Berardi umilia il piccolo Diavolo e la lunga vigilia del derby di Roma
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Berardi umilia il piccolo Diavolo e la lunga vigilia del derby di Roma

Il Milan cade ancora (con polemica), Garcia si rialza e ora si gioca tutto mentre il Cagliari torna in serie B dopo undici stagioni

La domenica del campionato post impresa della Juventus a Madrid regala alcune conferme (non tutte belle): intanto la fatica mostruosa con cui la Roma resta attaccata a se stessa, rischiando di cadere prima del successo sull'Udinese che la consegna al derby con la Lazio partendo dalla seconda posizione. Poi l'ineluttabile fragilità del Milan, cui basta un soffio per andare giù contro qualunque avversario e, infine, il talento di Domenico Berardi, classe 1994, che ha nei rossoneri il bersaglio preferito: tripletta dopo il poker costato la panchina ad Allegri nel gennaio 2014. Limitarsi a definirlo l'anti-Diavolo, però, rischia di far perdere di vista le enormi potenzialità di un attaccante che, quando non perde la testa e si butta via, è micidiale e continuo. In due stagioni di serie A ha messo a segno già 30 reti che sono un bottino incredibile considerato anche il ruolo di seconda punta. La Juventus lo riscatterà lasciandolo quasi certamente ancora un po' in Emilia a completare la sua maturazione, ma il futuro è suo ed è una buona notizia per tutto il calcio italiano. Il talento c'è anche da noi e si può costruire qualcosa senza dover necessariamente rincorrere il colpo esotico.

Juve, ricchezza infinita. E se vince anche per caso...

La Juventus ha davanti a sè un periodo di dominio incontrastato sul campionato italiano. Non è solo il divario tecnico che c'è oggi e che è certificato da uno scudetto conquistato con larghissimo anticipo senza nemmeno bisogno di fare nulla di eccezionale. No, a proiettare oltre i bianconeri sono le potenzialità economiche irraggiungibili per le avversarie e la capacità di programmare; negli anni scorsi Marotta ha fatto incetta dei migliori giovani in giro per l'Italia e i risultati si stanno vedendo adesso. Berardi è l'esempio più scintillante di cosa possa regalare questa politica, ma non l'unico. Gli uomini mercato della Juve sono i più invidiati per la prossima estate: comunque scelgano di muoversi avranno a disposizione un badget notevole, in gran parte frutto dell'autofinanziamento. Sul campo la lunga attesa della finale di Berlino è appena cominciata e ha portato in dote una vittoria casuale a San Siro come accade solo a chi sta bene di testa, gambe e autostima. Se basta la Juve 2 per battere un'Inter cui il successo serviva a tutti i costi vuole dire che per i bianconeri nulla è impossibile. Oggi.

Mancini tra sogni e realtà

Rapido aggiornamento delle vicende Inter dopo la delusione (ennesima) dell'insuccesso contro la Juventus. Mancini e Thohir si sono visti per un'oretta cercando di pianificare il futuro che potrebbe ancora essere in Europa League considerato che la Sampdoria, giunta alla quarta sconfitta nelle ultime 8 giornate) proprio non e vuole sapere di mettere in cassaforte la sua posizione. In ogni caso il Mancio va avanti per la sua strada, vuole almeno un grande campione e pensa che Yaya Tourè sia l'ideale per far fare il salto di qualità a tutti in termini di personalità, che è quello che serve a un gruppo capace di suicidarsi con incredibile regolarità nelle partite che contano. Gli errori di Medel, Vidic e Handanovic contro la Juve 2 di Allegri sono la fotografia della stagione nerazzurra, quella del vorrei ma non posso. Alla fine Mancini ha detto di ritenersi non lontano dai bianconeri, ma i 132 punti di distacco delle ultime quattro stagioni (356 contro 224) raccontano una realtà diversa e molto più amara. E difficilmente i numeri mentono.

Il piccolo Diavolo e l'agonia che piace solo a Inzaghi

Intanto il Milan contro il Sassuolo ha incassato il quarto ko nelle ultime cinque giornate vanificando la vittoria contro la Roma e riprecipitando la squadra di Inzaghi negli antichi orrori. D'accordo, ci sono stati gli errori di Guida e dei suoi assistenti (ma non solo contro il Milan a essere onesti), che hanno condizionato non poco l'andamento della sfida contro il Sassuolo, però vedere Pippo aggrappato alla questione arbitrale per rifiutarsi anche solo di analizzare la partita ha fatto male. Al netto dei torti e dei favori, resta l'impressione di un Diavolo troppo lontano dai suoi standard per essere vero. La rosa ha grandissimi limiti, ma anche una guida tecnica non all'altezza. Inzaghi dice "vorrei che la stagione non finisse mai" ed è l'unico a pensarla così, visto che i suoi hanno staccato la testa dopo il derby una volta capito che la corsa all'Europa League era preclusa. Poi ci sono le questioni societarie per interpretare le quali serve un navigatore satellitare: vende, non vende, maggioranza, cinesi, thailandesi... Ogni giorno porta una verità diversa e allontana la soluzione finale. La prossima estate sarà quasi certamente la stessa società di adesso a dover progettare la rifondazione. Se sia o no una buona notizia lo dirà il tempo.

Frosinone e Carpi: la carica dei 206mila

Non si può non celebrare la festa del Frosinone che, dopo il Carpi, è approdato alla serie A facendo il doppio balzo e mettendo a tacere Lotito che nell'incauta telefonata di pieno inverno si augurava che a salire nella massima serie non fossero le piccole realtà di provincia. Senza tornare su quelle vicende, che peraltro hanno stimolato gli stesi protagonisti per loro ammissione, il Frosinone ha raggiunto l'obiettivo perché è una squadra che gioca bene al calcio, organizzata e umile al punto giusto. Ha anche approfittato della crisi delle grandi della B, Bologna innanzitutto, in una stagione di tante occasioni mancate. La prossima A sarà la più provinciale di tutte: Chievo, Carpi, Sassuolo, Empoli e Frosinone insieme fanno 206.680 abitanti. Diciamo quanto un paio di quartieri di Milano. Preoccupa di più, però, la qaestione degli impianti perché il Cabassi (4.164) e il Matusa (9.680) sono abbondantemente al di sotto degli standard minimi richiesti dalla Lega. Si parla di chiedere deroghe e di trasferimenti in altra sede; sia l'una che l'altra soluzioni di ripiego.

Ciao Cagliari e il peccato del Genoa

Il Cagliari non è riuscito nell'impresa di raddrizzare in fondo la sua stagione orribile. Se ne va in serie B con 180 minuti d'anticipo raggiungendo Parma e Cesena e chiudendo i giochi in zona retrocessione. Eppure l'Atalanta ha fatto di tutto per tenere vivi i sardi, facendosi umiliare dal Genoa in casa e ottendendo la salvezza per grazia ricevuta. Reja sarà confermato, però i bergamaschi hanno bisogno di un profondo restyling in vista dell'anno prossimo perché rischiano tantissimo e hanno perso la caratteristica che ha sempre reso il loro stadio un fortino difficile da espugnare. Quanto al Genoa, la vicenda della mancata concessione della licenza Uefa è una punzione ingiusta per Gasperini e i giocatori; loro meritano l'Europa che non arriverà e Preziosi ha spiegato bene il perché. La società ha attraversato un periodo durissimo, come da voci circolanti da tempo si sapeva. Adesso pare essersi rimessa in piedi, ma meglio essere trasparenti e onesti che raccontare ai quattro venti di essere vittime di un complotto.

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Giovanni Capuano