Giro - 2a tappa: unica insidia, il vento d'Irlanda
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Giro - 2a tappa: unica insidia, il vento d'Irlanda

219 km da Belfast a Belfast con il solo meteo come variabile. Nella data che nel 1931 vide per la prima volta quella maglia rosa indossata oggi dal canadese Tuft

Dopo Danimarca 2012, sin qui nord estremo, il Giro d’Italia frequenta le sue latitudini più ardite, piovose e ventose, in uno scenario impareggiabile, verde trifoglio, non a caso emblema della fascinosa Irlanda.

Le variabili meteo, pur da contemplare, in particolare la possibilità di "ventagli" in grado di rompere il plotone - chi non vive il Nord Europa poco frequenta queste insidie tecniche - sono l’unica incertezza per domani. Il 10 maggio prefigura infatti una tappa dall’esito scontato: i 219 chilometri da Belfast a Belfast valgono uno sprint "a ranghi compatti". Annotate due uniche, finte difficoltà: il menu di giornata prevede solo due strappi di quarta categoria, poco più che "zampellotti" o "salitozze", come sono chiamate nel Nord e in Centro Italia queste pendenze che non danno pensieri.

Decidete voi l’ordine d’arrivo che preferite, in assenza di Cavendish che semplificherebbe il pronostico: nomi buoni quelli di Marcel Kittel, Tyler Farrar e Nacer Bouhanni tra gli stranieri; di Elia Viviani, Diego Ulissi, Roberto Ferrari tra i nostri, senza dimenticare Alessandro Petacchi, 40 anni già fatti, che insegue domani il suo ventitreesimo sigillo. Era già a quota 27 vittorie di tappa, ma le cinque del 2007 gliele ha tolte la frequentazione assidua del Ventolin, l’antiasmatico che fa pensare male.

La maglia rosa potrebbe non cambiare padrone, rimanendo ancora per un giorno all'ancora incredulo canadese Tuft, visti gli abbuoni quest’anno dimezzati: chi vince la tappa ha diritto a 10”, il secondo a 6”, il terzo a 4”. Non spostano gran che, a meno di classifica serratissima, per la quale potrebbero entrare in gioco anche gli abbuoni legati ai due traguardi volanti di ogni tappa (3”, 2” e 1”). Se il ciclismo diventa affare per ragionieri, ce ne faremo una ragione, mentre continuiamo ad amare i distacchi ampi, frutto di imprese.

Il 10 maggio è poi data utile in funzione del 1931, quando al termine della tappa inaugurale, la Milano-Mantova, Learco Guerra dopo un'arrembante volata fu vestito di rosa, maglia che da quel momento è divenuta simbolo, massimo onore per chi guida la classifica. La propose Armando Cougnet, patron del Giro, dodici anni dopo che il Tour de France si era dato quella gialla, più appariscente e mascolina della rosa, che non a caso il fascismo bollò come "femminea". Una scusa utile per il regime che non amava il ciclismo e il Giro, antistorici in un tempo per definizione futurista.

Ordine d'arrivo della prima tappa: 1. Orica 24'42" (media: 52,713 km/h) 2. Omega Pharma a 05" 3. BMC 07" 4. Tinkoff 23" 5. Sky 35" 6. Astana 38" 7. Cannondale 53" 8. Movistar 55" 9. Giant 56" 10. AG2R La Mondiale 58" 11. Trek 1'00 12. Neri Sottoli 1'01 13. Belkin 1'01 14. Bardiani 1'07 15. Androni 1'14 16. FDJ.fr 1'18 17. Lampre 1'20 18. Colombia 1'23 19. Katusha 1'33 20. Lotto 1'34 21. Europcar 1'48 22. Garmin 3'26.

Classifica generale: 1. Svein Tuft (Can) in 24' 42" 2. Luke Durbridge (Aus) s.t. 3. Pieter Weening (Ola) s.t. 4. Cameron Meyer (Aus) s.t. 5. Michael Matthews (Aus) s.t. 6. Ivan Santaromita (Ita) s.t. 7. Pieter Serry (Bel) a 05" 8. Gianluca Brambilla (Ita) s.t. 9. Rigoberto Uran Uran (Col) s.t. 10. Serge Pauwels (Bel) s.t.

Sergio Meda, autore di questo articolo, è direttore del sito Sportivamentemag  (magazine on line che tutela lo sport e le sue regole) ed è stato la figura di riferimento dell'Ufficio stampa del Giro d'Italia dal 1995 al 2009.

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