Nba: da Pippen a Baker, quante star sono finite in bancarotta
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Nba: da Pippen a Baker, quante star sono finite in bancarotta

Oggi l'ex stella dei Sonics, che lavora da Starbucks, ma tanti altri giocatori della lega sono finiti sul lastrico prima di lui

Dai parquet Nba alle caffetterie Starbucks. Un ottimo lavoro, ci mancherebbe, per gran parte di noi comuni mortali; non per uno, come l’ex stella Nba Vin Baker, che nella sua carriera ha guadagnato oltre 100 milioni di dollari, dilapidati in alcol e in una “doppia vita” fatta di di vizi e spese folli, che lo accomuna a quella di tanti suoi ex colleghi finiti sul lastrico dopo aver sperperato i loro quattrini nei modi più impensabili.

L’esempio più lampante è quello di Antoine Walker, 110 milioni di dollari guadagnati in carriera (solo di stipendi), finito in rosso dopo aver mantenuto per anni una “famiglia”, o presunta tale, di 30 persone ed essersi divorato il resto dei soldi al tavolo da gioco e in investimenti immobiliari fallimentari. 

Nel 2006 Charles Barkley perse 10 milioni di dollari proprio nel gioco d’azzardo, prima di riconoscere il suo problema e reinventarsi commentatore tv per TNT. Poca cosa a al cospetto dei 110 milioni sperperati dal 6 volte campione Nba Scottie Pippen, che prima di perdere tutto – colpa anche di investimenti totalmente sbagliati – era riuscito a spendere 5 milioni di dollari per un jet privato difettoso mai staccatosi da terra.

In bancarotta non ci finiscono però solo le superstar della lega. La totale mancanza di “educazione all’economia” contagia anche chi, come l’ex Bulls Jason Caffey, con "soli" 35 milioni di dollari guadagnati pensava di riuscire a soddisfare le esigenze (più o meno legittime) di 10 figli avuti da 8 donne differenti.  Lo stesso problema lo ha avuto anche Kenny Anderson – 14 stagioni Nba per 64 milioni di guadagni – che ha rischiato di finire in bancarotta proprio a causa dei suoi sette figli – nel suo caso le donne sono “solo” cinque.. – che per anni gli sono costati oltre 40 mila dollari al mese.

I casi più eclatanti restano però quelli di Latrell Sprewell e Allen Iverson. Del primo si sa solo che dei 96 milioni guadagnati in carriera non era rimasto niente, nemmeno il necessario per pagare necessarie per coprire le spese della sua casa di Milwaukee (295 mila dollari), poi pignorata, e per mantenere il suo mega yacht da 1,5 milioni, venduto alla metà del prezzo. E pensare che Sprewell, dopo il famoso episodio della rissa con il coach P.J. Carlesimo, aveva rifiutato un’estensione di contratto da 21 milioni con i T-Wolves perché considerati “troppo pochi per sfamare una famiglia intera”.

Si dice invece che siano più di 50 i “fratelli” che l’ex Mvp Iverson avrebbe sfamato nella sua carriera, facendo scomparire quasi completamente i 200 milioni di guadagni frutto di 15 anni di carriera Nba. Parenti serpenti, verrebbe da dire.

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Teobaldo Semoli