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Basket: l'Eurolega dell'EA7 Milano secondo coach Dan Peterson

Dove può arrivare l'Olimpia? Risponde, con qualche dritta, l'allenatore che nel 1987 ha saputo portarla sul tetto d'Europa

Contro il Maccabi Tel Aviv, al Forum, per un solo canestro di differenza (99-97) l'EA7 Milano ha iniziato al meglio settimana scorsa la lunga stagione di Eurolega che la vede questa sera impegnata sul difficile parquet del Darussafaka Istanbul (ore 20.45, diretta Sky-Fox Sports). Contro il Maccabi Tel Aviv, nel palazzetto di Losanna, per un solo canestro di differenza (71-69) coach Dan Peterson nel 1987 è entrato definitivamente nella storia del basket milanese, portando l'Olimpia a vincere la Coppa dei Campioni. E le sue osservazioni, più qualche consiglio, sono ancora assai utili per un'Armani che voglia tornare a essere davvero protagonista in Europa...

Coach, a suo giudizio questa EA7 Milano è pronta a fare il salto di qualità?
"La scorsa stagione è stata a due facce: a livello nazionale le importanti vittorie in Campionato e Coppa Italia, a livello internazionale la delusione di essere subito eliminati in Eurolega e poi ai quarti in EuroCup. Il club e coach Repesa hanno così subito pensato che questa dovesse essere la stagione del salto di qualità a livello internazionale, lavorando sul mercato in tal senso: l'arrivo di un centro come Raduljica e la presenza di quattro play nel roster hanno sicuramente creato l'asse giusto".

Per poter arrivare dove?
"Credo che l'EA7 debba puntare a ben figurare nella regular-season, la cui nuova formula peraltro non condivido del tutto, per entrare nei playoff. Per la vittoria finale ci sono squadre come il Cska, il Fenerbahce, il Barcellona e il Real Madrid decisamente più ricche e attrezzate, ma per l'Olimpia figurare alla fine tra le migliori 8 d'Europa significherebbe fare quell'importante salto di qualità di cui parlavamo prima".

Il tutto con l'obbligo di rispettare i pronostici e confermarsi anche in Italia: c'è il rischio che una cosa danneggi l'altra?
"Era una domanda che mi facevano anche quando allenavo quella grande Olimpia e ho sempre risposto che l'idea del doppio impegno è una cosa dei tifosi (incluso il famoso 'se potessi scegliere...'), ma non riguarda staff tecnico e giocatori, per i quali ogni partita è sempre da vincere. Il nocciolo sta invece nel gestire le energie e in questo senso non credo che il turn-over tanto in uso ad esempio nel calcio sia una scelta efficace".

Quale invece la scelta giusta?
"Gestire l'impegno dei giocatori continuando però a usarli: nel calcio, non tenerli in tribuna ma fargli giocare magari un solo tempo; nel basket, aumentare le rotazioni per ridurre il minutaggio dei singoli continuando però ad avere l'apporto di tutti i migliori. Soprattutto è importante che il coach, conoscendo i suoi uomini, sappia leggere la soglia della stanchezza e chiamare il cambio al momento giusto: perché è quando sei in debito di energia che si alza il rischio di andare incontro a un infortunio. In questo senso, credo che coach Repesa ha tutta l'esperienza per sfruttare al meglio il roster a sua disposizione".

Che qualità della sua Tracer campione d'Europa regalerebbe a questa EA7 per arrivare il più in alto possibile in Eurolega?
"Il nostro segreto è stato essere una squadra unita. I tempi sono cambiati, oggi magari non si va più sempre tutti allo stesso ristorante e non si passa più così tanto tempo insieme anche fuori dal campo come accadeva allora tra i miei giocatori, ma essere una vera squadra continua a fare la differenza. Noi abbiamo vinto tante partite difficili solo per questo: per l'attaccamento che uno aveva verso l'altro, oltre che nei confronti della maglia e dei tifosi".

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Paolo Corio