Guardiola direttore tecnico per costruire un nuovo progetto. Outsider alle cariche i manager Giuseppe Biesuz (ora ad di TreNord) e Alessandro Zarbano (ad del Bologna).

Più che di svolta si tratterebbe di un terremoto in via Turati giustificabile solo da insanabili rotture tra la proprietà e il management. Siccome, però, non esistono conferme di frizioni così profonde, meglio provare a ricostruire in modo più analitico gli ultimi mesi per cercare di capire cosa accadrà.

Che il 'modello-Barca' piaccia a Berlusconi è noto da tempo. Che Guardiola sia il suo sogno pure. Che il Milan, società in cui il mercato non lo fa l'allenatore ma chi guida tanto che pure gran parte dello staff tecnico è interno, sia disponibile a mettere le chiavi in mano al catalano è un po' meno scontato. Quello che pare evidente è che le ultime gestioni di Galliani non siano state in linea con le attese della proprietà e non solo dal punto di vista dei risultati sportivi.

L'ultimo bilancio chiuso in utile è quello del 2006: + 11,9 milioni di euro grazie alla cessione di Shevchenko. Da lì in poi è stato un passivo continuo che in cinque stagioni ha toccato la cifra-monstre di 236,7 milioni di euro. Buchi ripianati da Fininvest compreso l'ultimo (- 67,3 milioni al 31 dicembre 2011) in un periodo di crisi che ha colpito anche le attività del gruppo. Nello stesso arco di tempo il Milano ha vinto una Champions (2007) con relative Supercoppa Europea e Mondiale per Club e un campionato (2011).

Ora l'austerity estiva ha invertito la rotta col prezzo di un ridimensionamento tecnico che sta causando, però, danni di immagine devastanti per squadra e club come dimostra il crollo degli abbonamenti e la fuga da San Siro: 33.019 la media spettatori nelle prime tre giornate. Il rischio è che una mancata qualificazione alla prossima Champions League vanifichi parte degli sforzi, anche se l'abbattimento del monte ingaggi da 150 a 100 milioni di euro è un intervento strutturale destinato a far sentire i suoi effetti a lungo.

La scena di Galliani mandato a Londra a chiudere con il Psg la cessione di Pato con acquisto di Tevez e poi richiamato in Italia all'ultimo istante a distanza di mesi continua a lasciare perplessi. Allora fu decisivo l'intervento di Barbara Berlusconi, sempre più centrale negli affari del Milan come ha dimostrato anche la prima fase della trattativa per la vendita di Ibrahimovic e Thiago Silva.

La presenza di Barbara limita Galliani? "Sono sicuro che troveranno il modo per andare d'accordo" ha detto Silvio Berlusconi a fine luglio nell'intervista-fiume a Milan Channel in cui ha delineato il futuro del nuovo Milan dopo gli addii dolorosi. In quella stessa sede ha spiegato di voler costruire un "modello-Barca valorizzando i giovani" e di voler lasciare "porte aperte a chi volesse dare una mano". Un invito a nuovi soci finora caduto nel vuoto. Niente Ferrero, niente Gazprom, niente sceicchi. E allora si torna a parlare di rifondazione. Ma prima di pensionare Galliani meglio usare la massima prudenza.

Poco fa è intervenuto direttamente proprio Silvio Berlusconi, con una nota: "Sono apparsi oggi su alcuni organi di stampa articoli relativi alla  società Ac Milan e ai suoi assetti. Si tratta di voci, chiamiamole così,  destituite di ogni fondamento. Colgo anzi l'occasione  - ha aggiunto Berlusconi - per ribadire la mia totale fiducia in Adriano  Galliani, uno dei massimi manager calcistici a livello mondiale a cui mi  lega un'amicizia trentennale e un'incondizionata stima professionale»

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Giovanni Capuano