Le finali Nba e le partite senza storia
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Le finali Nba e le partite senza storia

Nei playoff già 24 partite, comprese gara-2 e gara-3 tra Warriors e Cavaliers, sono finite con più di 20 punti di scarto. E l'appeal latita

‘Strenght in Numbers’ è il motto dei tifosi di Golden State. Forse però per i Warriors, e in generale per le 16 squadre Nba che hanno preso parte alla postseason di quest'anno, il giusto slogan dovrebbe essere blowout’quello che Oltreceano identifica le partite finite con più di 20 punti di scarto. Ce ne sono già state 24 nei playoff 2016, comprese gara 2 e gara 3 delle finali tra Golden State e Cleveland le quali, seppur protagoniste di una serie ancora in bilico – 2-1 per Warriors dopo la vittoria dei Cavs a Cleveland –, in campo si sono osservate da lontano con scarti così ampi da non permettere ai protagonisti di mettere in atto giocate, in momenti chiave, tali da rimanere impresse nella memoria.

Non che manchi in assoluto lo spettacolo, ci mancherebbe, ma la storia dei playoff l'Nba ci aveva da sempre abituato ai 'grandi momenti' – la lega raccoglie gli highlights indimenticabili proprio in una playlist dal titolo ‘Greatest Moments’ -: la palla rubata di Bird su rimessa di Isiah Thomas negli utlimi secondo di gara 5 nella serie finale del 1987; il tiro dalla lunetta di Jordan, dopo aver rubato palla a Malone, nella gara 6 della finale 1998 contro Utah. Prodezze e giocate viste poco o niente in questi playoff e inesistenti, finora, nelle Finals. Colpa, forse, anche della rivoluzione in corso nel gioco: si tira tanto e sempre di più da lontano, rendendo difficili gli aggiustamenti delle difese. Se i tiri entrano – più facile che accada in casa dove pubblico e riferimenti favoriscono i tiratori – vinci di tanto; in caso contrario perdi di altrettanto, di 20 punti o poco meno.

14.2 è stata la media di scarto sugli avversari, la più alta nella storia della lega, delle squadre vincenti nelle serie playoff 2016 fino a prima dell'inizio delle Finals. Fatto curioso: scarti simili (12.6 di media) si erano visti nella postseason Nba solo nella stagione ’95-’96 – sì, quella dei Bulls ormai ex detentori del record di vittorie in regular season -. Un caso? Probabilmente sì. In quelle serie infatti lo strapotere dei Bulls era tale da creare un solco netto con gli avversari.

Oggi invece capita che la stessa squadra (Golden State) vinca con 33 punti di scarto gara 2 e perda di 30 gara 3. La risposta sta tutta nella percentuali di tiro: in gara 2 i Warriors hanno tirato tanto e bene da tre punti (15 su 33 per un 45,5%), mentre i Cavs hanno tirato con il 21,7%. In gara tre è successo esattamente il contrario: Cleveland è stata praticamente infallibile da oltre l'arco (48%) e Golden State è andata in picchiata fino al 27,3% (sugli stessi tentativi, 33, della partita precedente). Può sembrare (e forse lo è) troppo facile ridurre tutto a una questione di percentuali ma la tentazione è grande, e comunque il risultato è che nel mezzo di serie per nulla scontate - probabile che queste finali arrivino almeno a gara 6 - rischiamo di doverci sorbire, con un pizzico di nostalgia, una serie di  ‘blowout’ e di partite decise già a metà tempo, o se va bene a fine terzo quarto. De gustibus…

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Teobaldo Semoli