Coppa Italia a Sassari. L'analisi di Pianigiani
Savino Paolella / dailybasket.it
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Coppa Italia a Sassari. L'analisi di Pianigiani

Il coach della Nazionale commenta la Final Eight di Milano, che ha visto lo storico successo del Banco di Sardegna proprio sulla "sua" Siena

Forse colpita dalla mole di quel gentile signore che le ha appena chiesto una birra, l'addetta ai rinfreschi in sala-stampa non la versa nel solito bicchierino di plastica ma gli porge la bottiglietta. Mossa azzeccata, perché quel signore ha tutto il diritto di brindare: Meo Sacchetti ha infatti appena condotto Sassari alla conquista della Coppa Italia 2014 di basket, iscrivendo per sempre il nome della Dinamo negli annali della Final Eight a interrompere la cinquina consecutiva della sconfitta Siena.

Se Caleb Green con 18 punti ha chiuso da top-scorer contro la Montepaschi un torneo da incorniciare, se Drake Diener è stato nei quarti il "killer" della strafavorita EA7 Milano e suo cugino Travis Diener (eletto Mvp della manifestazione) ha trascinato i sardi al successo prima nella semifinale e poi nella finale (17 punti, 4 assist), la firma sullo storico successo è infatti soprattutto di coach Sacchetti. Un allenatore paziente, che stagione dopo stagione ha assemblato questa squadra pezzo per pezzo in nome di un basket offensivamente garibaldino, riuscendo però poi a estrarre dai suoi uomini anche un'inattesa attitudine difensiva, come dimostrano i 28 punti concessi ai campioni d'Italia nei primi due quarti della partita decisiva.

A fare i complimenti a Sacchetti è anche Simone Pianigiani, coach della nostra Nazionale dopo tanti trionfi proprio con Siena, che commenta così la Final Eight al Forum di Assago: "Come sempre in quest'occasione si è vista una pallacanestro con partite equilibrate, non scontate e mai banali, con scarti minimi e risultati aperti sino alla fine. La Coppa Italia è una manifestazione atipica, che esula da tutte le altre, con tante tifoserie insieme e con tutti gli addetti ai lavori a bordo campo ad aumentare la tensione, in cui spesso accadono sorprese".

Al proposito, come ha letto la clamorosa eliminazione della Milano del suo amico ed ex assistente Luca Banchi?
"Non come clamorosa, appunto. L'ho vissuto sulla mia pelle e lo ribadisco: in queste partite tutte le squadre hanno il 50% di possibilità di vittoria e si perde per un'inezia, perché sono quasi sempre match punto a punto fino alla sirena. Niente di inusuale, quindi, anche se è ovvio che le sconfitte bruciano sempre".

Malgrado la sconfitta in finale, Siena è invece riuscita a essere ancora protagonista in una manifestazione che la vedeva eccezionalmente nei panni dell'outsider...
"Come gruppo Siena è molto collaudata a formule come questa, con partite ravvicinate e ogni volta decisive: fattore questo che è risultato vincente nei quarti e in semifinale. Ma lo stesso va detto di Sassari: è un paio d'anni che la squadra di Sacchetti è entrata a sua volta in quest'ottica, con giocatori che hanno fatto esperienza nelle partite che contano e che oggi sono quindi in grado di decidere un match quando la palla scotta".

Cosa ci dice invece degli italiani visti in questa Final Eight?
"Che sono stato particolarmente contento di aver visto i due lunghi di Reggio Emilia, Giovanni Pini e Riccardo Cervi, mostrare in campo tutta quella determinazione. Nelle ultime due estati hanno sempre avuto problemi fisici, ma sono due elementi davvero interessanti per il giro della Nazionale".

Sempre con Reggio Emilia, specie nella vittoria su Cantù, è stato protagonista anche Federico Mussini, classe '96: la sua valutazione?
"Federico ha talento e faccia tosta, ma l'imperativo è lasciarlo crescere con serenità e vedendo come le sue doti riusciranno ad adeguarsi alla fisicità di questi livelli di gioco. In ogni caso, è nel posto giusto per continuare a maturare".
Impossibile non chiederle di Ferdinando Minucci, con cui a Siena ha condiviso così tanti successi, come nuovo presidente della Legabasket e scontato ovviamente il suo giudizio positivo...
"Minucci è motivatissimo, come è sempre stato in tutte le avventure manageriali della sua carriera sportiva. Proprio come il presidente della Fip Petrucci, conosce tutto di questo mondo e può essere solo un fattore estremamente positivo per il nostro movimento".

Come coach della Nazionale, cosa si aspetta in particolare da questo nuovo corso ai vertici della Legabasket?
"Mi auguro di avere sempre più spazio e possibilità per la Nazionale, in particolare di poter avere raduni come quelli che stiamo facendo da gennaio, in cui sono convocati i giocatori dei club che non hanno le Coppe. Si tratta di due giorni una volta al mese, che se fatti con continuità credo possano contribuire a far crescere i nostri talenti più interessanti e farli sentire sempre più parte del nostro Club Italia".

Si ringrazia per le immagini il sito dailybasket.it.

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Paolo Corio