Che noia la scuola tedesca (di calcio)
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Che noia la scuola tedesca (di calcio)

Non è tutto oro quello che luccia a Monaco e Dortmund, meglio discutere sul crollo delle spagnole

Germania-Spagna 8-1. Non scherziamo. Va bene tutto, pure le strane congiunzioni astrali. Ma che Barcellona e Real Madrid si rammolliscano fino a questo punto, fino al punto da mandarci al cinema la sera delle gare di ritorno, fa una certa rabbia.

Non sono fatti nostri, sia chiaro. Nemmeno di striscio perché nel calcio non valgono i sillogismi: la Juventus ha perso con il Bayern che ha massacrato il Barca, dunque la cima dell’Europa non è poi così lontana dalla banda di Antonio Conte. Non funziona così. E nemmeno c’entra la rivalità sportivo-politico-economica che ci fa guardare un filo di traverso quelli che stanno dall’altra parte delle Alpi. Il fatto è che leggere le pagine sportive dei giornali in questi giorni è divertente come due ore di matematica alle 8 del mattino.

Tutti ti portano a scuola. Ma quanto sono bravi, ma quanto corrono, ma quanto sono ricchi e virtuosi questi tedeschi. E basta! Facciamo timidamente notare che un anno fa il Bayern ha perso la finale in casa con il Chelsea di Di Matteo che oggi si fa dei gran giri al mercato di Londra ogni mattina. E che il Borussia Dortmund al novantesimo dei quarti di finale con il Malaga era fuori di brutto. Si è qualificato nel recupero caro a Cesarini, peraltro con un gol altamente irregolare di Santana, difensore centrale, appena prima dei fischi dell’arbitro. E il Malaga non è esattamente una squadra che se la passa bene, essendo finito in mano agli unici sceicchi morosi del mondo. Tanto che l’Uefa ha deciso sforbiciarlo fuori dalle Coppe: se anche si qualificasse per l’Europa League come recita la classifica del momento, non potrebbe partecipare. Perché i giocatori sono fuori dalla porta degli uffici a bussare per lo stipendio. Ma non risponde nessuno.

Tornando ai tedeschi che ci portano a scuola. Certo, hanno gli stadi belli, nuovi e sempre pieni; una eccellente generazione di giovani giocatori meltin pot che uniscono all’atletismo la capacità di giocare a calcio. Hanno anche le loro grane, come quelle accuse pesantissime di evasione fiscale al presidente del Bayern, Uli Hoeness, che ha portato i soldi in Svizzera e a fine marzo ha dovuto pagare una cauzione di cinque milioni di euro, altrimenti finiva in gattabuia. C’è anche chi sospetta che i rossi di Baviera, roccaforte della Cdu di Angela Merkel, abbiano annunciato lo “scippo” di Goetze, stellina del Dortmund la mattina della semifinale con il Barcellona, per mettere in scacco il Borussia, squadra dei socialdemocratici.

Insomma, intrighi degni della miglior tradizione italiana. Certo, rimangono i risultati che ci spediscono a una finale tutta tedesca che non abbiamo nessuna voglia di vedere. A Londra poi, in casa di altri che con la Germania hanno avuto in passato qualche conto in sospeso e che vedono i tedeschi come fumo dentro agli occhi. Sono rivincite anche queste.

Se poi il Bayern alza la Coppa per le orecchie, non si potrebbe nemmeno urlare al miracolo, dato che è una squadra che spende da anni un sacco di quattrini e che ha appena ricoperto d’oro l’allenatore più ambito del mondo. Discorso diverso sarebbe per il Borussia che è andato a pescare nell’antico feudo polacco, sborsando pochi denari e mettendosi nelle mani di un tecnico con la faccia da attore e la grinta da prussiano che fa correre e giocare i suoi come un commando di militari. Bravi, bravissimi, per carità.

Ma la Caporetto di Messi e Mourinho è un tema decisamente più divertente. Come un’ora di calcetto nella palestra della scuola, che è sempre meglio della matematica. Ne riparleremo.

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Carlo Genta