Roma, che follia: perde col Bate (e compromette la Champions)
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Roma, che follia: perde col Bate (e compromette la Champions)

Sotto 0-3 in 30 minuti, sfiora l'impresa a Minsk. Garcia torna sotto processo e solo la rimonta del Barcellona col Bayer la tiene viva

La Roma si getta via in una notte folle, perde contro il Bate Borisov che mai aveva superato un’italiana nelle coppe (4 sconfitte e 4 pareggi), sperpera il piccolo vantaggio accumulato fermando il Barcellona e solo la rimonta dei blaugrana al Camp Nou contro il Bayer Leverkusen evita di poter considerare finito il cammino nel girone europeo.

Adesso la qualificazione agli ottavi di finale è un cammino in salita e il doppio confronto con i tedeschi diventa una gara ad eliminazione diretta senza margine d’errore. Un disastro imprevedibile nella forma e nella sostanza. Altro che continuità e crisi finita con il pokerissimo rifilato al Carpi: i problemi sono ancora tutti lì e la strada per risolversi è quanto mai in salita.

Florenzi, che peccato

Certo, se il destro a giro di Florenzi si fosse abbassato qualche centimetro prima di incocciare la traversa (minuto 83) l’inerzia della partita avrebbe potuto disegnare la rimonta perfetta. Forse la Roma l’avrebbe anche meritata per come ha affrontato la ripresa, con foga e coraggio completamente mancati all’inizio quando i giallorossi, in tenuta grigia quasi premonitrice dell’andamento della partita, sono stati surclassati in ogni zona del campo dagli avversari.

Primo tempo regalato e gli errori di Szczesny

I primi 45 minuti di Minsk sono stati un manifesto dell’orrore. Tra gol subiti in mezz’ora e due regalati a un avversario che si è esaltato nutrendosi della fragilità dei giallorossi. Disastroso Szczesny, recuperato in extremis e, forse, non ancora pronto per una partita di Champions: il tuffo goffo sul tiro cross di Mladenovic per il 2-0 e la mano ritirata sul sinistro dello stesso centrocampista (3-0) lo condannano e hanno condizionato la partita della Roma, trasformatasi in fretta in una rincorsa impossibile.

Garcia, errori ed alibi

Anche Garcia, però, ci ha messo del suo perché sarebbe troppo semplice scaricare le colpe sugli errori individuali. C’era l’alibi delle moltissime assenze, ma la scelta di un 4-3-3 offensivo lasciando quasi senza protezione le fasce è tutta del francese e non ha pagato. A destra Florenzi è stato messo in mezzo dalla catena mancina del Bate e non è un caso che i gol siano arrivati tutti da lì: senza filtro il compito dei bielorussi è stato semplice, come infilare una lama nel burro.

L’ingresso di Iago Falque e Torosidis per Vainqueur e Iturbe ha riequilibrato l’assetto della squadra: Gervinho ha trovato la strada della porta, Salah è stato impreciso, Torosidis ha rimesso il Bate a tiro di un gol e Florenzi sfiorato il pareggio mentre i bielorussi ondeggiavano come scossi dal vento. Nulla da fare e alla Roma è rimasta solo la reazione di nervi e poco più in un assalto finale in cui Garcia ha raschiato dal barile della panchina tutto, compreso il giovane Soleri. 

Passo indietro e si riapre il processo

Un passo indietro deciso e che riapre tutti gli interrogativi su Garcia e la gestione della squadra. La colpa non è solo sua. Andare a Minsk con una rosa ridotta all’osso è il prodotto di sfortuna (infortuni), sanzioni Uefa ed errori di programmazione sul mercato. Un concorso di responsabilità che non rende meno rovente il dibattito intorno alla panchina del francese che lontano dall’Olimpico è riuscito a vincere solo a Frosinone, peraltro faticando più del dovuto. La Roma continua a non essere brillante e a giocare con discontinuità anche all'interno della stessa partita.

Le scelte di Garcia saranno discusse in maniera approfondita e di certo non lo rendono più forte nella dialettica interna al club, dove Pallotta è descritto da mesi abbastanza distaccato rispetto all'allenatore che a Minsk festeggiava la panchina numero 100 con la Roma. L'ha fatto nel peggiore del modi e ora il passaggio del turno passa attraverso una vera e propria impresa.

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Giovanni Capuano